La televisione svizzera per l’Italia

Niente più radio FM entro cinque anni in Svizzera

Vecchio apparecchio radiofonico ritratto all interno di un negozio di antiquariato
© Keystone / Peter Klaunzer

Entro il 2024, le radio svizzere trasmetteranno soltanto in digitale, ovvero in DAB+ e via Internet. Una transizione che, se completata come previsto, farà della Svizzera il secondo Paese al mondo a spegnere la rete OUC (onde ultracorte con tecnica di trasmissione FM). L'avvento del DAB+, intanto, ha cambiato le abitudini di fruizione e dato anche a piccole emittenti comunitarie l'opportunità di trasmettere in antenna.

In Svizzera, la radio digitale esiste ormai da vent’anni. La radiotelevisione di servizio pubblico SSR, incaricata dal Consiglio federale, mise in funzione la prima piattaforma DAB il 20 novembre del 1999, ricorda il direttore Operazioni SSRCollegamento esterno, Marco Derighetti. “In questi anni si è acquisita l’esperienza necessaria a definire l’attuale rete di distribuzione” e l’azienda ha avuto uno scambio costante con esperti a livello internazionale.

La tecnologia DABCollegamento esterno/DAB+ ha portato un suono certamente più nitido (la piacevolezza all’ascolto nel confronto con l’FM rimane però soggettiva), la possibilità di ricevere testi informativi e immagini, nonché un nuovo protocollo di trasmissione delle informazioni sul traffico ai navigatori (TPEGCollegamento esterno), più preciso e circa sette volte più veloce dell’attuale.

“In fatto di efficienza i vantaggi sono evidenti: riduzione del consumo energetico e delle radiazioni elettromagnetiche”.

La presenza di più canali su un’unica frequenza, che per l’utente si traduce in facilità di sintonizzazione, per le emittenti e per l’ambiente è un enorme cambiamento. “Uno studio dell’EBU Collegamento esternoha calcolato che a parità di copertura, i costi di distribuzione si riducono fino a un sesto”, spiega Derighetti. “Anche in fatto di efficienza i vantaggi sono evidenti: nell’insieme c’è una riduzione del consumo energetico e delle radiazioni elettromagnetiche”.

Buttata l’antenna oltre l’ostacolo?

A fine 2018, riporta uno studioCollegamento esterno commissionato all’istituto GfK dall’Ufficio federale delle comunicazioni UFCOMCollegamento esterno, erano stati venduti complessivamente in Svizzera poco meno di 4,2 milioni di apparecchi DAB. Non è un po’ poco, in un Paese con oltre 8 milioni di abitanti, per rinunciare all’FM?

“L’ascolto radiofonico avviene per oltre due terzi su radio digitali, e circa la metà di questo con radio DAB+”, risponde Marco Derighetti. “Solo il 18% delle persone ascolta ancora la radio esclusivamente in FM. La radio viene ascoltata sempre più tramite mezzi diversi dai ricevitori radio convenzionali, le cui vendite sono quindi in costante diminuzione”.

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“Inoltre, più del 90% dei nuovi apparecchi venduti ricevono il DAB+ e il 92% delle nuove automobili vendute in Svizzera hanno una radio DAB+ integrata di serie”.

Automobilisti stranieri al buio

A proposito di auto: se il nostro Paese sarà il più veloce dopo la Norvegia a lasciarsi alle spalle l’FM, sarà verosimilmente attraversato per anni da veicoli non ancora equipaggiati per il DAB+, i quali dal 2024 avranno il “buio” radiofonico.

Una preoccupazione simile è stata espressa dall’emittente ticinese Radio 3i. Le radio delle regioni di confine, teme il vicedirettore Sacha Dalcol, potrebbero rimetterci gli ascoltatori automobilisti che, non avendo ancora un ricevitore DAB+, ripiegherebbero sulle emittenti italiane che trasmettono ancora in FM.

“La questione si risolverà con il tempo. Secondo una recente normativaCollegamento esterno, tutti i nuovi veicoli dell’UE dovranno essere dotati di ricevitori digitali a partire dal 2021″, sottolinea Derighetti. “Alcuni paesi hanno anticipato questo termine. L’importanza dell’ascolto delle radio locali per questi utenti va inoltre relativizzato: pensiamo per esempio alla barriera linguistica con lo svizzero tedesco o alle nuove forme di fruizione digitali che permettono l’ascolto delle proprie radio anche oltre frontiera”.

L’Italia è tra i Paesi che hanno dato un impulso all’evoluzione digitale. Per leggeCollegamento esterno, dal 1° gennaio 2020 saranno in commercio solo apparecchi che “integrano almeno un’interfaccia che consenta all’utente di ricevere i servizi della radio digitale”. Per i produttori, l’obbligo di vendere ai distributori solo apparecchi idonei scatta già dal 1° giugno 2019.

Ha senso, nell’epoca di Internet?

Resta, appunto, una perplessità. Ha senso puntare sul DAB+, quando la copertura della rete di telefonia 3G/4G già consente un’ottima fruizione via Internet, e il 5G è alle porte?

“Il DAB+, a differenza dell’ascolto via IP, è una tecnologia di distribuzione terrestre a disposizione dei cittadini svizzeri senza costi di abbonamento per la connessione (free to air)”, fa notare il direttore Operazioni SSR. “È assolutamente indispensabile introdurre questa tecnologia” che, peraltro, non conosce problemi di sovraccarico della rete.

Pubbliche e private insieme

Il piano dettagliato per l’abbandono dell’FM è in elaborazione. Sarà concordato tra SSR, emittenti private e altre parti interessate, riunite dal 2013 nel gruppo di lavoro DigiMigCollegamento esterno. Il gruppo “mira ad annunciare le modalità della migrazione quest’estate, nell’ambito dello ‘Swiss Radio Day 2019’ [il 29 agosto] a Zurigo”, anticipa Marco Derighetti, che conferma il 2024 come termine ultimo.

A fine giugno, il cda della SRG SSR ha espresso l’intenzione di abbandonare le OUC nell’agosto del 2022. Le emittenti private sarebbero pronte a seguirla sei mesi più tardi.

Quattro scatoloni da trasloco con la scritta La radio si trasferisce su DAB+ in tedesco, francese, italiano e romancio
Elemento centrale del passaggio al DAB+ è la campagna informativa dell’UFCOM [immagine], supportata dai siti dabplus.ch e broadcast.ch www.dabplus.ch

Le quattro regioni linguistiche della Svizzera sono coperte da diverse piattaforme DAB+: quelle della radio pubblica (che in parte del Paese ospitano le emittenti private già beneficiarie di concessione OUC e parte del canone), altre di proprietà di consorzi (privati, o misti pubblico-privato) e le “isole” di digrisCollegamento esterno, cui fanno capo molte radio comunitarie.

“La FM era arrivata al limite della capacità in praticamente tutte le regioni della Svizzera, soprattutto nelle regioni urbane”, osserva Derighetti. “Era congestionata e non permetteva uno sviluppo dell’offerta”. Mentre ora, a seconda delle regioni, si possono ricevere fino a 130 reti radio.

La “rivincita” delle piccole

Nel 2013, l’UFCOM ha concesso a Digris SA l’esercizio di isole DAB+: le antenne irradiano solo grandi agglomerati. L’azienda -che impiega una tecnologia chiamata Software Defined RadioCollegamento esterno, dai costi nettamente inferiori a quelli delle piattaforme preesistenti- intendeva dare spazio soprattutto alle emittenti radiofoniche non commerciali.

È così che radio comunitarie e associative come GwendalynCollegamento esterno, che da oltre dieci anni trasmette su Internet, hanno avuto accesso all’etere con una spesa contenuta.

Il fatto di trasmettere su DAB+ e raggiungere le persone in più posti, segnatamente in automobile, permette di rafforzare il legame col territorio, spiega il cofondatore della radio Alan Alpenfelt.

Dà inoltre visibilità a vari progetti ospitati sulle frequenze dell’emittente di Chiasso, che ha un approccio partecipativo e promuove l’inclusione sociale. Programmi come Radio CasvegnoCollegamento esterno (pillole quotidiane realizzate dai pazienti dell’Organizzazione sociopsichiatrica) e Radio ChiaRaCollegamento esterno (che punta sul dialogo tra comunità, specie se soggette a migrazione, per favorire l’empatia e la cultura dei diritti umani).

Le “strane” presenze

Solo buone notizie, dunque? In realtà, Alpenfelt disapprova che sulla piattaformaCollegamento esterno DAB+ dedicata alle radio svizzere indipendenti trovino spazio anche due grosse emittenti italiane (Maria e Italia). Ma come si apprende da un’intervistaCollegamento esterno a un portavoce di Digris, tali radio pagano una quota più alta e quindi sostengono, indirettamente, l’esistenza delle “piccole”.

Per avere un bouquet strettamente locale e no profit servirebbero più soldi da Berna, che al momento dà un contributoCollegamento esterno all’innovazione col quale Gwendalyn copre l’80% dei costi di distribuzione. Non è poco: trasmettere in DAB+ consentirà pure di condividere le spese con le “coinquiline” della stessa antenna, ma è sempre più caro che stare solo su Internet.
 


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