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Corruzione internazionale: condanne in aumento, ma …

pozzi di petrolio
Tra i settori più toccati dalla corruzione internazionale c'è quello delle materie prime, in particolare del greggio (nell'immagine: estrazione di petrolio in Libia). Philippe Roy / Aurimages

Negli ultimi cinque anni la Procura federale ha condannato undici persone e sette società per corruzione d’agenti pubblici stranieri. Cifre non certo elevate, ma in aumento rispetto a quanto avveniva in passato. L’OCSE si dice tutto sommato soddisfatta, ma alcuni esperti mettono in guardia sulle lacune del sistema.

Un giorno di giugno 2021. Nell’aula del Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona un banchiere arrivato dal Bahrein risponde alle domande del giudice, del procuratore e degli avvocati della National Oil Corporation (NOC), la compagnia petrolifera nazionale libica che suo padre ha presieduto dal 2006 al 2011. M.G., figlio di un ex uomo chiave del regime libico di Mohamed Gheddafi, è accusato dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC) di complicità in corruzione passiva di agenti pubblici stranieri.

Al centro della vicenda: un versamento di 1,5 milioni di dollari ricevuti, nel 2007, sul conto svizzero di una sua società offshore. Per l’accusa questo denaro è una mazzetta ricevuta per aver facilitato – tramite il padre – una joint-venture tra la NOC e la multinazionale norvegese Yara che voleva insediare in Libia uno stabilimento. Per la difesa, l’uomo è da considerarsi innocente: ha fornito una consulenza; inoltre, la Svizzera non ha la competenza territoriale per perseguire questo caso. La sentenza è attesa per il prossimo primo luglio.

Se fosse riconosciuto colpevole, il banchiere sarebbe uno dei pochi condannati in Svizzera da quando, nel 2000, è stata introdotta la nuova norma penale sulla corruzione di agenti pubblici stranieri. Un fatto raro, quindi, anche se, negli ultimi anni va segnalato un aumento dei casi.

La Svizzera: un Paese esposto alla corruzione straniera

“La Svizzera ha una posizione di primo piano, a volte dominante, in alcuni settori economici che giocano un ruolo decisivo nella sua economia, e allo stesso tempo la espone a rischi relativamente elevati di corruzione straniera”, si legge nel rapportoCollegamento esterno che l’OCSE del 2018 ha dedicato alla Confederazione. Tra i settori segnalati come a rischio figura quello delle materie prime. Ciò è dovuto al fatto che le società attive in questo settore entrano in relazione con le autorità e le compagnie statali di Paesi particolarmente vulnerabili.

Ad essere esposta è anche la piazza finanziaria, come dimostra il coinvolgimento di varie banche elvetiche in scandali di corruzione e di portata internazionale. Nel 2019 il gruppo di coordinamento interdipartimentale per la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo ha pubblicato un rapportoCollegamento esterno da cui si evince che il rischio di riciclaggio di denaro collegato alla corruzione straniera in Svizzera è elevato. Il rapporto spiega che la corruzione, soprattutto quella di agenti pubblici stranieri, rappresenta, in qualità d’infrazione a monte del riciclaggio, “uno delle più grandi minacce potenziali per la piazza finanziaria svizzera”.

Poche condanne

Malgrado questo contesto, le persone fisiche condannate dal 2000 per corruzione d’agenti pubblici stranieri in Svizzera sono meno di venti.  “Questo è un vero problema dato che le cifre reali della corruzione sono molto più elevate”, ci spiega Martin Hilti, direttore di Transparency International Svizzera. Per l’esperto le ragioni di questa situazione insufficiente sono numerose: “La corruzione è una pratica nascosta e difficile da scovare; spesso ai procuratori manca il sospetto iniziale per aprire un’inchiesta. Inoltre, provare il crimine di corruzione non è facile, in particolare in un conteso internazionale che necessita dell’assistenza giudiziaria internazionale che spesso non funziona con i Paesi coinvolti”.

Tra i condannati troviamo alcuni dirigenti di imprese svizzere o estere, un intermediario, un avvocato d’affari, un operatore finanziario e un trader di petrolio. Tra i settori più toccati da queste decisioni giudiziarie troviamo quello delle materie prime, in particolare del greggio. Per David Muhlemann, esperto dell’ONG Public Eye, ciò non è certo sorprendente: “Il settore delle materie prime è ad alto rischio, ma le statistiche delle poche condanne non danno una reale dimensione del fenomeno. Una particolarità della corruzione è che tutte le persone coinvolte hanno interesse a mantenere la riservatezza, quindi è opportuno pensare che le stime siano molto al ribasso”.

Oltre alle persone fisiche, l’MPC ha incrementato il perseguimento penale anche delle imprese che non hanno potuto impedire la corruzione. Dopo una prima condanna di Alstom Network Schweiz nel 2011, ne sono seguite altre: Nitrochem, Odebrecht, Dredging Environmental and Marine Engineering, KBA Notasys, Gunvor e Andrade Gutierrez.

Altre inchieste sono in corso, come quelle che coinvolgono alcune banche e multinazionali come Glencore, Sicpa e SBM Offshore. Anche in questo caso l’azione dell’MPC non fa l’unanimità: “Per quanto riguarda le persone giuridiche, la situazione è ancora peggiore e i problemi sono simili a quelli delle persone fisiche”, rileva Martin Hilti. Per il direttore di Transparency International Svizzera – organizzazione che di recente ha pubblicato un rapportoCollegamento esterno proprio sul perseguimento penale delle persone fisiche – “a causa della difficoltà di raccogliere le prove necessarie, i pubblici ministeri dipendono spesso necessariamente dalla cooperazione delle aziende colpevoli per portarle a rispondere delle loro azioni”. Ciononostante “le autorità non hanno finora fatto un uso sufficiente delle possibilità offerte dalla legge per indurre le imprese a denunciarsi e a collaborare”, dice Martin Hilti. Una critica, quest’ultima, messa in evidenza anche nell’ultimo rapporto dell’OCSE.

