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Accordo sulla vertenza fiscale in vista … forse

Il ministro italiano delle finanze Fabrizio Saccomanni durante l'incontro a Berna con la collega elvetica Eveline Widmer-Schlumpf Keystone

Già preannunciato da diversi anni, continua a slittare un accordo tra Svizzera e Italia sull’importante contenzioso fiscale che divide i due paesi. Nonostante l’ottimismo espresso al termine di un nuovo incontro a Berna tra i rispettivi ministri delle finanze, un’intesa appare ancora incerta.

Gli incontri ad alto livello si moltiplicano: il ministro italiano dell’economia e delle finanze Fabrizio Saccomanni si è intrattenuto due volte nel giro di pochi giorni – la settimana scorsa al WEF di Davos e questo giovedì a Berna – con la ministra elvetica delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf.

E si intensifica anche il dialogo istituzionale: giovedì e venerdì numerosi rappresentanti ed esperti dei due paesi hanno partecipato, sempre a Berna, ai lavori del secondo Forum di dialogo tra la Svizzera e l’Italia. Un’iniziativa lanciata dall’Ambasciata svizzera in Italia e dalla rivista italiana di geopolitica Limes per superare quella “asimmetria che esiste tra la grande importanza dei rapporti bilaterali e la debole percezione nella rispettiva opinione pubblica”, come ha ricordato in apertura del Forum l’ambasciatore elvetico a Roma Bernardino Regazzoni.

Si fa invece attendere il già più volte preannunciato accordo sul contenzioso fiscale, ossia sulla principale vertenza che da diversi anni sta offuscando le relazioni tra i due paesi vicini. Accordo che lo stesso premier italiano Enrico Letta avrebbe voluto negoziare o siglare proprio in questi giorni a Berna, per riportare nella Penisola “quel tesoro di soldi italiani” depositati all’estero, soprattutto in Svizzera. Accordo che, ancora una settimana fa a Davos, sembrava “vicino”, a detta di Saccomani.

Dovrebbe diventare un nuovo ponte d’informazione per avvicinare i due paesi: questo l’obbiettivo di “tvsvizzera.it”, il nuovo sito multimediale d’informazione svizzera per l’Italia, lanciato giovedì a Berna dal direttore generale della Società svizzera di radiotelevisione Roger de Weck, nel corso del Forum per il dialogo tra la Svizzera e l’Italia.

La nuova piattaforma internet permette di riportare nella Penisola i programmi della Radiotelevisione svizzera, molto apprezzati un tempo dal pubblico italiano, che ha dovuto però rinunciarvi dagli anni ’80 in seguito a ragioni legislative, tecniche e soprattutto commerciali.

Il sito vuole offrire contributi di qualità all’audience italiana, non solo nel campo dell’attualità, ma anche attraverso programmi multimediali di approfondimento e di intrattenimento. Uno spazio particolare viene consacrato alle tematiche bilaterali e alle questioni di confine.

L’offerta è arricchita da articoli e dossier prodotti da swissinfo.ch, che ha partecipato alla nascita del nuovo sito d’informazione per l’Italia.

Nuova priorità per il governo italiano

Ma neppure l’incontro di questo giovedì a Berna ha permesso di aprire una breccia. I due ministri delle finanze si sono limitati ad annunciare che intendono definire una “road map” per portare avanti i negoziati. “Un accordo bilaterale rimane il nostro obbiettivo, ma richiederà tempi lunghi per la natura della complessa procedura in Svizzera”, ha indicato il ministro italiano dell’economia e delle finanze, che spera ora di poter concordare una soluzione entro maggio, ossia prima della visita in Svizzera del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano.

Nuovi eventi, proprio di questi ultimi giorni, fanno però affiorare non pochi dubbi sulle prospettive di un accordo. Da parte italiana appare ormai chiaro che la priorità viene data al nuovo decreto legge adottato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri, volto a favorire l’emersione e il rientro dei capitali detenuti dall’estero dai contribuenti italiani. Un decreto che si basa sull’autodenuncia volontaria da parte degli evasori fiscali e che, rispetto alle amnistie varate in passato, non contempla più “forme di anonimato e di condono”.

Le imposte arretrate dovranno essere pagate integralmente dai contribuenti non registrati, che potranno beneficiare, se dichiarano i soldi nascosti, solo di “una riduzione delle sanzioni amministrative o penali fissate dalla legge per i casi di dichiarazione fiscale omessa o di frode fiscale”, ha indicato Saccomanni, convinto del fatto che “gli evasori hanno ormai i giorni numerati”.

“Strumento complementare”

Secondo il ministro italiano, un accordo con la Svizzera non va interpretato come un’alternativa, ma come uno “strumento complementare” al nuovo decreto, che dovrebbe essere convertito in legge dal parlamento nel giro di due mesi. Una visione non proprio condivisa dalla consigliera federale Widmer-Schlumpf, per la quale la Svizzera “non potrà accettare alcuna forma di discriminazione”, come quella prevista dal decreto per la regolarizzazione dei capitali italiani.

