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Tra commozione e ironia

Il testo dell'inno nazionale è oscuro a molti svizzeri Keystone

Per alcuni l'inno patrio svizzero significa orgoglio nazionale e radici religiose, per altri si tratta solo di un brano ridicolo e privo di significati.

Molti cittadini svizzeri non conoscono il «Salmo svizzero» e ancora meno il testo delle sue strofe.

Antiquato, nazionalista, ridondante, patetico, lontano della realtà, rivolto ad un pubblico esclusivamente maschile: sono molte le critiche rivolte all’inno nazionale svizzero. Adottato definitivamente nel 1981, il Salmo è però finora riuscito a superare indenne tutti i tentativi di cambiamento o eliminazione.

In una mozione, inoltrata nel marzo 2004, la consigliera nazionale socialista Margret Kiener Nellen aveva chiesto di introdurre un nuovo canto che rifletta meglio i valori fondamentali e gli scopi dello Stato, iscritti nella Costituzione federale. Esso dovrebbe, in particolare, menzionare l’uguaglianza tra uomo e donna.

Secondo il Consiglio federale, invece, non vi è ragione di ritoccare il Salmo: malgrado certe carenze l’inno rimane popolare e degno della Svizzera. La questione non è ancora giunta sui banchi parlamentari.

«Quando bionda aurora…» e poi?

Ciascuno ha una propria concenzione dell’inno e questo tema polarizza al massimo le emozioni, afferma l’Esecutivo. E’ vero che alcuni non provano nulla nel sentire le note dell’inno, concede il Governo, ma è anche vero che molti cittadini lo conoscono e «vedono nel suo pathos e nel suo carattere religioso l’elemento fondante di una comune identità». Di conseguenza, il Consiglio federale raccomanda al Parlamento di respingere la mozione.

Il problema della effettiva popolarità dell’inno è comunque d’attualità. Diversi sondaggi effettuati negli ultimi anni infatti hanno mostrato che almeno un terzo degli intervistati non lo conosce affatto e che soltanto una piccola percentuale è capace di cantarlo a memoria nella sua interezza.

Alternative bocciate

Tutte le proposte di cambiamento avanzate fino ad ora non hanno comunque avuto grande fortuna. Come riporta il Dizionario storico della Svizzera, proposte quali «O mia patria» di Gottfried Keller e Willhelm Baumgartner, «Ti saluto, o mia Svizzera», di Barblans Calven-Festspiel e «Patria, grande e bella» di Hermann Suter non sono state accolte.

Anche il tentativo, fatto nel 1986, dal consigliere nazionale Fritz Meier (Azione Nazionale) di sostituire il Salmo con «Roulez tambours» di Henri-Frédéric Amiel – in omaggio ai confederati di lingua francese – era stato affossato.

Da «Diligam te Domine» al Salmo

La gloriosa storia del Salmo svizzero inizia nell’estate del 1841, quando un parroco del Canton Zugo, Alberico Zwyssig, riceve da un suo conoscente di Zurigo – l’editore musicale e paroliere Leonhard Widmer – il testo di un canto patriottico da mettere in musica.

Alberico Zwyssig sceglie un brano da messa musicato sulle parole del salmo «Diligam te Domine» (Voglio amarti, o Signore). La sera di Santa Cecilia, lunedì 22 novembre 1841, insieme ad altri quattro cittadini di Zugo, il sacerdote prova per la prima volta il suo Salmo svizzero. Già due anni dopo il nuovo canto patriottico venne accolto con entusiasmo dal pubblico, diventando popolare fra i cori maschili.

Grazie alle traduzioni, il Salmo si diffuse ben presto anche nelle altre regioni linguistiche, spesso quale accompagnamento delle feste patriottiche. Tuttavia, i numerosi interventi affinché venisse dichiarato ufficialmente inno nazionale vennero regolarmente respinti dal Consiglio federale. Il Governo riteneva infatti che un inno nazionale non dovesse essere imposto da un decreto delle autorità, bensì liberamente scelto dal popolo.

…passando per «God save the Queen»

Inoltre, quale inno per manifestazioni politiche e militari esisteva un altro canto, anch’esso molto popolare: il «Ci chiami o patria», cantato sulla melodia dell’inno inglese «God save the King (Queen)».

Nel corso del 20esimo secolo, quando si intensificarono i contatti internazionali, l’esecuzione di due inni praticamente identici portò a situazioni imbarazzanti. Per questa ragione, nel 1961 il Consiglio federale decise che il Salmo svizzero – un’opera «genuinamente elvetica e inconfondibile» – sarebbe diventato, in via provvisoria, l’inno nazionale ufficiale.

Dopo un periodo di prova di tre anni, 12 cantoni si pronunciarono a favore del Salmo svizzero, sette chiesero un prolungamento della prova e sei lo rifiutarono. Nonostante questo risultato tutt’altro che unanime, nel 1965 il Salmo svizzero rimase – sia pure ancora provvisoriamente – inno nazionale.

Negli anni seguenti a Berna vennero inoltrate parecchie nuove proposte, nessuna delle quali poteva però competere con il Salmo svizzero quanto a unanimità di consensi. Il 1. aprile 1981, il Consiglio federale decretò il Salmo svizzero nuovo inno nazionale della Confederazione, basandosi sulla constatazione che si tratta di un canto «degno e festoso, così come un gran numero di cittadine e di cittadini desidera sia un inno nazionale».

swissinfo e agenzie

Le quattro strofe che compongono l’inno nazionale svizzero:

«Quando bionda aurora il mattin c’indora l’alma mia t’adora re del ciel! Quando l’alpe già rosseggia a pregare allor t’atteggia; in favor del patrio suol, cittadino Dio lo vuol.»

«Se di stelle è un giubilo la celeste sfera Te ritrovo a sera o Signor! Nella notte silenziosa l’alma mia in Te riposa: libertà, concordia, amor, all’Elvezia serba ognor.»

«Se di nubi un velo m’asconde il tuo cielo pel tuo raggio anelo Dio d’amore! Fuga o sole quei vapori e mi rendi i tuoi favori: di mia patria deh! Pietà brilla, sol di verità.»

«Quando rugge e strepita impetuoso il nembo m’è ostel tuo grembo o Signor! In te fido Onnipossente deh, proteggi nostra gente; Libertà, concordia, amor, all’Elvezia serba ognor.»

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