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Tecnologia bernese contro la criminalità in Estonia

Tutto sotto lo stesso tetto: il nuovo istituto per le scienze forensi aprirà ufficialmente i battenti a gennaio 2011. swissinfo.ch

Per i medici legali e gli agenti della polizia criminale estoni i tempi in cui per risolvere un delitto occorreva spaccare letteralmente i capelli in quattro stanno per finire. Presto, infatti, grazie a fondi e tecnologie svizzeri, l’autopsia dei cadaveri sarà effettuata in digitale.

“In passato mi recavo spesso in Svizzera. In qualità di responsabile del marketing di Toyota Estonia ogni anno visitavo il salone dell’automobile di Ginevra”, rivela Üllar Lanno dandoci il benvenuto. Per quale misterioso motivo, ci chiediamo, un ex venditore Toyota è diventato direttore dell’istituto estone per le scienze forensi?

Per conoscere la risposta dovremo attendere la fine della visita del “suo” istituto. Al momento, i diversi dipartimenti sono ancora alloggiati in tre vecchi edifici, ma la nuova sede ai margini di Tallinn che si para davanti a noi è quasi pronta per accogliere i futuri inquilini.

“Nei sedici piani di questo edificio – spiega Lanno non senza una punta di orgoglio – lavoreranno fianco a fianco gli esperti di più di quaranta settori delle scienze forensi, dalla medicina alla psichiatria legale, passando per la lotta al cybercrimine, la criminologia, le banche dati, il pubblico ministero, il nucleo artificieri e via dicendo.”

Sedici piani? “Ebbene sì, sette sopra e nove sottoterra.” Scendiamo le scale ancora prive di parapetto che portano ai piani interrati. I locali direttamente sotto gli uffici destinati ai medici legali sono piastrellati di bianco. “Qui verranno installati i due ‘Virtobot‘, gli scanner sviluppati e finanziati dalla Svizzera”, precisa Lanno.

Immagini in 3D dei cadaveri

“Grazie a queste macchine – prosegue – non sarà più necessario sezionare cadaveri per scoprire la causa e il momento esatto del decesso o le lesioni subite. Potremo perfino scansionare persone viventi, ad esempio per appurare la posizione dei denti, le conseguenze di lesioni o interventi chirurgici, oppure per effettuare un confronto con le immagini archiviate nelle banche dati nazionali o internazionali.”

‘Virtobot‘ è un robot industriale in grado di effettuare autopsie virtuali fornendo immagini tridimensionali ad alta definizione. Sviluppato dall’Istituto di medicina legale dell’Università di Berna grazie a fondi stanziati dal Fondo nazionale svizzero, lavora con l’ausilio di scanner per la risonanza magnetica e di tomografi computerizzati, ossia di apparecchi utilizzati per la diagnosi di patologie.

Questo robot high-tech permette di conservare i cadaveri in formato digitale e, qualora emergano nuovi elementi in un caso irrisolto, di ripetere un’autopsia anche a distanza di anni. “Inoltre – aggiunge Lanno – ci consente di trasmettere immediatamente le nostre immagini via Interpol anche ad altre autorità inquirenti”.

Stretta collaborazione con l’UE

Nel tentativo di abbassare il proprio tasso di criminalità, superiore a quello dei Paesi dell’UE dei 15, negli scorsi anni l’Estonia ha intrapreso diverse riforme. Una di queste ha portato all’unificazione di tutte le attività forensi a livello nazionale in un unico organismo subordinato al Ministero della giustizia. “La decentralizzazione era un’eredità dei tempi dell’occupazione sovietica”, spiega Lanno.

Secondo quest’ultimo, il tasso di criminalità relativamente alto dell’Estonia è dovuto al suo ruolo di Paese di transito tra la Russia e i Paesi scandinavi. I confini con il grande vicino dell’Est sono una frontiera esterna dell’UE. “Per questo motivo lavoriamo in stretta collaborazione con i Paesi dell’Unione europea”, sottolinea Lanno.

Un timing perfetto

La Svizzera partecipa al finanziamento dell’infrastruttura high-tech per l’istituto forense estone con 3,5 milioni di franchi. Tali fondi sono stati stanziati nel quadro del cosiddetto contributo all’allargamento il cui obiettivo è quello di ridurre il divario sociale ed economico dei nuovi Paesi UE.

L’importo citato consentirà altresì di acquistare un nuovo microscopio elettronico ad altissima risoluzione e di pagare i necessari corsi di formazione.

“Microscopi di questo tipo, in grado cioè di identificare particelle piccolissime di polvere da sparo, hanno una durata di vita di dieci anni. L’apparecchio attualmente in nostra dotazione ha ormai raggiunto questo traguardo per cui l’aiuto svizzero giunge al momento opportuno”, si rallegra Lanno.

Nelle settimane e nei mesi a venire il nuovo istituto entrerà gradualmente in funzione. In questo momento gli operai stanno imbiancando le ultime pareti e posando i pavimenti. Avanziamo nel buio. Improvvisamente le nostre voci rimbombano nell’aria. “Ci troviamo nel poligono di tiro da 300 metri destinato alla polizia”, ci rassicura Lanno cercando invano un interruttore.

Il legame con il settore delle automobili

Subito dopo entriamo in un locale ampio e alto dotato di una rampa di accesso. “Questo è il garage dove portiamo le auto rubate. Una speciale schiuma ci permette di rilevare in tempi brevi eventuali impronte digitali o altre particelle sospette e di scoprire se l’auto è stata riverniciata.”

Finita la visita saliamo in auto e finalmente, lungo il tragitto verso il centro città, Lanno svela il mistero della sua nomina a direttore dell’istituto estone per le scienze forensi: “In qualità di medico – racconta – ho lavorato per molto tempo negli ospedali ed è per questo motivo che parlo la lingua degli psichiatri legali. In una professione affascinante come quella che svolgo ora, ciò costituisce un indubbio vantaggio. Scienze forensi e automobili hanno in comune un legame forte e diretto con le tecnologie di ultima generazione.” Chi l’avrebbe mai sospettato?

L’UE ha varato la propria politica di coesione finalizzata a una ridistribuzione delle ricchezze tra Paesi ricchi e Paesi poveri nel 1986.

Per raggiungere questo obiettivo, tra il 1988 e il 2004 sono stati stanziati circa 500 miliardi di euro.

Con l’allargamento a Est avvenuto il 1° maggio 2004 dieci nuovi Paesi perlopiù dell’Europa centro-orientale sono entrati a far parte dell’Unione europea. Da allora la maggior parte dei fondi destinati alla coesione dell’UE confluisce verso i nuovi Stati membri e dal 2007 anche verso la Romania.

Dall’accettazione nella votazione popolare del 26 novembre 2006 della legge federale sulla cooperazione con gli Stati dell’Europa dell’Est, la Svizzera si assume impegni per proprio conto sotto forma di progetti concreti.

In altre parole, la Svizzera non versa il proprio contributo all’allargamento direttamente nel Fondo di coesione UE, bensì decide lei stessa quali progetti desidera sostenere.

Dal 1990 al 2006 la Confederazione ha stanziato 3,45 miliardi di franchi a titolo di aiuto alla transizione dei Paesi dell’Europa dell’Est e dal 2007 al 2011 ha disposto il versamento di ulteriori 0,73 miliardi a Paesi non UE.

Traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano

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