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Sanzioni statunitensi, dure reazioni di Russia e Iran

Donald Trump ha firmato il testo, approvato da una schiacciante maggioranza del Congresso, sulle nuove sanzioni alla Russia, l’Iran e la Corea del nord. Da Mosca e Teheran sono rapidamente giunte delle critiche al presidente statunitense che ha sottoscritto la legge controvoglia. Il provvedimento limita infatti il potere dell’esecutivo americano di negoziare con il Cremlino. 

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Lo stesso Trump ha definito il provvedimento “significativamente imperfetto” dicendo che contiene parti “chiaramente incostituzionali”. Nonostante queste mancanze ha comunque deciso di firmare il testo “in nome dell’unità nazionale”. 

In una nota attacca quindi il Congresso, che ha stilato e approvato il testo, accusandolo di “non essere stato nemmeno in grado di approvare la riforma sanitaria dopo sette anni”.

In particolare Trump condanna i limiti che il provvedimento impone al ramo esecutivo (quindi all’azione del presidente), affermando che ciò rende più difficile raggiungere accordi fruttuosi per il popolo americano. L’inquilino della Casa Bianca sottolinea che nonostante queste mancanze ha comunque deciso di firmare il testo “in nome dell’unità nazionale”.

Mosca: “È una guerra commerciale” 

 La firma delle sanzioni rappresenta “la fine della speranza di migliorare i rapporti” tra Mosca e “la nuova amministrazione americana” e indica anche che “alla Russia è stata dichiarata una guerra commerciale a pieno titolo”, ha affermato il premier russo Dimitri Medvedev in un post pubblicato ieri sera su Facebook.

Secondo Medvedev, inoltre, “l’amministrazione Trump ha dimostrato una totale impotenza, passando nel modo più umiliante i poteri dell’esecutivo al Congresso, cosa che cambia l’equilibrio delle forze nei circoli politici americani”.

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“Trump vuole distruggere l’accordo sul nucleare”

“L’obiettivo degli Stati Uniti con le nuove sanzioni imposte all’Iran è quello di distruggere l’accordo sul nucleare del 2015, ma Teheran reagirà in modo molto intelligente a queste misure”.

L’alta commissione iraniana che sorveglia l’applicazione dell’accordo – e di cui fa parte anche il presidente Rohani – ha già adottato 16 misure contro l’azione di Washington, che però non sono ancora state precisate. Nel frattempo il parlamento iraniano ha cominciato ad elaborare un disegno di legge che va esattamente nella direzione opposta a quella degli Stati Uniti e rinforza il piano missilistico e dà più potere ai Pasdaram, i “Guardiani della rivoluzione”.

Abbas Araghchi, vice ministro degli esteri iraniano e negoziatore dell’accordo sul nucleare critica inoltre gli Stati Uniti per aver rifiutato di offrire alle istituzioni finanziarie degli altri paesi le garanzie di non subire misure punitive americane per le transazioni con Teheran. Questo tiene di fatto bloccate tutte le operazioni bancarie internazionali, con forti conseguenze sull’attuazione degli accordi economici.

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