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Svizzera-Italia: un futuro complementare

Puntare sull'eccellenza dei due paesi per affrontare con rafforzata competitività le nuove sfide economiche. Per Fabrizio Rindi, presidente della Camera di commercio svizzera in Italia, è necessario esplorare altre vie di collaborazione.

In un mondo sempre più interconnesso – tanto nei momenti di euforia, quanto nei periodi di crisi – è necessario pensare a nuove regole affinché il mondo cresca in modo meno vorticoso, ma più solido e stabile.

Presidente della Camera di commercio svizzera per l’Italia (CCSI), Fabrizio Rindi illustra le relazioni economiche tra Svizzera e Italia: dalle difficoltà legate alla libera circolazione delle persone, alle potenzialità di sviluppo. Sui due fronti la CCSI si rivela un partner istituzionale autorevole e affidabile, ma ancora troppo poco sollecitato. Intervista.

swissinfo: Accordi bilaterali e libera circolazione delle persone: per le ditte ticinesi le opportunità di lavorare in Italia sembrano lastricate di ostacoli….

Fabrizio Rindi: Per un lavoratore italiano è più semplice lavorare in Svizzera che per un lavoratore elvetico in Italia. È un dato di fatto, poiché l’Italia è un paese molto complesso in termini di norme e regolamenti: interfacciarsi con la realtà economica italiana non è semplice. Proprio per questo la nostra Camera di commercio rappresenta un sicuro punto di riferimento, anche prima di intraprendere i primi passi per entrare nel mercato italiano.

Devo dire, con un certo dispiacere, che su queste tematiche la CCSI non è molto interpellata, sebbene stiamo compiendo numerosi sforzi per farci conoscere in Ticino e nel resto della Svizzera. Colgo dunque l’occasione per ribadire che presso la CCSI è possibile contare su una completa assistenza.

swissinfo: Si tratta di un problema burocratico, o ci sono anche aspetti legati ad una differente cultura aziendale?

F.R.: La burocrazia ha un peso enorme, specialmente per la realtà delle Piccole Medie Imprese (PMI), per le quali davvero possiamo essere di grande aiuto. Forse il piccolo artigiano svizzero è più in soggezione – mi passi questo termine – verso la realtà italiana di quanto non lo sia l’italiano nei confronti di quella svizzera.

E ha ragione l’artigiano elvetico; il lavoratore italiano quando pensa alla Svizzera l’associa ad un paese con norme chiare e semplici. Lo svizzero, quando guarda alla vicina penisola, vede un paese complicato, per cui vi si avvicina con maggiore diffidenza.

swissinfo: Basterebbe allora bussare alle porte della Camera di commercio svizzera in Italia per vederci più chiaro?

F.R.: Assolutamente sì. Noi offriamo e assicuriamo la nostra consulenza a tutte quelle aziende che vogliono venire ad operare in Italia, al di là della prestazione di lavoro. Assistiamo quelle aziende che vengono in Italia per la ricerca di un partner, piuttosto che per installarsi per sviluppare le proprie attività. Ogni mese riceviamo circa cinquecento richieste di informazioni e chiarimenti.

A volte l’imprenditore ticinese pensa che per il fatto di parlare la medesima lingua e di avere un rapporto di vicinanza con l’Italia, bastano i propri contatti e i propri canali di entrata per inserirsi nel tessuto economico italiano. Ma non è sempre così.

Appoggiarsi alla CCSI significa chiedere sostegno ad una istituzione super partes che, dal punto di vista elvetico, è la porta d’entrata in Italia e quindi gode di una sua ufficialità. Al di là delle relazioni personali, la CCSI è da usare come secondo livello di opinione.

swissinfo: Pronta anche a fare “lobbing”, inteso in senso positivo?

F.R.: Ma certo! La nostra forza, che ci viene anche dalla nostra lunga storia, è proprio quella di essere riconosciuta come istituzione. Questo statuto ci consente pertanto di tutelare gli interessi dei nostri associati attuali, e futuri, in modo più incisivo. Il raggio di attività della CCSI interessa inoltre tutta l’Italia, compresa quella del sud, dove c’è ancora un grande potenziale da esplorare.

swissinfo: Come vede lo sviluppo delle relazioni economiche tra Svizzera e Italia?

F.R.: Al di là dei settori classici, come quello alimentare, e della tipicità di alcune produzioni italiane, i campi molto innovativi in cui vedo importanti spazi di collaborazione, sono legati alle biotecnologie.

Nel mercato globale non possiamo più pensare ad una relazione tra Italia e Svizzera limitata ai due territori. Occorre infatti immaginare una relazione tra paesi basata sulla capacità di mettere insieme le migliori competenze, per andare con maggiore incisività alla conquista di un mercato in grande sviluppo. Dobbiamo in sostanza chiederci come rendere complementari le eccellenze svizzere e italiane, affinché i due paesi possano essere maggiormente competitivi.

swissinfo: Nel recente convegno a Milano si è proprio parlato di competitività. Un ruolo chiave?

F.R.: I concetti chiave dello sviluppo sono due: ricerca delle eccellenze e competitività. Se è vero che il ruolo della CCSI è di facilitare quotidianamente le attività delle PMI, è altrettanto vero che abbiamo la responsabilità di riflettere su nuove strategie in termini di relazioni d’affari tra i due paesi.

I parametri del “World economic forum” sono così dettagliati, che ci consentono di confrontare bene i rispettivi punti di forza e di debolezza delle due nazioni, offrendo preziose indicazioni per migliorare la qualità complessiva del sistema paese.

Il convegno ha permesso di evidenziare che in uno scenario drammaticamente critico come quello che stiamo attraversando, i valori della competitività rimangono fondamentali. Per riemergere e reagire in un mercato che ha comunque bisogno di nuove regole. Cercare in che modo le economie nazionali di Svizzera e Italia possano essere complementari per essere più competitive, è uno degli attuali e futuri obiettivi della CCSI.

swissinfo, Françoise Gehring, Milano

La Camera di Commercio svizzera in Italia (CCSI), attualmente presieduta da Fabrizio Rindi, è un’associazione senza scopo di lucro, attiva dal 1919, riconosciuta dalle autorità italiane e svizzere.

Il suo compito è quello di favorire lo sviluppo e la crescita delle relazioni commerciali, industriali ed economiche tra i due Paesi, con particolare riguardo alla Piccola e Media Impresa e si caratterizza come una delle Camere estere più solide e dinamiche. Alla CCSI sono iscritte circa 500 imprese.

La Camera di Commercio svizzera in Italia si basa su un articolato network di relazioni con i principali operatori istituzionali del mondo commerciale e economico italiano ed elvetico quali Associazioni di categoria, consorzi, università, ministeri e rappresentanze diplomatiche.

I due paesi sono strettamente legati dal punto di vista economico e culturale. Dopo la Germania, l’Italia è dal 2004 il secondo partner commerciale della Svizzera in ordine di importanza.

Più del 75% degli scambi commerciali tra la Svizzera e l’Italia avvengono con la parte nord della Penisola, Toscana compresa. Va sottolineato che nel 2006 le esportazioni svizzere nelle regioni del sud e centro Italia sono aumentate di più di quelle verso le regioni del nord

L’Italia rappresenta il secondo fornitore della Svizzera (11% delle importazioni) e costituisce il terzo mercato di esportazione (9%). Dal punto di vista italiano, la Svizzera è il sesto mercato per le esportazioni e l’undicesimo per le importazioni.

Nel 2007 le esportazioni svizzere a destinazione del Bel Paese e le importazioni in provenienza dal mercato della penisola, hanno registrato entrambe un aumento dell’11%.

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