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Quanto è neutrale davvero la Svizzera?

Tramite SWI, il mondo intero discute di neutralità

Zelensky e Cassis si stringono la mano.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente svizzero Ignazio Cassis. È compatibile con la neutralità esprimere solidarietà all'Ucraina? Neutralità vuol dire rimanere in silenzio di fronte all'aggressione russa? Sono domande che si pone anche la comunità di lettori e lettrici di SWI swissinfo.ch. Keystone / Presidential Press Service / Han

La guerra della Russia contro l'Ucraina porta a riflessioni fondamentali sul concetto di neutralità, il suo ruolo e la sua interpretazione. Per settimane, la comunità di lettrici e lettori di SWI swissinfo.ch di tutto il mondo ha contribuito a un interessante scambio di idee in dieci lingue.

“Cosa significa la parola ‘neutralità’?”, un’utente svizzera dal Giappone apre in questo modo il suo post e fornisce la seguente risposta: “Neutralità significa non schierarsi per nessuna delle parti in guerra. Secondo me, anche le sanzioni economiche sono una forma di guerra. Abbiamo smesso di essere neutrali e ci siamo schierati con l’Ucraina”.

Manifestazione e cartellone
“Essere neutrale significa sostenere Putin”. Anche in Austria è emerso un acceso dibattito sulla neutralità, come si può vedere in questa manifestazione a Vienna. Georges Schneider / Picturedesk.com

Un altro utente dal Giappone non è d’accordo e risponde: “Nelle vecchie guerre per la supremazia, la neutralità aveva senso. Oggi, però, bisogna prendere posizione tra uno Stato che sopprime i diritti umani e un Paese libero e democratico”, scrive Aka Hoppy.

Non è solo dal Giappone che gli e le utenti di SWI swissinfo partecipano alla discussione sul futuro della democrazia. Dalla metà di marzo, abbiamo pubblicato circa cento contributi in dieci lingue diverse e registrato centinaia di reazioni.

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Moderato da: Bruno Kaufmann

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Molte persone partecipano alla discussione dalla Confederazione. “La Svizzera deve restare sempre rigorosamente neutrale”, scrive una commentatrice francofona, aggiungendo: “La neutralità è il fondamento su cui sono costruiti il potere e lo stile di vita del nostro Paese”.

“Tiktok2021” è meno categorico: “Nei Paesi occidentali, la neutralità Svizzera è spesso considerata una foglia di fico per nascondere brame mercantilistiche. In Svizzera dovremmo pensare a come utilizzare in futuro la nostra neutralità per il bene dell’intera umanità”.

Una nuova definizione “non statale” di neutralità

L’utente di lingua inglese “Nick Kyriazi” scrive: “Propongo una nuova definizione di neutralità: il Governo non prende posizione. Dovrebbero essere le singole persone e le aziende a decidere da che parte stare. Mi chiedo per esempio se debba ancora comprare prodotti di Apple perché non mi piace l’idea di sostenere il Governo cinese a causa dell’oppressione di Hong Kong e della popolazione uigura”.

Nelle prime settimane, molti e molte utenti dall’Ucraina e dalla Russia hanno partecipato al dibattito sulla neutralità su SWI swissinfo.ch. Non c’è da meravigliarsi, poiché il termine “neutralità” è stato usato a più riprese nei negoziati tra i due Stati per porre fine all’aggressione russa. In un’intervista con dei media indipendenti russi, il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato che un eventuale accordo di pace con un’Ucraina “neutrale” dovrebbe essere sottoposto al giudizio del popolo ucraino tramite un referendum.

Tuttavia, non ha fornito dettagli su quale forma potrebbe assumere la neutralità del suo Paese. Ci sono molte varianti di neutralità e non sarà facile trovarne una che soddisfi le esigenze contrapposte di Kiev e Mosca. Il 7 aprile, Zelensky ha detto al Jerusalem Post: “Non possiamo parlare dell’Ucraina come della ‘Svizzera del futuro’ – il nostro Paese non potrà esserlo per ancora molto tempo”.

Zelensky appare su uno schermo su Piazza federale a Berna
“Vorrei con tutto il cuore che la gente in Ucraina possa vivere come quella in Svizzera”. Volodimir Zelensky ha parlato in diretta video alla folla radunatasi per una manifestazione a Berna. © Keystone / Peter Klaunzer

Gli ostacoli a una soluzione “sostenibile”

Eric Golson conduce ricerche sulle guerre commerciali presso l’Università britannica di Surrey. Secondo lui, le dichiarazioni d’intenti del presidente ucraino sulla neutralità hanno senso. Tuttavia: “Per mantenere la neutralità sul lungo termine, sul piano della politica interna, sono necessarie una società civile e istituzioni statali forti e credibili”, sostiene. Queste ultime vengono però brutalmente distrutte nella guerra.

Inoltre, c’è la dimensione internazionale, sottolinea Golson, il quale ha incentrato la sua tesi sulla neutralità di Svizzera, Svezia e Spagna durante la Seconda guerra mondiale. Un referendum interno sull’argomento, dice l’esperto britannico, “renderebbe sicuramente più credibile una neutralità”.

Il politologo svizzero Pascal Lottaz, che insegna “studi sulla neutralità” presso l’Università Waseda, in Giappone, è d’accordo: “È una buona idea, anche per il presidente che in questo modo si tutelerebbe. Zelensky deve poter ancorare nella popolazione qualsiasi futuro accordo”.

Lottaz si dice piacevolmente impressionato delle discussioni in dieci lingue su SWI swissinfo.ch: “Il tema si è sviluppato in molte direzioni e genera diverse opinioni.  Il compromesso tra strumenti economici e militari viene spesso menzionato e questo è il punto cruciale della situazione”.

Naturalmente, il dibattito sulla neutralità tocca anche la Svizzera – Paese con una grande tradizione in questo ambito.

Dopo le sanzioni della Svizzera nei confronti della Russia, la destra conservatrice elvetica ha lanciato l’idea di un’iniziativa popolare per definire a livello costituzionale la cosiddetta “neutralità integrale”. Ciò vieterebbe al Governo di partecipare a sanzioni economiche in futuro. Finora la Svizzera ha praticato una “neutralità differenziale” che le permette di farlo in un caso come quello attuale.

“Neutrale di fronte alle atrocità?”

 Un sostegno a un’interpretazione più aperta della neutralità arriva dal think tank liberale Avenir Suisse: “Non vediamo alcuna violazione dei principi di neutralità sanciti dalla Convenzione dell’Aja. Non sarebbe il caso neanche se ci fosse una cooperazione ancora più stretta della Svizzera con l’UE e con la NATO”, sostiene Lukas Rühli che, per conto di Avenir Suisse, ha scritto uno studio sulla politica di sicurezza. “Si può supporre che in un futuro contraddistinto da un aumento del bipolarismo tra democrazie liberali e autocrazie statal-capitaliste, la Svizzera interpreterà sempre di più la sua neutralità a favore dei Paesi che condividono i suoi stessi valori”, scrive.

Un’utente italiana ha riassunto questo punto di vista su SWI dopo che i crimini di guerra russi in Ucraina sono venuti alla luce: “Come si può restare neutrali di fronte a queste atrocità?”.

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