Prospettive svizzere in 10 lingue

TPF: iniziato il processo a Credit Suisse e mafia bulgara

Ha preso il via a Bellinzona il processo che coinvolge Credit Suisse e un clan criminale bulgaro. Il procedimento durerà circa un mese. KEYSTONE/TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI sda-ats

(Keystone-ATS) È iniziato oggi al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona il processo nei confronti di Credit Suisse. La grande banca è accusata di legami con una rete criminale bulgara, attiva in particolare nel traffico di cocaina.

Oltre all’istituto, che smentisce seccamente le accuse, vengono giudicati anche due cittadini del Paese dell’est e un ex dipendente di Julius Bär.

La sentenza non si avrà subito, poiché il procedimento dovrebbe durare quasi un mese. Il caso – che tratta di presunti riciclaggi di denaro – va inserito nel quadro di un fascicolo d’inchiesta elvetico che va avanti da 15 anni, con ramificazioni in Bulgaria, Italia, Romania, Spagna e Portogallo.

Gli imputati si sono presentati davanti alla Corte e il presidente Stephan Zenger ha presentato il programma delle prossime quattro settimane. Evelin Banev, capo del clan bulgaro attualmente in detenzione in Ucraina, verrà ascoltato in videochiamata durante la terza settimana.

Richiesta la prescrizione

Gli avvocati della difesa hanno aperto il procedimento chiedendo la prescrizione totale o parziale dei fatti. Il riciclaggio di denaro cade in prescrizione dopo sette anni, quello aggravato dopo 15 anni. Tenendo in considerazione quest’ultimo, tutti i fatti precedenti al marzo 2007 sono prescritti.

I legali di Credit Suisse e di un’ex impiegata hanno sottolineato che non esistono gli estremi per parlare di riciclaggio aggravato. L’aumento del reddito della consulente implicata nella vicenda – passato da 145’000 franchi nel 2004 a 345’000 nel 2007 – sarebbe dovuto in gran parte a fondi da lei gestiti.

Se gli argomenti della difesa dovessero essere accolti, si potrebbe arrivare ad una archiviazione totale o parziale, con la fine di un caso portato avanti per 15 anni.

Il caso

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) mira in particolare a una presunta collaborazione tra Credit Suisse ed Evelin Banev, capo di una rete criminale dedita all’importazione di cocaina dal Sud America. Si parla del riciclaggio di oltre 70 milioni di franchi fra il 2004 e il 2007.

Secondo l’accusa, Credit Suisse non avrebbe preso tutte le precauzioni necessarie. Soprattutto una ex dipendente avrebbe ignorato le forti indicazioni di origine criminale dei soldi depositati su conti aperti da persone vicine a Banev. Quest’ultimo è stato condannato a lunghe pene detentive in patria, in Italia e in Romania. Dopo una latitanza fra il 2015 e il 2021, è stato arrestato in Ucraina.

In una presa di posizione giunta a Keystone-ATS, la settimana scorsa Credit Suisse aveva respinto “nel modo più assoluto tutte le accuse mosse nell’ambito di questo caso legato a passate gestioni”, definendole “inconsistenti”. Anche la ex collaboratrice viene difesa “risolutamente”.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR