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Timori di confusione linguistica

Il presidente della CDPE, Hans Ulrich Stöckling, si dice preoccupato per la disputa in corso sulla riforma linguistica Keystone

La Svizzera vuole difendere la controversa riforma dell’ortografia tedesca. La delegazione elvetica lo ribadirà nel corso della prossima conferenza di esperti a Vienna.

In un’intervista a swissinfo, Hans Ulrich Stöckling, presidente della CDPE, sottolinea la necessità di evitare un caos linguistico.

Ad inizio agosto, due famose case editrici tedesche hanno deciso di non più rispettare le nuove regole di ortografia imposte a chi utilizza la lingua di Goethe.

Resistenze di questo tipo esistono anche in Svizzera. Partiti conservatori ed alcuni scrittori premono perché si ritorni alle vecchie norme.

L’infiammata discussione prosegue ad ormai un solo anno dall’entrata in vigore, vincolante, della riforma.

Esperti di otto paesi, nei quali il tedesco è lingua principale o minoritaria, s’incontrano il 23 agosto a Vienna per discutere della situazione.

Sulla controversa riforma, swissinfo ha rivolto alcune domande a Hans Ulrich Stöckling, presidente della Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE).

swissinfo: I bisticci in merito alle nuove regole di ortografia esistono da tempo. Si nota però che i toni si alzano sempre in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico. Siamo nel mezzo di un’altra di queste sceneggiate estive?

H.U. Stöckling: Direi di sì. Trovo però assurdo che due importanti case editrici tedesche, quali Spiegel e Springer, assumano il ruolo di protettrici della lingua tedesca.

In passato, proprio questi editori non si sono curati minimamente dei canoni di scrittura.

swissinfo: Il dibattito riguarda solo la Germania o è importante anche per gli altri paesi di lingua tedesca?

H.U. St.: Ritengo lo sia meno che in Germania. In Svizzera, ad eccezione di qualche caso particolare, le distinzioni tra vecchie e nuove regole non si noteranno un granché.

Più del 90% dei cambiamenti riguardano parole che, ancor oggi, la maggior parte della gente non sa necessariamente redigere in modo corretto.

In Germania è diverso, poiché determinate modifiche si notano anche graficamente, ad esempio la cosiddetta doppia S.

swissinfo: In Svizzera, chi sarebbe in primo luogo toccato da un eventuale aborto della riforma?

H.U. St.: La lingua tedesca e naturalmente le scuole. Occorre essere chiari: le direttive delle autorità hanno delle conseguenze soltanto per le scuole, nella formazione e negli esami.

Il corpo insegnante deve potersi basare su regole valide, nel caso ad esempio di contestazioni dei risultati degli esami.

La riforma riguarda anche lo Stato: le autorità federali determinano quali regole utilizzare per la pubblicazione di documenti ufficiali.

Per il resto, tuttavia, ognuno rimane libero di scrivere nella maniera che più gli aggrada.

swissinfo: Gli screzi potrebbero avere delle conseguenze negative sull’insegnamento delle lingue straniere in Svizzera, un paese che va fiero del suo quadrilinguismo?

H.U. St.: Non penso. La gran parte delle modifiche non dovrebbe avere troppa importanza nell’insegnamento del tedesco per chi parla un’altra lingua.

swissinfo: Teme che il possibile annullamento delle modifiche possa tradursi in un massiccio aumento dei costi?

H.U. St.: Se si riuscisse a trovare una nuova, convincente soluzione, il problema dei costi non mi preoccuperebbe. Le novità sono sempre introdotte passo dopo passo.

La rinuncia alla riforma farebbe sicuramente comodo alle casse delle edizioni Duden, i cui vocabolari sono da tempo considerati un riferimento.

swissinfo: In Germania, il dibattito è ormai scivolato anche in politica. Dobbiamo aspettarci qualcosa del genere anche in Svizzera?

H.U. St.: Ritengo che le decisioni sullo sviluppo di una lingua debbano spettare ai ricercatori, non ai politici. La politica non dovrebbe occuparsi di questioni linguistiche.

È sorprendente come, in Svizzera, dei partiti conservatori ed alcuni autori schierati piuttosto a sinistra abbiano deciso di creare un fronte d’opposizione comune.

Non riesco a comprendere la resistenza degli scrittori. Sono proprio loro a contribuire allo sviluppo culturale di un idioma. Nel passato si sono poi tuttavia dati le loro regole. E lo faranno anche in futuro.

swissinfo: Non è stato semplicemente sbagliato voler introdurre, sei anni fa, le nuove norme ortografiche?

H.U. St.: Allora anch’io non ero convinto di tutte le modifiche ed avevo addirittura proposto d’interrompere i lavori. Ma, fondamentalmente, le scuole hanno bisogno di regole chiare.

swissinfo: Verso la fine del mese, s’incontreranno degli esperti provenienti dagli Stati nei quali si parla tedesco. Cosa vorrà e potrà raggiungere la Svizzera?

H.U. St.: Svizzera ed Austria faranno pressione perché la riforma non venga revocata. Purtroppo alcuni ministri tedeschi si sono immischiati nel dibattito. La questione si è così fatta piuttosto difficile per i responsabili della cultura dei diversi Länder.

In passato quel che contava non era la provenienza degli argomenti, ma piuttosto la loro forza.

swissinfo: Quali sono le possibilità per la Svizzera di rifiutare l’abrogazione della riforma o di far valere determinate eccezioni?

H.U. St.: Le possibilità esistono. Ed è sempre stato così: alcune parole considerate corrette in Svizzera, non lo sono ad esempio in Germania.

swissinfo: Cosa pensa della proposta di togliere il dossier dalle mani dei politici e far dipendere il destino della riforma da un voto popolare?

H.U. St.: È un’assurdità. Concordo che la politica debba restarne fuori. Ma ritengo che le regole debbano essere fissate essenzialmente dai ricercatori.

swissinfo, Urs Geiser
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)

La riforma riguardante l’ortografia tedesca è iniziata 20 anni fa. L’idea era quella di una semplificazione, ma la resistenza contro le nuove regole non è praticamente mai scemata.

Nel luglio 1996, Germania, Austria, Svizzera, Liechtenstein ed altri paesi nei quali vivono delle minoranze di lingua tedesca avevano firmato a Vienna una dichiarazione d’intenti.

Nell’agosto 1998, le nuove regole erano poi entrate in vigore. Le vecchie norme ortografiche restano tuttavia valide fino a fine luglio 2005.

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