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Svizzera-Europa: l’Unione affila le armi

L'ambasciata europea a Berna avrà qualche gatta da pelare... Keystone

Le relazioni tra la Svizzera e l'Unione europea sono «buone, intense e complete», ma devono essere riviste nella loro integralità. È quanto figura in un documento dei Ventisette, che non risparmiano qualche frecciatina al sistema fiscale elvetico.

Come valutare la via bilaterale scelta dalla Svizzera per avvicinarsi all’Unione europea? Ha «senza dubbio raggiunto i suoi limiti», si sente dire a Bruxelles. E il funzionamento di alcuni accordi? Continua a «preoccupare», così come il sistema fiscale elvetico che rappresenta un rischio per la concorrenza.

La presidenza belga dell’Unione europea ha presentato venerdì un primo bilancio delle relazioni tra la Svizzera e Bruxelles. Il testo sarà discusso il 10 dicembre dal gruppo dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) e sottoposto all’approvazione dei ministri degli esteri il 13 dicembre.

Anche se la diplomazia elvetica farà di tutto per calmare i toni, questo primo documento testimonia l’irritazione crescente di Bruxelles nei confronti della Svizzera e della sua politica fiscale.

Non tutto è rose e fiori

L’Unione europea si è rallegrata dei progressi compiuti dal dicembre 2008, quando era stato pubblicato il primo bilancio – piuttosto critico – delle relazioni diplomatiche con la Svizzera. Oltre all’adesione a Schengen e al traforo ferroviario del San Gottardo, Bruxelles ha lodato la disponibilità elvetica ad aiutare economicamente Bulgaria e Romania, entrate ufficialmente nell’UE il primo gennaio 2007. E in un periodo in cui gli Stati balcanici occidentali spingono sempre più per avere un posticino tra i Ventisette, Berna è stata apertamente invitata a continuare a dar prova della sua «forte solidarietà».

Se nel complesso i rapporti con la Confederazione sono stati definiti «buoni, intensi e completi», l’Unione europea ha sottolineato la necessità di cambiare rotta: «nei prossimi anni, la sfida più importante sarà quella di andare oltre al bilateralismo, che ha chiaramente mostrato i suoi limiti». La gestione degli oltre 100 accordi è diventata «estremamente complessa» a causa «dell’assenza di aggiustamenti istituzionali orizzontali», si legge ancora nel documento.

Adeguamento alle norme europee

L’Unione europea ha poi puntato il dito contro il sovraccarico amministrativo e l’incertezza giuridica legata all’attuale politica di integrazione europea della Svizzera.

Per l’Unione è necessario instaurare dei meccanismi che permettano di adattare rapidamente gli accordi esistenti all’evoluzione del diritto comunitario, di sorvegliarne e garantirne l’applicazione così come di risolvere le inevitabili controversie che caratterizzano le relazioni tra Berna e Bruxelles. Tutto ciò in un periodo in cui la Svizzera si appresta ad entrare nel pieno della campagna elettorale per le elezioni federali del 2001, col rischio che questo sensibile dossier venga strumentalizzato da più parti.

Bruxelles ha poi ribadito l’importanza di assicurare «un’applicazione e un’interpretazione omogenea della legislazione e della giurisprudenza europea», in modo da poter preservare l’integrità del mercato unico europeo. Malgrado i numerosi appelli, la Svizzera è però lungi dall’aver risolto il problema, denuncia l’UE, che si dice «molto preoccupata» dall’introduzione di alcune «misure legislative» incompatibili con il funzionamento degli accordi di libero scambio e degli accordi sulla libera circolazione delle persone.

Fiscalità sotto accusa

Il testo elaborato dall’Unione europea accorda ampio spazio alla questione fiscale e si rammarica in particolare che la Svizzera non sia ancora riuscita a risolvere la controversia sulla fiscalità cantonale delle holding. I Ventisette hanno però omesso di ricordare che lo scorso anno era stata soprattutto l’Italia ad opporsi al compromesso raggiunto tra Berna e la Commissione europea.

Bruxelles ha poi puntato il dito contro l’entrata in vigore della nuova politica regionale svizzera, che potrebbe danneggiare la concorrenza da una parte all’altra della frontiera elvetica.

Infine, l’Unione europea ha invitato la Confederazione al dialogo in vista dell’applicazione sul nostro territorio del codice di buona condotta che i Ventisette hanno adottato nel 1997 nell’ambito della fiscalità delle imprese.

La Svizzera sta negoziando con l’UE un accordo di libero scambio agricolo. Un altro accordo è in preparazione per il settore dell’elettricità.

Berna ha inoltre adottato dei mandati di negoziazione per il commercio dei diritti di emissioni di CO2, per i programmi di navigazione satellitare e per la partecipazione all’Agenzia europea di difesa.

Il codice di comportamento relativo all’imposizione delle imprese concordato tra gli Stati membri dell’UE continua a dar filo da torcere alla Svizzera. Il governo elvetico ha incaricato i dipartimenti competenti di discutere di un’eventuale apertura di discussioni con Bruxelles.

1961: Sette paesi, tra cui la Svizzera, siglano il trattato che instaura l’Associazione europea di libero scambio (AELS).

1963: La Svizzera entra a far parte del Consiglio d’Europa.

1992: Il governo svizzero presenta la domanda per aprire dei negoziati in vista di un’adesione all’Unione Europea. La richiesta è tuttora in sospeso.

2006: Il rapporto del governo sull’integrazione europea sottolinea a chiare lettere che la politica europea della Svizzera è basata sulle relazioni bilaterali.

Dal 1972, Berna e Bruxelles hanno firmato circa 120 trattati bilaterali.

(Traduzione e adattamento dal francese, Stefania Summermatter)

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