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Swisscontact: l’economia al servizio dello sviluppo

Ivan Rodriguez/swisscontact

Creata dal mondo economico per promuovere l'aiuto allo sviluppo dei paesi più poveri, Swisscontact festeggia quest'anno i suoi 50 anni di attività. Per la fondazione, che opera secondo principi imprenditoriali, l'iniziativa privata rimane ancora oggi la chiave della lotta alla povertà.

“Siamo contenti di poter festeggiare questo anniversario e soprattutto di aver potuto contribuire, in questi 50 anni, a migliorare le condizioni di vita di migliaia di persone. Ancora oggi dobbiamo però rimanere modesti e continuare a fissarci obbiettivi realistici, dovendo costatare come neppure in mezzo secolo sia stato possibile sradicare la povertà nel mondo”, dichiara Urs Egger.

In molti paesi, soprattutto in Asia, si è registrato un forte sviluppo in questo periodo, osserva il direttore di Swisscontact. In altre regioni, in particolare in Africa, la situazione rimane alquanto difficile: mancano molto spesso le condizioni quadro necessarie per compiere progressi significativi.

“La situazione è migliorata soprattutto nei paesi in cui le elite locali hanno assunto le loro responsabilità nei confronti della popolazione e si sono impegnate per garantire condizioni quadro favorevoli allo sviluppo, ad esempio promovendo le infrastrutture e la formazione. Purtroppo in molti altri paesi la classe dirigente punta soprattutto ad arricchirsi”, osserva Urs Egger

Arginare il comunismo

Swisscontact è stata fondata nel 1959, partendo dall’idea che anche l’economia – e non solo i poteri pubblici – poteva dare un suo contributo all’aiuto allo sviluppo. Tra le motivazioni di alcuni dei suoi promotori, nel clima di Guerra fredda di allora, vi era anche il desiderio di sostenere i paesi in via di sviluppo per arginare l’espansione del comunismo e difendere il “mondo libero”.

Col passare degli anni, la fondazione si è liberata da questi obbiettivi ideologici e si è distinta soprattutto per la volontà di trasferire tecnologie e conoscenze imprenditoriali svizzere nell’emisfero Sud, attraverso programmi di assistenza tecnica, consulenza e formazione. A tale scopo, dal 1979 Swisscontact ha iniziato a ricorrere alla collaborazione di centinaia di pensionati, specialisti ed ex dirigenti aziendali, che mettono a frutto in campo umanitario le esperienze accumulate durante la loro carriera professionale.

Guardata inizialmente con un certo scetticismo per i suoi legami con l’economia e in particolare con la multinazionale Nestlé, la cui politica aziendale nel Terzo mondo è stata a lungo oggetto di critiche, oggi Swisscontact viene riconosciuta come una delle più importanti ed efficienti organizzazioni elvetiche di aiuto allo sviluppo. Non a caso, la fetta più importante del suo budget annuale, pari a circa 50 milioni di franchi, deriva ormai da mandati e incarichi della Confederazione, come pure di istituzioni europee ed organizzazioni internazionali.

Aiutare ad aiutarsi

La fondazione interviene nei paesi in via di sviluppo e dell’Europa orientale in base al principio “aiutare ad aiutarsi”. In tale ambito si sforza in particolare di stimolare lo spirito imprenditoriale delle popolazioni locali, favorendo la nascita e il successo di piccole aziende agricole e artigianali.

“Ancora oggi siamo convinti che il motore dello sviluppo rimanga l’iniziativa privata. Forniamo quindi consulenza ed assistenza tecnica, ma facciamo in modo che sia la popolazione stessa a prendere in mano le proprie attività”, sottolinea Urs Egger.

È il caso, ad esempio, dei progetti avviati da Swisscontact in Honduras e Nicaragua. Dopo il crollo del prezzo del caffè sui mercati mondiali, la fondazione ha contribuito a sviluppare produzioni tradizionali alternative, ad esempio miele, ciambelle e “dulce di panela” (un dolciume a base di succo di canna da zucchero).

“Cerchiamo in particolare di migliorare la produzione dal profilo dell’efficienza, ma anche della qualità e dei criteri di igiene”, spiega Ivan Rodrigues, collaboratore di Swisscontact nell’America centrale. “Grazie a questi miglioramenti riusciamo ad esportare i nostri prodotti all’estero, come pure a venderli più facilmente sul mercato interno, dove sono confrontati alla concorrenza di beni provenienti dai paesi vicini e dagli Stati uniti”.

Grande freno allo sviluppo

“Oggi, chi non riesce a confrontarsi al mercato globale non ha nessuna chance”, ha ricordato in proposito la ministra dell’economia Doris Leuthard, partecipando ad una conferenza indetta giovedì scorso da Swisscontact a Zurigo per festeggiare il 50esimo anniversario.

La fondazione si impegna così da mezzo secolo anche per permettere alle popolazioni dei paesi più poveri di trovare degli sbocchi internazionali per la loro produzione. Un tentativo che si scontra però ancora oggi con le barriere protezionistiche imposte dai paesi industrializzati.

“In questo’ambito sussiste tuttora un grande bisogno di riforme a livello internazionale”, rileva anche Urs Egger. “Il protezionismo difeso dai paesi industrializzati, soprattutto per quanto concerne i prodotti agricoli, costituisce sicuramente uno dei grandi freni allo sviluppo delle popolazioni meno favorite del mondo”.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Nel 1959, alcuni rappresentanti del mondo politico, economico e scientifico danno vita alla Fondazione svizzera per la cooperazione tecnica, chiamata dal 1971 Swisscontact, con l’obbiettivo di lottare contro la povertà.

La fondazione contribuisce allo sviluppo dei paesi più poveri, fornendo assistenza tecnica, consulenza, formazione e promuovendo le piccole e medie imprese.

Oggi Swisscontact gestisce un centinaio di progetti in una ventina di paesi in via di sviluppo e dell’Europa orientale.

Le attività della fondazione sono coordinate da una trentina di impiegati in Svizzera e sono gestite da quasi 500 collaboratori locali nei paesi in cui sono realizzati i programmi di cooperazione e assistenza tecnica.

Swisscontact ricorre inoltre ai servizi di circa 500 pensionati volontari, specialisti ed ex dirigenti aziendali, disposti a fornire formazione e consulenza tecnica alle piccole e medie aziende sostenute dalla fondazione.

Da poco più di 1 milione di franchi nei suoi primi anni di attività, il budget di Swisscontact ha raggiunto ormai un importo di circa 50 milioni di franchi all’anno.

Oltre la metà delle entrate derivano da mandati e incarichi della Confederazione, organizzazioni internazionali e altre istituzioni.

Le donazioni delle aziende svizzere – tra cui Nestlé, Roche, Holcim, Ricola, Novartis, Migros, ecc. – corrispondono oggigiorno soltanto a circa il 10% degli introiti.

Lavorando sulla base di principi imprenditoriali, la fondazione si impegna per tenere bassi i suoi costi amministrativi, che attualmente sono inferiori al 5% delle entrate.

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