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Temi scottanti evocati da Leuthard e Benedetto XVI

La presidente della Confederazione Doris Leuthard accolta alla Santa sede da papa Ratzinger Keystone

Il problema della pedofilia nella Chiesa cattolica, la votazione sui minareti in Svizzera e diversi altri temi sensibili di attualità sono stati al centro dell’incontro tra la presidente della Confederazione e il pontefice al Vaticano. Doris Leuthard ha inoltre assistito al giuramento delle Guardie svizzere.

La presidente della Confederazione non ha nascosto una certa emozione al termine dell’incontro di giovedì con papa Ratzinger. “Per me, cattolica, è stato anche sul piano personale un momento importante della vita, e naturalmente un onore”, ha dichiarato Doris Leuthard.

Venticinque minuti di udienza nel Palazzo apostolico, in un clima di grande cordialità, facilitata dalla lingua comune. Ma nel colloquio si sono affrontati anche temi delicati, come quello dello scandalo pedofilia scoppiato nella Chiesa cattolica.

“Il pontefice riconosce l’esistenza di questo problema, anche se ha giustamente ricordato che si tratta di una questone che interessa tutta la società. Vuole affrontarlo ed è molto sensibile al dramma delle vittime degli abusi”, ci dice Doris Leuthard.

“Personalmente penso sia giusto che se ne parli: si tratta anche di verificare in che modo si può incrementare la collaborazione con le autorità politiche, visto che di fronte alla legge non vi possono essere differenze fra colpevoli che operano in ambiti diversi”, aggiunge la presidente della Confederazione.

Dolce regalo

Nelle scorse settimane, Doris Leuthard aveva pubblicamente condiviso l’idea di una “lista nera” in cui inserire anche i religiosi condannati per abusi sessuali. “Ma – sottolinea – non se ne è parlato durante l’udienza. Penso che in Svizzera si possa approfondire questa ipotesi. La trasparenza può essere utile, ma poi le soluzioni vanno trovate a livello nazionale”.

Da Berna, Doris Leuthard ha portato in dono al pontefice due volumi che riproducono antichi testi medioevali sul monastero di San Gallo. “Ma naturalmente anche questa scatola di cioccolatini”, strappando un sorriso a Benedetto XVI, che ricambia con la medaglia del suo pontificato.

Un pontificato che ha registrato con qualche preoccupazione l’esito negativo del voto sui minareti in Svizzera. “E’ stato un altro argomento dell’incontro”, dice Doris Leuthard. “Il papa ha ricordato la necessità della libertà di culto, cosa che in Svizzera è garantita. Il pontefice ha insistito sul valore della tolleranza e dell’apertura nei confronti delle altre religioni”.

Ma ci si è soffermati anche sul problema della reciprocità. “Lo stesso pontefice mi ha parlato della sua ‘sensibilità’ rispetto al fatto che i cristiani non possono professare liberamente la loro fede in altri paesi”.

Visita alle Guardie svizzere

Temi affrontati, subito dopo, anche in un incontro con il cardinale Tarcisio Bertone, il segretario di Stato vaticano. Non escluso il problema dell’etica in economia: necessaria, come conferma anche il drammatico sbocco della crisi in Grecia.

Ma è pure il giorno del giuramento per le nuove Guardie svizzere. Il loro comandante, Daniel Rudolf Anrig, ci assicura che le polemiche di questi giorni non turbano affatto l’impegno dei giovani incaricati in particolare dell’incolumità del pontefice.

“Lo facciamo da mezzo secolo, i nostri compiti di protezione e di rappresentanza non sono cambiati e li abbiamo sempre portati a termine, indipendentemente da quanto accadeva attorno a noi”, dichiara Anrig.

Ospite d’onore della cerimonia il governo del Canton San Gallo. Nell’aula delle udienze, si levano le voci dei trenta giovani svizzeri che giurano fedeltà al papa. Come è avvenuto negli ultimi 500 anni.

Aldo Sofia, Città del Vaticano, swissinfo.ch

La Guardia svizzera pontificia fu fondata il 22 gennaio 1506 da papa Giulio II della Rovere.

Il 6 maggio del 1527, durante il Sacco di Roma, 147 soldati svizzeri morirono in una battaglia impari contro 20’000 lanzichenecchi tedeschi per salvare la vita al pontefice Clemente VII.

Anche in ricordo di questo atto di fedeltà i papi successivi non hanno voluto rinunciare alla guardia svizzera.

Oggi, i 110 uomini che compongono la Guardia pontificia si occupano della difesa e della guardia d’onore del pontefice.

Si tratta dell’esercito più piccolo e longevo del mondo.

Condizioni d’ammissione: svizzeri, di sesso maschile, dai 19 ai 30 anni, alti almeno 174 cm, di fede cattolico-romana, che hanno effettuato il servizio militare in Svizzera, in possesso di un certificato federale di capacità professionale o di una maturità.

Al momento del reclutamento devono essere celibi, ma possono sposarsi durante il loro mandato. L’impegno minimo è di due anni.

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