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Swiss cerca di sorvolare Swissair

Un simbolo che non tramonta Keystone

I risultati di Swiss International Airlines sono positivi: un dato di fatto che contribuisce a ristabilire la fiducia nella compagnia, ma forse non basterà per cancellare l'imbarazzo per il fallimento – dieci anni fa – di Swissair.

Il 2 ottobre 2001, gli aeroplani dell’allora compagnia di bandiera Swissair non possono decollare in nessun aeroporto del mondo: mancano i soldi. Seppellita da una montagna di debiti l’aviolinea scompare poco tempo dopo, lasciando il posto alla Swiss.

Quest’ultima, da quando è stata rilevata dalla tedesca Lufthansa, è riuscita a superare i periodi più difficili – in particolare: crisi finanziaria, aumento dei prezzi del carburante – e risulta attualmente uno dei vettori commerciali di maggior successo.

Nei primi sei mesi del 2011, infatti, Swiss International Airlines ha totalizzato 129 milioni franchi di utile operativo, equivalente a più del doppio del risultato conseguito nel primo semestre 2010. Inoltre, nel secondo trimestre 2011 la compagnia ha realizzato un utile operativo di 113 milioni, con un incremento del 59% rispetto al 2010

I tempi cambiano

Le cifre in questione sono sicuramente ottime, commenta l’economista Andreas Wittmer, responsabile del Center for Aviation Competence dell’Università di San Gallo. Ciononostante, aggiunge, la “nuova” compagnia non riuscirà mai a suscitare gli stessi sentimenti di orgoglio nazionale della Swissair.

«Il mondo dell’aviazione non è più associato agli stessi sentimenti romantici come in passato: le compagnie aeree hanno infatti dovuto adeguarsi alla forte concorrenza sviluppando strategie commerciali, che ne hanno modificato la percezione», ricorda Wittmer.

Secondo il pilota Thomas Steffen, membro di comitato dell’associazione del personale di Swiss Aeropers, vi è una sottile differenza nella reputazione dell’aviolinea nella Confederazione e all’estero. Per esempio, spiega, sempre meno svizzeri desiderano diventare piloti dell’aviolinea, mentre la maggior parte delle nuove leve proviene dall’estero, specialmente dalla Germania.

Un marchio che funziona

Questa situazione – indica Steffen – potrebbe avere a che fare con la lunga discussione sui salari, conclusasi soltanto in luglio, ma più verosimilmente il fallimento di Swissair ha frenato l’entusiasmo di molti possibili candidati locali, resisi conto che anche una compagnia nazionale può fallire.

Però, precisa Steffen, «fuori dalla Svizzera la gente non distingue Swissair da Swiss: le persone vedono il logo rossocrociato, e pensano si tratti della medesima azienda. Molti passeggeri sono infatti convinti di volare ancora con la vecchia compagnia».

Secondo Steffen, la bandiera svizzera ha comunque un effetto positivo sul mercato internazionale, poiché i passeggeri la percepiscono come un marchio di qualità e stabilità. Il fatto che in realtà l’azienda è di proprietà tedesca risulta ininfluente, ritiene il pilota.

«La Swiss garantisce importanti guadagni e costituisce quindi una vera e propria perla della Star Alliance. La Lufthansa ha capito che mantenendo invariati il nome e l’identità della compagnia avrebbe potuto approfittare del marchio», aggiunge.

Dal canto suo, il portavoce di Swiss International Air Lines, Jean-Claude Donzel, evidenzia che «vi è una nuova generazione di collaboratori i quali stanno sostituendo gli impiegati dell’ex Swissair, ormai vicini alla pensione. Questo significa che i giovani stanno portando uno spirito nuovo».

Spirito nuovo che – unitamente alla consolidata tradizione – l’azienda si augura possa servire a riavvicinare la popolazione svizzera alla Swiss. La strada imboccata sembra essere quella giusta: secondo l’istituto di ricerche di mercato gfk, il vettore rappresenta uno dei marchi più rispettati nella Confederazione durante l’ultimo biennio, con una costante crescita.

La Swiss International Air Lines SA nasce nel marzo 2002 dalla fusione tra ciò che resta dell’ex compagnia di bandiera Swissair e il vettore regionale Crossair.

All’epoca è la quarta più grande aviolinea europea, con 128 apparecchi che servono 126 destinazioni.

La vasta campagna d’immagine lanciata per ridare smalto a un marchio macchiato dalla vicenda Swissair non dà i frutti sperati. La compagnia accumula le perdite (1,5 miliardi di franchi fino al 2005).

La riduzione della flotta e del numero di destinazioni non risolve i problemi. Alla compagnia rimangono tre opzioni: lo statu quo, che rischia di non essere sostenibile ancora a lungo, il mantenimento della propria indipendenza diventando però un’aviolinea di nicchia o un’alleanza con una società più grande.

La scelta cade su questa terza opzione. La Swiss cerca alleanze con Air France, KLM, British Airways e Lufthansa. La compagnia svizzera non sembra però fare gola a molti.

Nel 2004 la Swiss è accettata nell’alleanza Oneworld, capitanata da British Airways. L’unione dura però solo qualche mese.

Nel marzo 2005, la Lufthansa annuncia di voler prendere il controllo della compagnia svizzera, acquisendo un primo pacchetto azionario (11%).

Nel 2006 la Swiss entra per la prima volta nelle cifre nere, registrando un utile di 220 milioni di dollari. L’anno successivo i profitti ammontano a 570 miioni di dollari.

Nel luglio 2007 la Lufthansa completa l’acquisizione. Il marchio “swiss” viene mantenuto.

Oggi la compagnia Swiss impiega oltre 7’500 persone, serve 72 destinazioni in 39 paesi. La sua flotta comprende 89 aerei.

traduzione e adattamento: Andrea Clementi

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