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Si riaccendono le polemiche

Tedeschi e svizzeri tra affinità e diversità: le incomprensioni rilanciano spesso le polemiche. Reuters

Lavorano, apprezzano il paese, separano i rifiuti, contribuiscono alla prosperità e… sono sempre più numerosi. I tedeschi in Svizzera sono sovente bersaglio dei media e dell'opinione pubblica.

“I tedeschi assaltano i posti dirigenziali” ha titolato di recente l’edizione svizzera tedesca del giornale gratuito 20 Minuti, pubblicando un articolo che evidenziava l’aumento della quota di tedeschi nelle alte sfere dell’economia elvetica, salita dal 3,4% nel 2002 al 5% attuale.

“Il bacino svizzero è vuoto”, commenta il cacciatore di teste Guido Schilling, riferendosi al mercato del lavoro svizzero in secca in parecchie professioni qualificate. Inoltre nei vertici delle multinazionali la nazionalità dei membri spesso è irrilevante, aggiunge Schilling: “Alle aziende interessa avere il meglio. Perciò cercano anche all’estero”.

Il direttore della Camera di commercio Germania-Svizzera, Ralph J. Bopp, afferma che c’è una “concorrenza tra le regioni metropolitane europee per accaparrarsi i cervelli migliori”. Quale “piazza economica altamente competitiva” la Svizzera è sempre stata interessata ad attirare i migliori. Infatti, “ogni qualvolta ci riesce, la piazza economica ne trae vantaggi”.

Provocazione della destra

“Abbiamo troppi tedeschi nel paese”, ha dichiarato lo scorso aprile a una tv locale zurighese la deputata dell’Unione democratica di centro (UDC; destra conservatrice) Natalie Rickli. “Un po’ di tedeschi non mi disturbano. Mi preoccupa invece la folla”, ha rincarato qualche giorno dopo in dichiarazioni al quotidiano popolare Der Blick.

Da quel momento in poi i media popolari nella Svizzera tedesca e in Germania hanno alimentato le polemiche con un repertorio di provocazioni analoghe. Forum su internet e pagine di giornali dedicate alle lettere dei lettori sono stati invasi da reazioni fortemente emotive da una parte come dall’altra.

Salari attrattivi e imposte basse

In Svizzera ora risiedono 280mila tedeschi. Era dal periodo antecedente la Prima guerra mondiale che non erano più così tanti. La loro proporzione nella popolazione svizzera è del 3,3%. Numericamente sono il secondo più grande gruppo di stranieri nella Confederazione, dopo gli italiani.

I tedeschi hanno buoni motivi di trasferirsi in Svizzera: i salari sono più elevati e le imposte più basse. Inoltre le condizioni meteorologiche sono migliori e le stazioni sciistiche si trovano praticamente sulla soglia di casa. D’altra parte, la patria non è lontana.

Circa il 60% degli immigrati tedeschi in Svizzera è laureato. Spiccano per esempio i medici: nella Confederazione ve ne sono 4’500 con una laurea tedesca, pari al 15% del totale dei medici del paese. Dalle statistiche emerge una percentuale più o meno analoga di tedeschi tra i professori universitari, gli ingegneri, il personale ospedaliero qualificato e i manager.

Vecchi stereotipi

Secondo il rapporto annuale Schilling (vedi riquadro a fianco), alla fine del 2011, il 32% dei membri delle direzioni delle aziende svizzere era tedesco, mentre il 34% proveniva da paesi anglosassoni. Di questi ultimi tuttavia non si parla. Le polemiche prendono di mira solo i tedeschi.

Ciò è legato agli “stereotipi rimasti impressi da qualche parte nella memoria collettiva che vengono regolarmente risuscitati”, dice Bopp, che vive in Svizzera da 22 anni. “Ci sono diversi pregiudizi. Basta una piccola frizione e ridiventano subito un tema di dibattito”.

Il tedesco è rimasto il “crucco”, “anche se oggi decine di migliaia di svizzeri vanno regolarmente a Costanza e a Singen a fare acquisti a buon mercato”, ha commentato nel settimanale svizzero tedesco Sonntag il consulente di comunicazioni Klaus J. Stöhlker, che da oltre 40 anni vive in Svizzera.

Davide e Golia

Il rapporto tra la Svizzera tedesca e il grande vicino è anche una relazione tra nano e gigante. “Il più grande è sempre percepito come freddo, arrogante e materialista, mentre va da sé che il piccolo è caloroso e sentimentale. Così, per esempio, i bernesi si paragonano con gli zurighesi come una stufa e un iceberg”, disse già molti anni fa il germanista Peter von Matt.

Inoltre, i tedeschi in Svizzera sono considerati altamente produttivi, risoluti e senza problemi di integrazione: guadagnano bene, abitano in quartieri urbani, tosano il prato almeno altrettanto bene che gli svizzeri e sanno fare la differenza tra prosecco, spumante e champagne. I loro figli non hanno problemi linguistici a scuola. Padroneggiano un linguaggio di alto livello, il loro vocabolario è più ricco, le loro espressioni sono più precise.

Treni pieni, pigioni elevate

Allo stesso tempo, la crescita economica generata anche grazie all’immigrazione ha pure degli aspetti negativi. I tram delle grandi città e i treni sono sovraffollati, gli affitti e i prezzi immobiliari sono lievitati.

I lavoratori si vedono improvvisamente confrontati con superiori tedeschi, temono per il proprio posto e si lamentano dell’arroganza dei tedeschi e del loro stile di conduzione autoritario.

Questa sensazione è anche dovuta al fatto che il “lei” in Germania è ancora molto diffuso, mentre in Svizzera dopo un certo tempo è dato per scontato che tra colleghi ci si dia del tu, dice Bopp, “Ma è anche vero che i dirigenti tedeschi che vengono in Svizzera si integrano relativamente in fretta e si abituano agli usi diversi. Occorre utilizzare il buon senso e adattarsi alla nuova situazione. Ci sono eccezioni alla regola, ma in generale sento che non vi sono grossi problemi”.

Della stessa opinione sembra essere la maggior parte degli svizzeri tedeschi. Secondo un sondaggio pubblicato dal Sonntags-Blick, solo il 36% pensa che ci siano troppi tedeschi nel Paese. Per il 58%, invece, la proporzione di tedeschi in Svizzera è equa.

Alla fine del 2011, il 45% dei membri delle direzioni generali delle 115 più grandi aziende svizzere era straniero. Una proporzione rimasta invariata rispetto a un anno prima.

Secondo il rapporto Schilling, questa stagnazione dopo anni di crescita non è indicativa. Nel 2014 la loro quota supererà il 50%, ha pronosticato Guido Schilling il 7 maggio presentando alla stampa a Zurigo i risultati dello studio annuale condotto dalla sua società di intermediazione dirigenziale.

Per Schilling, è sorprendente che l’economia svizzera sia ancora riuscita nel 2011 a conquistare manager tedeschi: “Contrariamente ai due anni precedenti, l’economia tedesca nel 2011 è andata bene”. Inoltre, i media tedeschi hanno riferito dell’atteggiamento critico in Svizzera nei confronti dei dirigenti tedeschi.

Delle 20 società dell’indice SMI dei titoli guida della Borsa svizzera, i due terzi alla fine del 2011 erano dirette da uno straniero. Ma a dominare nelle direzioni generali delle più grandi aziende in Svizzera non sono i tedeschi, bensì gli americani.

Quanto ai consigli d’amministrazione, la proporzione di stranieri nelle 89 principali società svizzere al 31 dicembre 2011 era scesa al 34%, contro il 35% di un anno prima.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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