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Punti guadagnati e punti persi da Berna a Bruxelles

Su un punto i negoziatori di entrambi le parti sono unanimi: Svizzera e Unione europea hanno interesse a preservare delle buone relazioni e a sviluppare la cooperazione bilaterale. Keystone

La diffidenza nei confronti della Confederazione regna in seno all'Unione europea (UE), allorché i Ventotto si apprestano ad adottare delle conclusioni sul futuro delle loro relazioni con la Svizzera.

Gli europei assegneranno alcuni voti positivi e diversi negativi a Berna, nelle “conclusioni” che adotteranno, probabilmente in marzo, sul futuro delle loro relazioni con la Svizzera. Il testo, composto di dodici paragrafi in quattro pagine, tuttora riservato, servirà da dottrina all’UE per il 2017 e il 2018.

Il paragrafo sulla tassazione delle imprese sarà modificato, in seguito alla bocciatura popolare, nella votazione del 12 febbraio, della Riforma dell’imposizione delle imprese III. Ma anche se la legge fosse stata approvata, Bruxelles avrebbe espresso preoccupazione per la sua applicazione a causa delle “misure opzionali” che i cantoni avrebbero potuto adottare per compensare l’abolizione di alcuni sistemi fiscali preferenziali per le multinazionali. Ma questa è ben lungi dall’essere l’unica apprensione dei Ventotto nei riguardi della Svizzera.

Bruxelles considera ad esempio la legge che il parlamento elvetico ha adottato il 16 dicembre 2016 per risolvere il dilemma causato dall’approvazione dell’iniziativa popolare “contro l’immigrazione di massa”, nel febbraio 2014, “possa essere applicata compatibilmente con i diritti dei cittadini dell’UE” riconosciuti nell’accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone. Ma solo a determinate condizioni: delle “questioni aperte “, in particolare quelle legate ai diritti dei lavoratori frontalieri e all’accesso dei cittadini europei alle offerte di lavoro in Svizzera, dovranno essere “chiarite” nelle ordinanze di applicazione della nuova legge.

Priorità al quadro istituzionale

L’instaurazione di un “quadro istituzionale comune” è una “condizione preliminare” per lo sviluppo della bilateralità settoriale, l’unica via scelta dalla Svizzera per raggiungere nel modo più ampio possibile al mercato interno europeo, rammentano le conclusioni dei Ventotto.

A loro avviso, ciò è indispensabile, tanto più che il funzionamento degli accordi esistenti a volte lascia a desiderare. Denunciando delle “asimmetrie”, si lamentano tra l’altro delle “restrizioni di accesso al mercato svizzero” con cui sono ancora confrontati gli operatori dell’UE, in particolare nei settori agro-alimentare e dei servizi. I Ventotto reclamano anche “l’abrogazione” di alcune misure di accompagnamento dell’accordo sulla libera circolazione delle persone, giudicate illegali da Bruxelles.

Il quadro non è però completamente nero. L’UE elogia l’apertura della galleria ferroviaria transalpina del San Gottardo e la “cooperazione” della Confederazione nei campi degli affari interni (Schengen) ed esterni (partecipazione alle missioni europee).

Bruxelles auspicherebbe tuttavia che la Svizzera adottasse più provvedimenti contro la Russia, colpita da sanzioni dell’UE in seguito alle azioni russe in Ucraina. Secondo l’UE, Berna dovrebbe “allinearsi ulteriormente” alle misure restrittive comunitarie, che taluni reputano troppo facilmente aggirabili.

Segretario di Stato svizzero critico con UE

Il segretario di Stato e negoziatore elvetico nelle trattative con l’Unione europea Jacques de Watteville ha criticato a Bruxelles il blocco dei dossier bilaterali Svizzera-UE, fermi a seguito della votazione sull’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, nel febbraio 2014.

Parlando domenica sera davanti a un comitato politico ristretto dell’Europarlamento ha affermato che tale blocco “è spiacevole e non serve né agli interessi degli uni né a quelli degli altri”, ha riferito ieri il telegiornale della televisione pubblica svizzera tedesca SRF. Aver fermato le trattative danneggia il clima della cooperazione, ha aggiunto il segretario di Stato.

Sono ben 15 gli incarti tuttora bloccati dalla Commissione UE a causa della controversia sull’applicazione dell’iniziativa. “La Svizzera si attende dall’Unione europea che sia posto fine al blocco”, ha dichiarato de Watteville.

La critica del Segretario di Stato ha suscitato la reazione europea. Sempre alla SRF, il negoziatore UE Christian Leffler ha dichiarato: “Gli Stati membri ci hanno chiesto di risolvere il quadro istituzionale prima di prendere nuove iniziative”. In sostanza, si tratta di arrivare a un accordo quadro istituzionale quale base per un ulteriore sviluppo delle relazioni tra Berna e Bruxelles, accordo che non è ancora completato.

(Fonte: ats)

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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