Difatti, in base al testo, gli evasori potranno contare su una riduzione delle penalità, fino alla metà, se trasferiscono i loro averi in Italia o in una altro paese dell’UE. La riduzione è invece solo di un quarto, se i capitali rimangono in un paese che non consente uno scambio automatico delle informazioni fiscali, come la Svizzera. Una simile disposizione comporterebbe, si teme, una partenza massiccia di capitali italiani dalle banche elvetiche, in particolare quelle ticinesi, verso altre piazze finanziarie.

A far scemare l’importanza di un accordo fiscale tra i due paesi vi è inoltre il fatto che, in base a quanto emerso pochi giorni fa, l’OCSE e il G20 intendono adottare già entro breve uno standard internazionale sullo scambio automatico d’informazioni, che verrebbe poi introdotto dall’anno prossimo. I tempi si raccorciano anche per la Svizzera, rendendo sempre più vane le convenzioni volte a prolungare ancora un po’ la vita del segreto bancario, come gli accordi Rubik conclusi con la Gran Bretagna e l’Austria, che permettono di salvaguardare l’anonimato dei clienti.

La ministra svizzera dei trasporti Doris Leuthard e il collega italiano Maurizio Lupi hanno firmato questa settimana a Berna un accordo sul finanziamento delle opere di ampliamento previste in Italia per il corridoio di 4 metri sul nuovo asse ferroviario del San Gottardo.

In base all’accordo, la Svizzera verserà un contributo, a fondo perso, di circa 150 milioni di franchi alle autorità italiane per i lavori di adeguamento della linea di Luino, tra il confine di Stato e Gallarate/Novara. Altri 50 milioni di franchi saranno destinati alla linea del Lötschberg-Sempione per interventi a sud di Domodossola

Questi ampliamenti permetteranno di trasportare via rotaia semirimorchi di 4 metri di altezza. Tra le priorità della politica svizzera dei trasporti vi è il trasferimento del traffico di merci dalla strada alla ferrovia, che verrà ulteriormente agevolato dal 2016/17 con l’apertura della nuova galleria ferroviaria del San Gottardo, destinata a diventare la più lunga del mondo con i suoi 57 chilometri di lunghezza.

Meglio delle liste nere

Un accordo simile è ormai fuori discussione”, ha ammesso Eveline Widmer-Schlumpf, per la quale Rubik potrebbe tutt’al più servire da modello, in un’eventuale intesa con l’Italia, per la regolarizzazione degli averi non dichiarati del passato. “Concordiamo pienamente sul fatto che la soluzione dei nostri problemi reciproci è nello scambio automatico d’informazioni, nei modi e nei tempi fissati a livello internazionale dall’OCSE e dal G20”, ha affermato il ministro italiano, rallegrandosi per “l’evoluzione della posizione della Svizzera su questo tema”.

A questo punto, a cosa potrebbe ancora servire un accordo bilaterale? Da parte italiana forse a mettere ancora più sotto pressione gli evasori fiscali, mostrando che anche la Svizzera sta ormai per cedere e che le sue casseforti non offriranno più a lungo un rifugio sicuro. Da parte elvetica, invece, un’intesa consentirebbe di ottenere la cancellazione dalle liste nere italiane e l’accesso per le banche svizzere al mercato della Penisola.

“Sono convinto che un accordo apporterà molto di più ai due paesi delle liste nere, che creano degli ostacoli ben reali all’industria di esportazione italiana e svizzera e che frenano la crescita reciproca”; ha sottolineato il presidente della Confederazione Didier Burkhalter nel corso del Forum di dialogo tra la Svizzera e l’Italia.

Altre questioni in sospeso

La mancanza di un accordo sulla regolarizzazione degli averi nascosti non frena solo le relazioni economiche tra i due vicini – l’Italia è il secondo partner economico per la Confederazione, mentre la Svizzera è il sesto per la Penisola – ma ostacola anche i progressi sulle altre questioni bilaterali in sospeso. Tra queste, l’accordo sui frontalieri che il canton Ticino vorrebbe rinegoziare urgentemente, assieme alla Convenzione generale sulla doppia imposizione.

Sia Eveline Widmer-Schlumpf che Fabrizio Saccomanni hanno espresso la loro comprensione per le rivendicazioni ribadite ancora pochi giorni fa dai principali partiti ticinesi, che lamentano gli effetti nefasti della pressione esercitata a livello cantonale dalla manodopera frontaliera, in particolare il dumping salariale e la perdita di posti di lavoro per la manodopera residente. Per passi concreti da Berna e Roma bisognerà però ancora attendere.

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