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Terre des hommes si congeda dal Vietnam

In 30 anni, il Vietnam ha fatto importanti passi avanti. Reuters

Messo in ginocchio dalla guerra negli anni Sessanta, in 30 anni il Vietnam è riuscito a risollevarsi a tal punto che Terre des hommes ha deciso di lasciare il paese con l'inizio del nuovo anno. La testimonianza di Margrit Schlosser, delegata dell'ONG svizzera a Ho Chi Minh.

Nel 1981, quando per la prima volta riuscii ad attraversare il Vietnam da nord a sud, mi trovai di fronte un paese disastrato. L’intento di Curtis E. LeMay – generale e capo di Stato maggiore dell’US Air Force tra il 1961 e il 1965 – era chiaro: bisognava bombardare il paese e riportarlo «all’età della pietra».

Una missione che i bombardieri B-52 non ebbero difficoltà a portare a termine. I principali ponti lungo la strada nazionale tra Hanoi e Ho Chi Minh furono distrutti. Intere città furono rase al suolo. Tra queste anche Vinh, la capitale della provincia settentrionale Nghê An. Dopo aver bombardato Hanoï e Haiphong, di ritorno alla base i piloti dei B-52 svuotarono il loro carico proprio su questa città. Nel 1981, sei anni dopo la fine della cosiddetta Guerra del Vietnam, nel centro di Vihn non c’era altro che una chiesa cattolica e le rovine di un vecchio centro commerciale, costruito in cemento armato.


Tornai in Vietnam nel 1989 quando cadde il muro di Berlino. Per due anni lavorai come delegata del CICR: fu un periodo davvero appassionante! La «perestrojka» vietnamita (ndr: riforme politico-economiche) era stata lanciata nel 1986 e toccava in particolare il settore della produzione agricola. Il paese iniziava ad aprirsi al mondo occidentale. Il libero mercato faceva il suo ingresso, con merce di tutti i tipi disponibile per strada. L’embargo imposto dagli Stati Uniti veniva aggirato sempre più facilmente, fino a quando – nel 1994 – il presidente Clinton non decise di abolirlo.

Fu così che – all’inizio degli anni Novanta – numerose associazioni umanitarie straniere giunsero in Vietnam per collaborare alla ri-costruzione del paese. La Fondazione Terre des hommes – che opera in favore della protezione e dei diritti dell’infanzia e la cui sede è a Losanna – fu una delle prime ONG a recarsi sul posto. E dal 2003, io ho lavorato come delegata a Ho Chi Minh.

Da bambini di strada ad adulti autonomi

Terre des hommes iniziò la sua attività in Vietnam con una ricerca sui bambini di strada a Ho Chi Minh, per poi lanciare una serie di progetti innovativi in collaborazione con organizzazioni locali per la protezione e la presa a carico dei bambini. L’idea era quella di creare dei piccoli foyer e dei centri di accoglienza che andassero a sostituire i grandi istituti educativi chiusi e di introdurre la figura dell’educatore di strada. Parallelamente, i collaboratori e le collaboratrici seguirono una formazione specifica come assistenti sociali ed educatori.

In questi dieci anni, Terre des hommes ha continuato ad ampliare i suoi progetti, così da permettere a questi bambini poi diventati adolescenti di avere una vita indipendente e autonoma, facilitandone l’integrazione nella società.

Un obiettivo portato avanti anche attraverso la  creazione di alloggi comunitari e di centri di consulenza, l’istituzione di un sistema di formazione di base e professionale e un riconoscimento giuridico formale, ad esempio con una carta di identità senza la quale in Vietnam gli esseri umani di fatto non esistono.

Trasferimento di competenze

Oggi il paese si è sviluppato in modo generalmente positivo. Secondo un recente rapporto dell’Istituto britannico «Overseas Development Institute» (ODI), il Vietnam e il Ghana sono i paesi più performanti nel quadro degli Obiettivi di sviluppo del millennio fissati dall’ONU. In accordo con altre ONG presenti in Vietnam dalla fine degli anni Novanta, Terre des hommes ha così deciso di ritirarsi dal paese a fine marzo 2011, per rinforzare in particolare la sua presenza in Birmania.

I fattori all’origine del successo di questo paese asiatico sono diversi. Il più significativo è sicuramente la presenza di uno Stato relativamente forte, che lavora a stretto contatto con gli attori del campo umanitario nell’elaborazione di politiche socio-economiche. Sono stati compiuti sforzi concreti per ridistribuire i benefici del recente sviluppo economico anche a quella fetta della popolazione più povera.

Molti progetti avviati da organizzazioni straniere sono poi stati ripresi dallo Stato. L’esempio più evidente lo si trova in ambito sociale, con il passaggio da una presa a carico istituzionale alla cosiddetta «community based care», ossia modelli di alloggio comunitario per giovani senza famiglia, handicappati o persone anziane.

Questo sviluppo è legato anche al fatto che in Vietnam le organizzazioni straniere sono obbligate a lavorare con i partner locali, le istituzioni statali o le associazioni private. La collaborazione – attraverso lo scambio di informazioni, tecniche o metodi di lavoro – così come i corsi di formazione base o continua hanno permesso di rafforzare le strutture locali. È in questo modo che le organizzazioni di un paese diventano progressivamente responsabili della pianificazione e gestione dei progetti, e che il vero obiettivo dell’aiuto allo sviluppo – ossia un sostegno a lungo termine – può essere raggiunto.

Appendice

Ecco il messaggio di un rappresentante del governo rivolto alle organizzazioni non governative estere: «Al momento siamo ancora dipendenti dal sostegno dei nostri amici stranieri. Entro il 2020 speriamo però di potercela fare senza il loro aiuto, di poter far parte di quei paesi che danno una mano agli altri».

Terre des hommes: è la più grande organizzazione non governativa di aiuto all’infanzia della Svizzera. È presente in 33 Paesi (un centinaio di progetti) e impiega circa di 1’400 collaboratori.

Vietnam:

Dopo 19 anni di attività – in collaborazione con ONG locali per la protezione sociale e l’integrazione di bambini e adolescenti – a inizio 2011 Terre des hommes lascerà il paese asiatico.

Obiettivi:

l’ONG ha sviluppato numerosi progetti volti ad assicurare una formazione di base, un posto di apprendistato o di lavoro, e dei documenti legali ai bambini e adolescenti di strada.

 

Aiuto allo sviluppo: questi progetti sono stati poi ripresi dalle autorità vietnamite, garantendo così un seguito sul lungo termine.

 

Sfruttamento minorile: secondo uno studio, in Vietnam il 16% dei bambini di strada tra i 5 e i 14 anni lavora. Il 12% dei bimbi non è registrato all’anagrafe.

  

(Fonte: Terre des hommes)

(Traduzione dal tedesco di Stefania Summermatter)

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