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Tra emotività e ragione

Gli orsetti di peluche dell'associazione Marche Blanche hanno convinto la maggioranza degli svizzeri Keystone

Non considerata dai sondaggi, l'iniziativa sull'imprescrittibilità dei reati di pedofilia sorprende quasi tutti e conquista la maggioranza dei cantoni e del popolo. Nella politica della droga e nell'AVS gli svizzeri rifiutano invece gli esperimenti.

Lo scenario ricorda quello del febbraio del 2004: anche allora il popolo era stato chiamato a esprimersi sull’inasprimento della legislazione su una categoria di criminali particolarmente invisa alla popolazione. Si trattava all’epoca dell’iniziativa sull’internamento a vita di «criminali sessuomani o violenti estremamente pericolosi e refrattari alla terapia».

Anche in quel caso, l’iniziativa era avversata da buona parte delle forze politiche, che ne criticavano in particolare le difficoltà di applicazione, difficoltà che si sono puntualmente manifestate al momento di trovare il modo di realizzare il dettato costituzionale.

E anche in quel caso la maggioranza aveva accettato l’iniziativa, dando la priorità a una politica della mano dura nei confronti degli autori di reati particolarmente esecrabili, piuttosto che ai principi della proporzionalità e della compatibilità con il diritto internazionale.

Tolleranza zero

Evidentemente esiste nel paese una maggioranza favorevole a misure draconiane nei confronti di alcune categorie di criminali. Fra la popolazione, i casi di pedofilia o i crimini a sfondo sessuale suscitano, comprensibilmente, forti emozioni.

Le campagne contro questo genere d’iniziative sono difficili da condurre con successo, perché nessun partito e nessuna istituzione vuole dare l’impressione di non fare tutto il necessario per lottare contro crimini particolarmente stigmatizzati dalla società, i cui autori non suscitano evidentemente nessuna simpatia o solidarietà.

Resta il fatto che, come già l’iniziativa sull’internamento a vita, anche l’iniziativa sull’imprescrittibilità dei reati di pornografia infantile approvata domenica sarà di difficile applicazione. Già solo la definizione di «fanciulli impuberi» potrebbe causare non pochi grattacapi al legislatore.

Ponendo il reato di pedofilia sullo stesso piano dei crimini di guerra, dei genocidi e degli atti terroristici, l’iniziativa ha certo ottenuto un’importante vittoria simbolica, colta sulla scia delle forti emozioni suscitate dal tema.

Ma i suoi effetti pratici in termini di lotta alla pedofilia sono ancora tutti da verificare.
Bisognerà vedere se il parlamento riuscirà a correggere le pecche più evidenti dell’iniziativa, tra cui quella di rendere il reato di pornografia infantile più grave dell’omicidio di un bambino.

Politica della droga: avanti così

Nella politica della droga, i votanti non sembrano invece essersi fatta condizionare da considerazioni di principio o da reazioni emotive. Fornendo un chiaro sostegno alla politica dei quattro pilastri, i cittadini svizzeri hanno dato prova di un pragmatismo lontano dalle posizioni ideologiche che talvolta ancora dominano il dibattito sulle droghe.

È particolarmente significativo il fatto che il tentativo degli avversari della legge di riaprire la discussione sulla distribuzione controllata di eroina non abbia sortito gli effetti sperati.

A fronte dei risultati tangibili dell’attuale politica – scomparsa delle scene aperte, diminuzione delle morti per droga – il popolo svizzero ha deciso di dare basi legali solide all’uso terapeutico di sostanze stupefacenti, senza lasciarsi turbare dal fatto che lo stato distribuisca eroina a chi è refrattario ad altre forme di terapia.

D’altro canto, il chiaro no all’iniziativa sulla canapa dimostra che la maggioranza della popolazione è piuttosto contraria anche a ulteriori esperimenti in direzione di una maggiore tolleranza verso le droghe. Il voto rispecchia del resto quelli del passato sullo stesso argomento. Nelle ultime tre votazioni sulla politica della droga, la popolazione ha sempre respinto le svolte, sia in senso restrittivo, sia in senso liberale.

AVS: l’argomento invincibile dei costi

Nel voto sull’iniziativa per un pensionamento flessibile a 62 anni è invece prevalso con ogni probabilità il timore di un aumento dei costi che avrebbe alterato l’equilibrio finanziario di uno degli elementi centrali dello stato sociale svizzero.

Già restii in tempi normali a spese avventate, gli svizzeri non hanno certo voluto correre rischi proprio in un momento in cui si annuncia una recessione economica. Se ancora qualche mese fa l’iniziativa sembrava avviata per lo meno a un risultato onorevole, la crisi finanziaria ne ha intralciato pesantemente il cammino. Neppure la Svizzera francese, di solito sensibile ai temi sociali, ha dato un sostegno compatto alla proposta dei sindacati e della sinistra.

D’altra parte, le proposte che mirano a estendere le prestazioni dello stato sociale hanno sempre avuto vita dura nelle urne. Le iniziative popolari sull’AVS o su temi affini hanno in genere piuttosto lo scopo di influire sulla discussione in parlamento. Non per niente il Partito socialista si è affrettato a minacciare il referendum sull’11esima revisione dell’AVS, se il parlamento non troverà un compromesso sul pensionamento flessibie.

swissinfo, Andrea Tognina

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