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Tim Bucher, un trattore carico di idee

Tim Bucher
Tim Bucher zvg

I suoi genitori hanno lasciato la Svizzera. Da loro Tim Bucher ha imparato la perseveranza e la capacità di assumersi dei rischi. È diventato agricoltore e imprenditore informatico, in entrambi i casi su larga scala. Ritratto.

Dry Creek è una valle nel cuore della Contea di Sonoma, in California. Colline dal dolce profilo con lunghi filari di vigneti, ulivi e ruscelli formano un paesaggio che ricordano l’Italia. Sono numerose le fattorie della zona che hanno scelto nomi italiani. Le “Trattore farmsCollegamento esterno” sono tra queste.

Uno dei nuovi edifici delle Trattore farms, dedicato all’intrattenimento degli ospiti. Trattore Farms

I trattori sono una delle passioni dell’espatriato svizzero Tim Bucher. “La domenica, passo fino a dieci ore nei campi”, racconta. “In questo silenzio, rifletto sulle mie idee. Sono solo con me stesso e penso”. Bucher è un imprenditore high-tech con un particolare amore per la viticoltura.  Si ha l’impressione che ogni progetto che Bucher ha intrapreso abbia avuto successo.

swissinfo.ch ritrae persone provenienti dalla Svizzera che si disitinguono per vari motivi nella Silicon Valley e nella baia di San Francisco. La serie è a cura della giornalista Mariangela Mistretta.

I genitori di Bucher sono giunti n California a metà degli anni Cinquanta, come molte altre persone in cerca di una vita migliore. Arrivavano da Inwil, nel Canton Lucerna. Bucher ha fondato le Trattore farms negli anni Novanta con la moglie Marie Louise. Anche lei specialista in ingegneria, i due si sono conosciuti durante gli studi a Stanford.

Pochi soldi in tasca

Bucher è venuto a conoscenza della storia della sua famiglia quando, per un compito scolastico, ha intervistato il padre che gli ha raccontato in che modo era arrivato a New York in aereo con pochi soldi in tasca senza sapere cosa lo aspettasse. “Quella storia mi ha emozionato. Mi sono reso conto quanto sia stato difficile per loro dire addio alla famiglia, lasciare il Paese e affrontare la realtà dell’immigrazione negli Stati Uniti”, dice Bucher. Inizialmente, i genitori non parlavano inglese e il padre gli ha raccontato di situazioni quasi incredibili e terrificanti. “Hanno avuto molto coraggio. Sono una fonte di ispirazione per me”.

“Allevare bestiame è uno dei mestieri più duri che ci siano e da bambino dovevo dare una mano.”

Afferma di aver imparato da loro il coraggio di prendersi dei rischi e la perseveranza. “Hanno risvegliato il mio spirito imprenditoriale”, dice. Questo si esprime in una combinazione tra agricoltura e tecnologia, le sue grandi passioni, che ha perseguito per molto tempo in parallelo. “Sono stato molto fortunato a non aver dovuto rinunciare a una delle due”.

Apple, Microsoft & Co

Bucher ha un talento per le imprese innovative. Esprime dunque al meglio la cultura della Silicon Valley. In oltre 30 anni di attività, ha fondato diverse aziende high-tech: cloud, realtà aumentata, realtà virtuale, videogiochi. La sua esperienza si estende fino ai veicoli elettrici e ha creato una società ora quotata in borsa. Sei delle sue aziende sono state vendute a giganti della tecnologia quali Microsoft, Apple e Dell.

Ha anche ricoperto incarichi di leadership accanto a personaggi come Bill Gates e Steve Jobs. È stato cofondatore di Agtonomy, di cui oggi è CEO, una piattaforma per veicoli agricoli ibridi e telecomandati. Qui le sue due passioni si fondono.

“Sono cresciuto in un’azienda latteo-casearia. Allevare bestiame è uno dei mestieri più duri che ci siano e da bambino dovevo dare una mano”. È così che inizia a spiegare dove sono nati il suo spirito innovativo e la sua perseveranza.

Persone in uliveto
Nell’uliveto, Bucher ci spiega i dettagli dell’attività della sua azienda agricola. Trattore Farms

“Lavorare in un’azienda agricola è come lavorare in una start-up. Nulla è garantito, bisogna correre molti rischi per far funzionare le cose”. Riuscire o fallire, dipende solo da te, dice.

Vino e alta tecnologia

La prova del fuoco è arrivata quando aveva 16 anni. I genitori di conoscenti italiani a Sonoma producevano vino e la madre di Bucher pensò che la viticultura fosse un’attività congeniale per il figlio. Gli comprò quindi due acri di vigneto. “Qui nella Dry Creek Valley ho iniziato a produrre il mio vino”. Si è poi iscritto alla facoltà di agraria all’università ma, quasi per gioco, è finito a studiare informatica.

