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Tosi cacciato dalla Lega, “pronto a candidarmi”

Il sindaco di Verona Tosi ansa

Rottura definitiva tra il segretario federale e il sindaco di Verona che accusa: "È Caino travestito da Abele". In gioco c'è la possibile leadership del centro-destra

Giunge al suo epilogo la contesa, tutta interna alla Lega Nord, tra Matteo Salvini e Flavio Tosi. Per tutta la giornata si erano rincorse le voci di un possibile compromesso tra il segretario e il sindaco di Verona ma alla fine c’è stata la rottura definitiva. Ospite su LA7 di Lilli Gruber il segretario della Liga Veneta aveva precisato che se fosse stato costretto a lasciare la sua fondazione e la liste per le regionali fosse stata decisa da un commissario inviato da Milano “non potrei far altro che dimettermi”. “Da uomo libero potrei anche candidarmi”, ha aggiunto Tosi che a questo punto si appresta a sfidare l’attuale governatore veneto leghista Luca Zaia.

“È la peggior politica, Caino travestito da Abele”

Poco dopo è giunta la reazione del segretario federale che senza giri di parole ha accusato l’ormai ex collega di partito “di mettere in difficoltà la Lega e il governatore di una delle regioni più efficienti d’Europa”. “Ho provato mediazioni di ogni tipo, – ha osservato il segretario – ma purtroppo, ricevendo solo dei no, sono costretto a prendere atto delle decisioni di Tosi e quindi della sua decadenza da militante e da segretario della Liga Veneta Lega Nord”.

“Salvini mente sapendo di mentire. Mai avrei pensato di vedere in Lega il peggio della peggior politica. Un Caino che si traveste da Abele”, è stato il commento finale del sindaco di Verona che a questo punto andrà per la sua strada, forte del radicamento territoriale che è riuscito a costruire in questi anni nella regione nord-orientale. Difficilmente però, secondo gli ultimi sondaggi, Flavio Tosi sarà in grado di impensierire il governatore del Carroccio, ma d’altro canto, potrebbe far mancare a Zaia i voti decisivi per la sua conferma di fronte alla minaccia di Alessandra Moretti, la candidata del PD che nelle ultime europee aveva vinto in una regione tradizionalmente ostile per il centro-sinistra.

La posta in gioco

Ma la vera posta in palio è la leadership del centro-destra, confrontato con il disgregamento in atto di Forza Italia di Silvio Berlusconi. Nel campo moderato infatti si sta registrando una crescente ostilità rispetto al deciso spostamento a destra del Carroccio di Matteo Salvini, avvicinatosi alle posizioni del Front National della Le Pen in tema di euro e immigrazione. E in questo senso si stanno aprendo spazi importanti per il sindaco di Verona che in questi mesi ha cercato convergenze con i settori meno oltranzisti, e verisimilmente maggioritari, dell’elettorato tradizionalmente berlusconiano e conservatore. E proprio a questo scopo aveva creato la contestata (dai vertici della Lega) fondazione “Ricostruiamo il Paese” che a questo punto diventa un soggetto rilevante nel processo di riaggregazione dei moderati.

Leonardo Spagnoli

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