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Svizzera e Lussemburgo fianco a fianco

Battaglia comune per i privilegi fiscali: Luc Frieden (a sinistra) e Hans-Rudolf Merz (foto: Reuters)

Nel contenzioso fiscale che la oppone all'Unione europea, la Svizzera ottiene il sostegno del Lussemburgo. Secondo i due paesi, i privilegi in questo settore non vanno aboliti.

Il consigliere federale Hans-Rudolf Merz e il ministro lussemburghese delle finanze e della giustizia Luc Frieden hanno difeso le rispettive pratiche fiscali.

Recentemente, Arnaud Montebourg, portavoce della candidata socialista alla presidenza francese Ségolène Royal, ha severamente criticato i “sistemi predatori” dei “paradisi fiscali svizzeri”, dopo la trasferta a Gstaad (BE), per motivi fiscali, della star francese Johnny Hallyday. Il deputato socialista transalpino ha pure pungolato i “paradisi” lussemburghesi, del Liechtenstein e di Monaco.

Favorevole alla concorrenza fiscale e alla libera circolazione delle persone, Luc Frieden si è detto sorpreso del modo con cui si è espresso il portavoce di Ségolène Royal. “Montebourg non ha argomentato, ma solo indicato dei cliché”, ha detto il ministro lussemburghese martedì a Berna. “Le sue affermazioni non rispecchiano la realtà dei nostri paesi”, ha aggiunto.

“Un attacco contro la fiscalità cantonale è un attacco alla sovranità svizzera”, ha indicato da parte sua il ministro delle finanze elvetico.

Hans-Rudolf Merz ha definito i vari sistemi cantonali di sgravio fiscale “legittimi”. Questi sistemi – ha sottolineato – non violano gli accordi di libero scambio. Dato che la Svizzera non fa parte del mercato unico dell’Unione europea (UE), non è tenuta a modificare la sua pratica e non può dunque essere in errore.

La Svizzera e il Lussemburgo – ha ricordato Merz – dispongono di piazze finanziarie forti e, di conseguenza, hanno interessi comuni. Sia Merz che Frieden hanno ribadito che i due Paesi sono “ottimi partner in molti settori”.

“Accuse ridicole”

In un’intervista pubblicata mercoledì dal quotidiano zurighese Tages-Anzeiger (TA), il ministro lussemburghese ha affermato che “gli attacchi contro la Confederazione sono dovuti da un lato all’insufficiente conoscenza del sistema federalista svizzero, dall’altro all’invidia. Se sempre più aziende e cittadini abbandonano un paese, lo Stato in causa dovrebbe cercare di migliorare le proprie condizioni-quadro invece di accusare gli altri”.

A Bruxelles, le opinioni sembrano però essere ben diverse. In riferimento ai privilegi fiscali concessi da alcuni cantoni elvetici alle società holding, la Commissione europea parla di aliquote fiscali “truffaldine”.

Secondo Frieden, sortite del genere sono tuttavia “ridicole”. “Il fatto che alcuni Stati applichino tassi inferiori ad altri non implica che si possa parlare di concorrenza fiscale sleale o di truffa. Questa terminologia è assolutamente inaccettabile”, ha detto al TA.

Sempre dal foglio zurighese, il ministro lussemburghese ha poi sottolineato come l’UE sia oggi “molto meno perfetta di quello che vorrebbe essere. Si tratta tuttavia di qualcosa di unico. Senza di essa oggi in Europa non ci sarebbero pace e stabilità. Svizzera e UE devono imparare gli uni dagli altri ed ascoltarsi reciprocamente”.

Doris Leuthard controcorrente

Nel corso della trasmissione politica “Infrarouge” diffusa martedì sera dalla Televisione della Svizzera francese, anche la ministra dell’economia Doris Leuthard si è occupata del sistema fiscale elvetico, soffermandosi sui privilegi che vengono accordati da alcuni cantoni a stranieri facoltosi grazie al cosiddetto sistema della tassazione “globale”.

In merito, la Leuthard si è distanziata dalla posizione più volte difesa dal suo collega di governo Hans-Rudolf Merz, secondo il quale la sovranità cantonale non va intaccata.

“Il sistema attuale danneggia gli svizzeri”, ha affermato la Leuthard citando l’esempio della star svizzera del tennis mondiale Roger Federer e del cantante francese Johnny Hallyday. “Non è accettabile che Federer debba pagare molto di più rispetto ad Hallyday”.

Secondo il quotidiano Blick entrambi guadagnano più o meno 10 milioni di franchi all’anno. Ma, mentre Federer subisce dei prelevamenti fiscali di circa 3 milioni, Hallyday dovrebbe cavarsela con “soli” 300’000 franchi proprio grazie al sistema di tassazione “globale”.

Governo favorevole

Nel frattempo, il Dipartimento dell’economia (DFE) ha relativizzato le dichiarazioni della ministra sostenendo che si è trattato “di un’opinione personale”.

La posizione della Leuthard sui forfait offerti a cittadini stranieri, ha precisato il DFE, non dove essere confusa il contenzioso tra Svizzera e UE sulla tassazione delle imprese.

Della questione si è occupato anche il governo, nel corso della sua seduta settimanale del mercoledì. In una dichiarazione, il Consiglio federale ha tenuto a ribadire il suo pieno appoggio alla tassazione forfettaria in casi particolari, così come ha più volte sottolineato, rispondendo a interventi parlamenti su questo tema.

Il portavoce governativo Oswald Sigg non ha però commentato le dichiarazioni della nuova consigliera federale Doris Leuthard, rilasciate durante la trasmissione televisiva.

swissinfo e agenzie

La disputa tra Svizzera e Unione europea concerne le politiche fiscali in vigore in alcuni cantoni elvetici: secondo Bruxelles, violano l’accordo di libero scambio concluso dalle due parti nel 1972.

La Commissione europea esercita una pressione crescente sulla Svizzera perché elimini le agevolazioni fiscali accordate alle compagnie estere che si installano sul proprio territorio.

L’UE vieta agli stati membri di attirare gruppi stranieri con tasse inferiori a quelle cui sono soggette le compagnie nazionali.

La Svizzera, che non è membro dell’UE, non ha firmato questa clausola.

La tassazione globale viene accordata soltanto a stranieri facoltosi che non conseguono un reddito in Svizzera.

Può essere applicata anche agli svizzeri dell’estero che ritornano in Svizzera, ma soltanto per il primo anno fiscale e a condizione che la loro assenza sia durata almeno 10 anni.

L’imposta pagata in base alla tassazione globale corrisponde, come minimo, a cinque volte l’importo annuale del canone di affitto o del valore locativo della casa occupata.

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