Da parte sua, proprio il responsabile anti-corruzione di questa organizzazione, Patrick Moulette, ricorda che è sempre pendente la richiesta alla Svizzera “di aumentare il montante massimo di multa previsto per le società colpevoli di corruzione internazionale”. Questo montante è oggi fissato a cinque milioni di franchi. 

L’OCSE: un giudizio positivo

Delle condanne recensite, undici sono state pronunciate negli ultimi cinque anni. Nel rapporto OCSE sulla Svizzera e la corruzione del 2020Collegamento esterno si sottolinea un’evoluzione positiva rispetto a quanto avvenuto in passato: gli esperti si dicono “soddisfatti” delle condanne decretate negli ultimi periodi, ma sottolineano anche il numero elevato di inchieste archiviate in rapporto alle inchieste in corso o concluse. Il Gruppo di lavoro dell’organizzazione basata a Parigi sottolinea “l’azione costante dell’MPC” ma chiede alla Svizzera “di rinforzare i suoi sforzi di messa in opera dell’infrazione di corruzione internazionale”.

Concetti, questi, ribaditi a SWI swissinfo.ch anche da Patick Moulette, capo della Divisione anti-corruzione dell’OCSE: “Abbiamo riconosciuto a più riprese le performance della Svizzera nella corruzione transnazionale. Grazie all’azione dell’MPC la Svizzera è uno dei Paesi più attivi in questo ambito”. Ciononostante, Patrick Moulette ricorda che la Confederazione deve intensificare ancora i suoi sforzi e mettere in atto alcune delle raccomandazioni emesse dal Gruppo di lavoro, in particolare quelle volte a rinforzare il quadro normativo per proteggere i whistleblowers.

Pene leggere e decreti d’accusa

“Quando risultano in una condanna, la pena è di solito molto leggera e difficilmente un deterrente”, afferma David Muhleman. Gli stessi specialisti dell’OCSE hanno indicato che l’analisi delle sanzioni imposte agli individui in caso di corruzione di agenti pubblici stranieri “solleva seri dubbi sul loro carattere efficace, proporzionato e dissuasivo”. La pena massima prevista dal Codice penale è di cinque anni. Ma sono rarissimi i casi di persone condannate a pene detentive effettive; di norma si viene condannati ad una detenzione sospesa o a una pena pecuniaria.

“Ciò è la prassi per i reati finanziari che coinvolgono persone che si trovano per la prima volta di fronte alla giustizia penale ed è inoltre dovuto al fatto che la gran parte delle condanne per corruzione di agenti pubblici stranieri avvengono tramite decreto d’accusa, ciò che limita la portata della condanna”, ci spiega Katia Villard, insegnante all’Università di Ginevra. Per l’esperta, l’utilizzo dei decreti d’accusa per casi di criminalità economica è un’arma a doppio taglio: “Da un lato l’azione del perseguimento penale è più veloce e meno oneroso, dall’altro quello che può essere a volte qualificato come ‘accordo informale’ tra il ministero pubblico e l’accusato pone dei problemi di trasparenza e potrebbe avere un effetto dissuasivo minore che un processo e l’esposizione mediatica che esso comporta”.

Per David Muhlemann, “questo approccio dell’MPC basato sui decreti d’accusa è preoccupante, perlomeno dal punto di vista dello Stato di diritto”.

Inchieste troppo lunghe

Indagare sul riciclaggio di denaro e sulla corruzione è molto difficile e dispendioso in termini di tempo e di risorse. Per Grégoire Mangeat, avvocato di Ginevra, vi è un problema di fondo: “La durata anormalmente lunga di questi procedimenti si spiega anche con un deficit sistematico di indagini svolte a discarico, in particolare dopo l’abolizione del giudice istruttore. I procuratori sono troppo spesso bloccati nella logica della conferma dei loro pregiudizi e dello scontro. Probabilmente considerano – ma questa è l’aria dei tempi – che il dubbio e le sottigliezze non siano più virtù ma una mancanza di efficienza.”

Per Martin Hilti, la difficolta nel perseguire efficacemente la corruzione è dovuta anche a delle carenze interne della Procura federale: “Ha risorse chiaramente insufficienti per condurre procedimenti complessi, ha problemi organizzativi e la partenza volontaria e forzata di procuratori esperti ha portato a una significativa perdita di know-how negli ultimi anni”.

Insomma, i casi sono complessi e il loro perseguimento può durare anni. I fatti incriminati al banchiere del Bahrein di cui si attende la sentenza datano del 2007; l’inchiesta è partita nel 2012. Un ritardo dovuto anche al fatto che l’accusato ha presentato nel tempo diversi ricorsi. Ciò che è un mezzo giuridico legittimo, ma che spesso è usato dalle difese solo per perdere tempo. E questo è un altro problema.

La pena più pesante per il reato di corruzione d’agenti pubblici stranieri è stata inflitta quest’anno nel Canton Ginevra. Lo scorso mese di gennaio il miliardario franco-israeliano Beny Steinmetz è stato condannato a cinque anni di prigione. Al centro dell’inchiesta – condotta dalla Procura del Canton Ginevra – un versamento di otto milioni di dollari alla quarta moglie del defunto dittatore guineano Lansana Conté. Un versamento corruttivo in cambio della concessione per una delle miniere di ferro più grandi del mondo ottenuta, nel 2011, dal gruppo minerario Beny Steinmetz Group Resources (BSGR), all’epoca amministrato da Ginevra.

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