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TPF: 20 anni di reclusione a ex-comandante liberiano Kosiah

Il Tribunale penale federale oggi ha condannato a 20 anni di reclusione e 15 anni di espulsione dalla Svizzera l'ex comandante liberiano Alieu Kosiah, accusato di crimini di guerra. KEYSTONE/TI-PRESS/GABRIELE PUTZU sda-ats

(Keystone-ATS) Il Tribunale penale federale (TPF) oggi ha condannato a 20 anni di reclusione e 15 anni di espulsione dalla Svizzera l’ex comandante liberiano Alieu Kosiah, accusato di crimini di guerra.

La Corte con sede a Bellinzona lo ha ritenuto colpevole di aver violato le leggi di guerra durante il primo conflitto civile in Liberia dal 1993 al 1995.

Il verdetto è stato annunciato più di quattro mesi dopo la conclusione del processo, durato dal dicembre 2020 al febbraio 2021. Si tratta della prima volta che un liberiano viene condannato per crimini di guerra commessi durante il conflitto civile, sia nel paese dell’Africa occidentale che altrove, ha sottolineato il presidente del TPF Jean-Luc Bacher. E in Liberia ci sono state due guerre civili in 15 anni, che hanno causato 300’000 morti.

Pur scartando quattro dei 25 capi d’accusa, Bacher si è allineato alle conclusioni del procuratore Andreas Müller, senza riconoscere alcuna attenuante. La corte non ha trovato scusanti anche a causa del comportamento arrogante di questo “noto ex criminale di guerra” che non ha mai mostrato pentimento o rinnegato la guerra civile, ha spiegato Bacher. E nemmeno “la giovane età di Kosiah all’epoca dei fatti non è sufficiente per concedergli delle circostanze attenuanti”.

Oltre alla condanna a 20 anni di prigione e all’espulsione dalla Svizzera, Alieu Kosiah dovrà pagare un risarcimento per un totale di circa 53’000 franchi a sette suoi connazionali che lo hanno denunciato. Dovrà accollarsi le spese per i sei testimoni che sono venuti dalla Liberia per rispondere alle domande della corte. Le spese del procedimento, che ammontano a più di 1,3 milioni di franchi, sono a carico dell’imputato per un importo di 50’000 franchi.

Presente in sala, l’imputato, che si è sempre dichiarato non colpevole, è rimasto impassibile alla dichiarazione della sentenza.

Müller aveva richiesto il massimo della pena, ossia 20 anni, sostenendo che Kosiah ha commesso decine di reati “particolarmente odiosi” e ha agito per “motivi totalmente ingiustificabili”, ossia la sete di vendetta del suo gruppo etnico (i Mandingo), il profitto personale e la volontà di stabilire il suo potere.

Dalla pena dovranno essere dedotti i sei anni già trascorsi in detenzione preventiva dall’imputato, che ha compiuto 46 anni il 3 marzo scorso. Attualmente Alieu Kosiah si trova nella prigione regionale di Berna.

Ex comandante dell’ULIMO (United Liberation Movement of Liberia for Democracy) tra il 1993 e il 1995, Alieu Kosiah era accusato in particolare dell’omicidio di 18 civili e di due soldati disarmati, commesso da lui stesso o dai suoi uomini, dello stupro di una giovane donna e di atti di tortura e cannibalismo.

Arrivato in Svizzera alla fine degli anni ’90, Kosiah è stato arrestato nel novembre 2014, dopo che alla fine di agosto dello stesso anno il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) aveva aperto un’inchiesta nei suoi confronti a seguito di una denuncia di sette suoi connazionali, e da allora è detenuto.

Migliaia di civili sono stati uccisi, stuprati, torturati nella contea di Lofa dove operava la Strike Force dell’ULIMO, di cui l’accusato era uno dei comandanti. “Circa 17’000 violazioni delle leggi di guerra commesse dall’ULIMO sono state denunciate alla Commissione verità e riconciliazione in Liberia (TRC), ossia in media una decina al giorno”, aveva ricordato il rappresentante del Ministero pubblico della Confederazione (MPC).

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