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Pressioni di Trump per ribaltare il voto in Georgia

Donald Trump alla Casa Bianca
Donald Trump alla Casa Bianca che al momento non intende lasciare in modo troppo pacifico Keystone / Ken Cedeno / Pool

Una telefonata di Trump al segretario di Stato della Georgia dopo le elezioni dello scorso 3 novembre sta suscitando scalpore negli Stati Uniti.

Dalla trascrizione della conversazione pubblicata dal Washington Post, che ha ottenuto la registrazione del colloquio di circa un’ora, trapela la chiara richiesta del presidente uscente al funzionario locale, il repubblicano Brad Raffensperger, di ribaltare il risultato del voto nello Stato sud-orientale degli USA.

E a tale scopo Donald Trump non ha lesinato più o meno velate minacce qualora il segretario di Stato si fosse rifiutato di dare seguito alle sue presunte accuse di brogli, che peraltro finora non hanno avuto ricevuto nessun avvallo a livello politico e giudiziario.

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In quella circostanza Brad Raffensperger e il suo avvocato generale hanno respinto le richieste, cercando di spiegare che la vittoria di Biden in Georgia per 11’779 voti è giusta e accurata e che i dati in possesso del presidente “sono sbagliati”. Affermazione alla quale Donald Trump ha opposto: “Tutto quello che voglio fare è questo. Voglio solo trovare 11’789 voti”.

Naturalmente sono subito divampate le polemiche, che non hanno risparmiato il campo repubblicano, per queste affermazioni. Per la vicepresidente eletta Kamala Harris si tratta di “un insolente e sfrontato abuso di potere da parte del presidente degli Stati Uniti” mentre il dem Adam Schiff ha parlato di “disprezzo di Trump per la democrazia”.

Ma difficilmente la vicenda sfocerà in un impeachment. Il fatto di aver sollecitato un dirigente elettorale a cambiare il conteggio dei voti e la presunta estorsione non hanno un’evidente rilevanza penale per la natura tortuosa del colloquio. Inoltre i repubblicani hanno già mostrato di saper tenere un comportamento univoco alle Camere che dovrebbero ordinare l’eventuale incriminazione del presidente uscente.

Ma a suscitare ulteriore inquietudine è il fatto che dieci ex ministri della Difesa, compresi due nominati da Trump, hanno sentito il bisogno di sottoscrivere una lettera in cui si invita il presidente a non coinvolgere l’esercito nella disputa sull’esito delle elezioni.

Nello scritto si osserva che “il tempo per contestare i risultati è passato” poiché sono stati effettuati tutti i “riconteggi e controlli”, “appropriati ricorsi legali sono stati esaminati dai tribunali, i governatori hanno certificato i risultati”. Intanto però martedì si vota per il ballottaggio proprio in Georgia i cui due seggi risulteranno decisivi per la maggioranza del Senato.    

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