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La Svizzera rischia molto con l’UE

Accordo quadro: incomprensione all’estero per la rottura dei negoziati

una donna e due uomini a un tavolo
La rottura dei negoziati è stata comunicata il 26 maggio da tre consiglieri federali: Karin Keller Sutter, Guy Parmelin (presidente della Confederazione) e Ignazio Cassis. Keystone / Peter Schneider

La Svizzera ha interrotto i negoziati sull'accordo istituzionale con l'Unione europea. Una decisione che all'estero si fatica a capire.

Il governo svizzero ha affossato l’accordo quadro con Bruxelles dopo sette anni di trattative. Secondo il Consiglio federale, i colloqui con l’Ue non hanno portato a soluzioni soddisfacenti. Mercoledì ha così deciso di interrompere i negoziati.

Il governo elvetico ha informato la Commissione europea della sua decisione lo stesso giorno. La negoziatrice svizzera Livia Leu ha consegnato personalmente una lettera alla sua controparte europea a Bruxelles.

La minaccia velata dell’Ue

Immediata la reazione della Commissione europea: “Ci rammarichiamo di questa decisione, visti i progressi compiuti negli ultimi anni”, si legge in un comunicato stampaCollegamento esterno.

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Il governo svizzero ha interrotto i negoziati con l’UE sull’accordo istituzionale.

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Secondo l’Ue, l’accordo quadro avrebbe dovuto garantire le stesse regole a tutti i Paesi che partecipano al mercato unico europeo. “È una questione di equità e di certezza giuridica. Avere accesso privilegiato al mercato unico significa rispettare le stesse regole e gli stessi obblighi”, scrive la Commissione europea.

L’accordo quadro, sottolinea, è essenziale per la conclusione di possibili accordi futuri sull’ulteriore partecipazione della Svizzera al mercato unico. “Senza questo accordo, questa modernizzazione delle nostre relazioni non sarà possibile e i nostri accordi bilaterali invecchieranno inevitabilmente (…)”. Già oggi non sono al passo con ciò che dovrebbero e potrebbero essere le relazioni tra Ue e Svizzera.

Politici europei rammaricati della decisione

Gerhard Zickenheiner, deputato al parlamento federale tedesco (Alleanza 90 / I Verdi), è sorpreso della decisione del governo svizzero. Sulla base delle dichiarazioni della commissione di politica estera del Consiglio nazionale (camera bassa del parlamento svizzero), aveva sperato in un risultato diverso. “Sono incredibilmente deluso e triste”, afferma a SWI swissinfo.ch.

Il politico di Lörrach si dice molto preoccupato, anche per la sua regione. Per le zone di confine, così come per la Svizzera, ci saranno gravi conseguenze a medio termine, sostiene. “I trattati esistenti tra l’Ue e la Svizzera saranno mantenuti, ma stanno già perdendo valore”, dice Zickenheiner, per il quale gli scambi commerciali tra Berna e Bruxelles diventeranno sempre più difficili.

Il deputato tedesco evidenzia un problema poco noto all’opinione pubblica svizzera: con la decisione unilaterale della Svizzera di non firmare l’accordo, scade il mandato negoziale della Commissione europea. Se la Svizzera vorrà di nuovo avere colloqui con Bruxelles, la Commissione dovrà prima ottenere un nuovo mandato dai 27 Stati membri dell’Ue. “Questo mi preoccupa molto, perché potrebbero volerci anni. Ma anche se ci si dovesse rimettere presto al tavolo dei negoziati, ci si troverebbe comunque di fronte alle stesse divergenze”, afferma. In Svizzera, prevede, ci si renderà presto conto che la decisione di mercoledì ha creato più problemi che soluzioni.

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Anche il partito austriaco di orientamento liberale NEOS, che vorrebbe creare una “nuova Europa”, deplora in un comunicato la decisione della Svizzera. Claudia Gamon, europarlamentare del NEOS e vicepresidente della delegazione per le relazioni con la Svizzera al Parlamento europeo, afferma che “l’Ue e la Svizzera sono partner stretti da decenni. Il fatto che ora la Svizzera metta a repentaglio queste buone relazioni è molto preoccupante”.