“Ho perso una scommessa con un amico e mi sono dovuto iscrivere a un corso di informatica per un semestre”, racconta. “Sono rimasto affascinato e sorpreso dalla naturalezza con cui l’argomento mi restava in mente”. È stato questo il primo passo per diventare un attore di peso nei primi anni del boom della Silicon Valley.

Non era ancora laureato quando ha accettato un lavoro all’IBM. Prima di iniziare, però, ha visitato un amico che lavorava in una start-up, Sun Microsystems. Impressionato dall’energia che gli trasmetteva quel luogo ha deciso di rifiutare l’offerta di IBM. “Una delle decisioni migliori della mia vita”, dice oggi. Nella start-up, c’era spazio per sperimentare e innovare.

Una valle di potenziale

All’inizio degli anni Ottanta, la Silicon Valley stava crescendo, le possibilità erano infinite e così vi è rimasto fino allo scoppio della bolla tecnologica nel 2001. Per Bucher tutto ciò si traduceva in molto lavoro e molti rischi. “Sono stati fatti passi in territori inesplorati, pieni di potenziale. Tutta la vita era immersa nel lavoro”, ricorda. “Lì c’erano le mie amicizie, lì passavo il mio tempo libero”.

Gradualmente, la mentalità è cambiata anche in California. “L’equilibrio tra lavoro e vita privata è diventato un valore sociale e temi come l’inclusività e la sostenibilità ambientale sono diventati centrali per le aziende. All’epoca era diverso. Ma il coraggio di rischiare si è un po’ perso”, si rammarica Bucher. “Oggi, molte persone vorrebbero fondare una start-up, ma prevale la logica del profitto, il desiderio di fama, ricchezza e riconoscimento”.

Secondo lui, manca una visione, la disponibilità al sacrificio. Un vero imprenditore o imprenditrice, dice, è una persona che vuole fare la differenza.

Racconta come ha deciso di lasciare un lavoro ben retribuito per avviare una start-up chiamata NeXT Computer. “Era un progetto che aveva lanciato Steve Jobs. Mi hanno chiesto di unirmi a loro, ma con uno stipendio che era la metà di quello che ricevevo in quel momento”. Era un rischio, ma Bucher ha accettato. Era convinto della visione di Steve Jobs. Essere pagato in azioni, inoltre, lo rendeva comproprietario. Aveva la responsabilità di un’azienda.

Tra agricoltura e sostenibilità

Dalla terrazza della casa sulla collina, la vista spazia sul paesaggio circostante. La conversazione verte sugli effetti della pandemia e dei cambiamenti climatici, compresi gli incendi che hanno devastato gran parte della California. Bucher parla della difficoltà dell’industria turistica e vinicola. “Io e mia moglie arriviamo da un’esperienza lavorativa nell’alta tecnologia e volevamo costruire una comunità attorno alla nostra azienda agricola”.

Persona vicino a trattore
Tim Bucher con il suo trattore preferito, un veicolo leggero che sa affrontare perfettamente il terreno collinare delle Trattore farms. Trattore Farms

Oggi, le Trattore farms producono vino e olio su circa 17 ettari secondo criteri di sostenibilità. “Merito dei nostri tre figli, sensibili alle problematiche ambientali fin da piccoli”. Si è iniziato con un impianto fotovoltaico. “Poi, abbiamo sviluppato un sistema di compostaggio ingegnerizzato e un sistema di riciclo dell’acqua”. L’azienda non è solo un luogo che lo lega alle sue origini, ma anche una fonte di ispirazione per le sue idee imprenditoriali. “Qui, l’impossibile diventa possibile”, afferma.

Tecnologia al servizio dell’agricoltura

Agtonomy è il nome del suo attuale progetto, che unisce tutte le sue passioni: agricoltura, trattori e tecnologia. Si tratta di una start-up che intende mettere l’alta tecnologia al servizio del lavoro agricolo. “I cambiamenti climatici, i problemi della catena di approvvigionamento durante la pandemia, la mancanza di manodopera qualificata, soprattutto per i lavori ripetitivi, hanno colpito l’agricoltura locale più duramente delle grandi multinazionali dell’agroalimentare”, afferma.

Bucher parla di difficoltà che ha sperimentato sulla sua pelle. Allo stesso tempo, ha notato che la maggior parte delle tecnologie di guida autonoma sono utilizzate nell’agricoltura su larga scala. Ecco come gli è venuta l’idea.

Agtonomy vuole rendere disponibili servizi automatizzati e tele-assistiti alle aziende agricole di medie e piccole dimensioni. Per l’hardware, esistono già aziende altamente specializzate. “Ci concentriamo sul software per migliorare le prestazioni di queste macchine”. Agtonomy si rivolge alle imprese locali che non possono permettersi di pagare milioni di dollari per i macchinari. Bucher conosce la realtà di questa agricoltura. Produrre cibo locale e sostenibile: questa è la sua realtà.

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