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Swisscom: fallito il progetto di privatizzazione

La privatizzazione di Swisscom è destinata a far discutere ancora a lungo Keystone

Dopo la camera del popolo, anche la camera dei cantoni ha rifiutato di entrare in materia sul progetto governativo di privatizzazione di Swisscom.

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz si rifiuta di parlare di una disfatta. I sindacati sono soddisfatti. Il padronato e Swisscom puntano all’elaborazione di un nuovo progetto.

La privatizzazione di Swisscom è per il momento fallita. Una maggioranza formata da democristiani e socialisti nel Consiglio degli Stati (camera dei cantoni) si è rifiutata mercoledì di entrare in materia sul progetto di privatizzazione presentato dal governo. Nel maggio scorso anche il Consiglio nazionale (camera del popolo) aveva bloccato in partenza la proposta del Consiglio federale. Con 99 voti contro 90.

La camera dei cantoni ha ritenuto, con una maggioranza di 23 voti contro 21, che il progetto governativo non potesse essere migliorato e ha respinto la proposta della sua commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni di sottoporlo di nuovo al Consiglio federale per una revisione.

Necessità di riforme

Maggioranza e minoranza hanno altresì riconosciuto che sarà necessario tornare sull’argomento. Le divergenze riguardano soprattutto la via da seguire. Il deputato democristiano Rolf Escher ha criticato la fretta con cui il governo ha portato avanti il progetto. A suo avviso il governo dovrebbe riprendere in mano la questione, ma con un approccio completamente diverso.

Il socialista Ernst Leuenberger ha dal canto suo respinto ogni ipotesi di privatizzazione. La proprietà di un’azienda permetterebbe di mantenerne il controllo. Altrimenti la Svizzera dovrebbe recarsi a New York a mendicare la garanzia di un approvvigionamento di base per i servizi di telefonia.

A favore della privatizzazione si sono schierati radicali e Unione democratica di centro. La Swisscom potrà essere concorrenziale solo se si libererà dei vincoli statali, hanno ammonito il radicale Rolf Schweiger e il democentrista This Jenny. Nell’assetto proprietario attuale, la Swisscom rappresenterebbe un rischio per la Confederazione.

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, responsabile del dossier Swisscom, si è difeso in aula dalle accuse di precipitazione rivolte al governo. La contraddizione fra i ruoli della Confederazione quale legislatore, azionario di maggioranza e grande cliente di Swisscom andrebbe risolto.

Reazioni contrastanti

Dopo il voto, Merz si è rifiutato di parlare di una disfatta. A suo avviso, il Consiglio degli Stati si è limitato a inviare un segnale che ora non desidera la privatizzazione, ma molti parlamentari hanno ammesso che bisogna intervenire sull’assetto proprietario di Swisscom. Ora bisognerà fissare altre priorità, ma per il ministro delle finanze Swisscom va privatizzata. Solo bisogna discutere delle modalità e dei ritmi.

I sindacati hanno invece reagito con grande soddisfazione alla decisione della camera dei cantoni. Il Sindacato della comunicazione ha definito il voto una vittoria del popolo e del servizio pubblico. Transfair ha parlato di un trionfo della ragione sull’ideologia neoliberale.

Swisscom avrebbe ora la possibilità di dedicarsi in pace alla messa in pratica della strategia definita dal governo, senza interferenze politiche. L’azienda potrà trarre profitto da un azionariato stabile, che rappresenta gli interessi del popolo svizzero e non la sete di profitti di investitori privati, ritengono i sindacati.

Reazione contraria da parte dell’organizzazione padronale Economiesuisse, che spera nella rapida elaborazione di un nuovo progetto di privatizzazione. Questo perché il conflitto tra il ruolo della Confederazione come regolatore e quello di proprietario tenderà ad accentuarsi.

Anche Swisscom ritiene che un parziale o completo disimpegno della Confederazione dal capitale proprio della società sia auspicabile per l’apertura di nuovi campi di attività in Svizzera e all’estero.

swissinfo e agenzie

La Confederazione possiede 62% del capitale di Swisscom.
In Germania lo Stato possiede il 37% di Deutsche Telekom.
In Francia lo Stato possiede il 33% di France Telecom.
In Austria lo Stato possiede il 38% di Telekom Austria.
In Italia, la Telecom è stata completamente privatizzata nel 2002.

Nel 1997, due anni dopo la liberalizzazione totale del mercato delle telecomunicazioni, Swisscom è succeduta all’ente pubblico Telecom PTT.

Nonostante la concorrenza, Swisscom rimane leader del mercato svizzero delle telecomunicazioni.

Swisscom è una società anonima la cui maggioranza delle azioni (62,45%) è in mano alla Confederazione.

La legge sulle imprese di telecomunicazione limita al 49,9% la partecipazione straniera in Swisscom.

Secondo la legge, l’operatore deve garantire alla popolazione svizzera l’accesso ai servizi di telecomunicazione.

Gli oppositori al progetto di privatizzazione temono che questa garanzia sia disattesa in caso di vendita di Swisscom all’estero.

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