Diversa l’opinione di Joana Cotar, deputata dell’Afd al parlamento tedesco, che su Twitter scrive di “non farsi mettere i piedi in testa” dall’Ue. In Francia, l’euroscettico Charles-Henri Gallois di Génération Frexit loda la Svizzera per aver “tenuto testa” all’Ue.

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“Non dobbiamo fare l’errore, come abbiamo fatto con la Brexit, di cercare le ragioni della rottura esclusivamente a Berna, come abbiamo fatto allora a Londra. I motivi sono da ricercare anche a Bruxelles”, ha dichiarato alla Wiener Zeitung il relatore austriaco per la Svizzera al Parlamento europeo Lukas Mandl (ÖVP).

L’incomprensione della stampa estera

La Frankfurter AllgemeineCollegamento esterno scrive che l’accesso della Svizzera al mercato interno dell’Ue diventerà ora più difficile e più costoso. Secondo la Süddeutsche ZeitungCollegamento esterno, la rottura dei negoziati sull’accordo quadro potrebbe portare a una sorta di ‘Schwexit’, dato che le relazioni tra Berna e Bruxelles rischiano ora di erodersi lentamente. “Con la rottura dei negoziati, è ormai chiaro che Berna e Bruxelles dovranno adottare un approccio totalmente nuovo per regolare le loro relazioni”.

Per i frontalieri non cambierà in sostanza nulla, anche se il fallimento dei negoziati potrebbe avere un impatto negativo sull’economia della Germania sud-occidentale, commenta il SüdkurierCollegamento esterno.

La rivista europea politico.euCollegamento esterno prevede da parte sua problemi economici per la Svizzera. La Brexit, osserva, ha reso i negoziati più difficili perché l’Ue non voleva apparire più flessibile nei confronti della Svizzera.

Secondo il Financial TimesCollegamento esterno, la decisione di Berna avrà molta risonanza nel Regno Unito, siccome Londra sta cercando di definire la propria relazione con Bruxelles.

Svizzera usata come “cavia”

Il sito della rivista francese Le PointCollegamento esterno dedica un lungo articolo a questa “triste notizia” e rileva che “i principali partiti politici non hanno osato proporre al popolo svizzero di ratificare l’accordo, per timore che la campagna avrebbe steso il tappeto rosso ai populisti euroscettici”.

Svizzera e Unione europea non hanno trovato il modo di rinegoziare l’accordo quadro sul mercato unico che avrebbe consentito alla Confederazione di uscire, in parte, dal suo isolamento per integrarsi ulteriormente con i Paesi comunitari, scrive la RepubblicaCollegamento esterno. “Berna ha deciso, infatti, di lasciar perdere almeno per il momento, consapevole che un eventuale accordo avrebbe suscitato troppi malumori, con le elezioni federali in programma tra poco più di un anno”.

Dal punto di vista del mercato del lavoro non dovrebbe cambiare nulla, se non che l’Ue potrebbe condizionare alle proprie regole l’assunzione di lavoratori distaccati da parte di imprese svizzere, commenta il quotidiano con sede a Roma.

Titolando “L’exit della Svizzera dopo la Brexit”, Il FoglioCollegamento esterno nota che la Brexit c’entra molto con l’attuale contesa sull’accordo quadro con la Svizzera. “I negoziati tra Bruxelles e Berna si sono intensificati e complicati dopo il referendum con cui il Regno Unito aveva deciso di uscire perché l’Ue non voleva incoraggiare Londra a scegliere la strada degli accordi settoriali, che avrebbe potuto compromettere il mercato interno. In sostanza – semplificando molto – la Svizzera è stata usata come cavia per dimostrare al Regno Unito che l’Ue faceva sul serio nel difendere i suoi interessi”.

Traduzione dal tedesco: Luigi Jorio

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