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Svolta in Germania, lo stop al carbone inizia subito

La ministra dell'ambiente Svenja Schulze. KEYSTONE/DPA/MICHAEL KAPPELER sda-ats

(Keystone-ATS) La decarbonificazione in Germania “inizia subito, ed è vincolante”. Dopo un vertice durato tutta la notte, una ministra dell’ambiente trionfante dà l’annuncio, col quale ancora una volta un governo Merkel mette la sua bandierina sulle politiche sul clima.

La prima centrale a carbone sarà chiusa già nel 2020 e il processo di dismissione andrà completato entro il 2038. Risultato che segna “una svolta storica”, per il navigato ministro dell’economia Peter Altmaier.

La tabella di marcia stabilita fra Bund e Länder, vera novità del summit, solleva però molte critiche. Nell’uno e nell’altro campo. Gli ambientalisti si sono indignati, ad esempio, del fatto che, a fronte della chiusura delle prime centrali (prima le più vecchie e sporche), si preveda comunque di far entrare in azione quella nuova, la Datteln 4, nel Nordreno-Westfalia. E dal fronte opposto, l’economia teme l’esplosione dei costi energetici per le imprese: anche perché entro il 2022 la Germania sarà fuori anche dal nucleare. E il fabbisogno energetico nei prossimi anni, nelle stime di tutti, tenderà ad aumentare. “Patto dell’irragionevolezza”, titola per questo la Faz, il giornale dei conservatori.

“Siamo il primo paese che esce dal carbone”, ha commentato invece la delegata all’ambiente, Svenja Schulze. Che poi ha concesso, “abbiamo bisogno di una massiccio ampliamento delle risorse di energia del vento e del sole”. Bisogna cioè aumentare velocemente la quota (oggi ben oltre il 40%) dell’energia prodotta da fonti rinnovabili: entro il 2050, l’energia pulita dovrebbe arrivare all’80. Inoltre il piano sarà molto caro: sono stati già promessi 40 miliardi per le regioni che ne saranno colpite. E oggi il ministro Olaf Scholz ha annunciato oltre 4 miliardi di risarcimenti per i gestori delle centrali.

C’è poi da considerare il fattore lavoro: il settore impiega 20 mila persone. “Sorry un’uscita dal carbone nel 2038 non è sufficiente. E Datteln 4 è semplicemente assurda”, ha twittato Luisa Neubauer, la Greta tedesca dei Fridays for future, che ha appena rifiutato un posto nel consiglio di sorveglianza di Siemens, mettendo nell’angolo il CEO Joe Kaeser, incalzato dai giovani ecologisti per i progetti di una colossale miniera di carbone in Australia.

Stando al calendario emerso dall’incontro, la prima centrale chiuderà il 31 dicembre del 2020 ed entro il 2022 saranno dismesse le prime otto. Tutte nel Nordreno Westfalia. Entro il 2030 ne saranno chiuse altre 11. Il resto entro il 2038. Il piano prevede anche che venga salvata la famosa foresta di Hambach dall’opera di disboscamento avviata dal colosso Rewe.

La rinuncia al carbone, a tutela del clima, è un passo decisivo per la tutela dell’ambiente: nel 2018 si calcola che oltre 1/3 delle emissioni di CO2 prodotte dalla Germania siano derivate dalle centrali.

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