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Il dibattito strumento per formare i giovani alla cittadinanza

quattro ragazzi che dibattono davanti ai loro compagni in una biblioteca.
Perché votare sì? Perché votare no? Con il metodo che l'associazione "La gioventù dibatte" diffonde nelle scuole medie e medie superiori attraverso programmi facoltativi, i ragazzi imparano ad informarsi, decidere ed argomentare. Un esercizio di democrazia che giova alla società e alla crescita personale. Massimo Pacciorini-Job

Un metodo, importato dalla Germania, per consentire ai ragazzi di diventare cittadini attivi: lo divulga nelle scuole nel sud della Svizzera un'associazione, che tesse legami anche in Italia. La parola chiave è: dibattito.

“La democrazia non cade dal cielo. Nemmeno in Svizzera”: è tenendo sempre saldamente presente questo principio che opera “La gioventù dibatteCollegamento esterno” (GD), un’associazione attiva nella Svizzera italiana, il cui scopo principale è la propagazione della cultura del dibattito.

Questa cultura “purtroppo non è affatto diffusa”, lamenta il responsabile di GD, Chino Sonzogni. Ciò va a discapito della qualità della democrazia. I due elementi sono infatti indissociabili: “Non c’è dibattito senza democrazia e non c’è democrazia senza dibattito”. Per questo l’associazione lavora prioritariamente con i giovani, che vanno formati all’esercizio dei diritti politici.

Il potenziale partecipativo ci sarebbe. Le manifestazioni per il clima e quelle contro il razzismo, sulla scia del movimento Black Lives Matter negli Stati Uniti, lo dimostrano.

In piazza si può manifestare, non decidere

D’altra parte, però, vari studi evidenziano che la stragrande maggioranza dei giovani non prende parte alla vita politica. Per GD, occorre quindi imperativamente stimolarli a farlo, fornendo loro gli strumenti necessari.

“I giovani devono capire che non basta manifestare, poiché le decisioni non si prendono in piazza, bensì in parlamento e alle urne, e che per raggiungere i loro obiettivi devono partecipare alle votazioni e alle elezioni”, osserva Sonzogni. Tuttavia, spesso non sono preparati per svolgere il ruolo di cittadini attivi.

È qui che entra in gioco la metodologia promossa da GD, che la propone alle scuole medie, medie superiori e professionali, nell’ambito dei programmi facoltativi. “Il dibattito, fondato sui fatti, argomentato e rispettoso dell’altro, è uno strumento fondamentale – benché non sia il solo – di educazione alla cittadinanza”, afferma Sonzogni.

Un ragazzo e una ragazza seduti a un tavolo, davanti a un microfono.
Con convinzione e con capacità di persuasione, certamente. Ma il dibattito deve sempre svolgersi nel rispetto reciproco, come vuole la democrazia. È questa la cultura che diffonde l’associazione “La gioventù dibatte”. Sara Daepp

Informarsi, pronunciarsi, argomentare

Concretamente ciò significa dover rispondere con un sì o con un no a una domanda, saper argomentare perché si è favorevoli o contrari, essere in grado di difendere la propria posizione in modo convincente, essere capaci di confrontarsi con chi è di parere opposto, nel rispetto delle opinioni altrui.

Il dibattito si svolge in tre fasi, con tempi predeterminati, per un totale di 24 minuti. “La sua grande caratteristica è l’assenza di moderatori. C’è solo un «guardiano del tempo», con il campanello. I partecipanti imparano così a gestire il proprio dibattito”, spiega Sonzogni.

Ovviamente, il dibattito richiede una preparazione preliminare, durante la quale i partecipanti apprendono anche a documentarsi, a distinguere le informazioni attendibili da quelle fallaci. Poiché il dibattito è effettuato come gioco di ruolo, i partecipanti non esprimono necessariamente un’opinione personale, ma rappresentano posizioni esistenti nella società, che sono sorteggiate.

Questo significa conoscere bene la tematica, sviluppare il ragionamento e sapersi calare nei panni di chi la pensa diversamente.

Sovente i temi di dibattito scelti da GD sono quesiti – iniziative o referendum – sottoposti al voto popolare a livello federale. I giovani hanno dunque l’opportunità di seguire una sorta di breve apprendistato da protagonisti della democrazia diretta elvetica.

Competizione come stimolo

Il progetto, che nella Svizzera italiana ha preso avvio nell’anno scolastico 2008-2009. Per poterlo diffondere tra i ragazzi, GD deve formare i docenti a questo metodo. Spetta infatti agli insegnanti decidere se offrirlo agli allievi.

Ogni anno GD organizza due concorsi cantonali: uno per gli allievi delle scuole medie superiori, l’altro per quelli delle medie, ai quali in totale hanno già partecipato circa 700 ragazzi. I prossimi sono in calendario rispettivamente il 29 marzo e il 19 aprile 2021.

Guardando sia al nord che al sud

Operativa a livello regionale, GD coltiva da sempre contatti e collaborazioni sia a livello nazionale che fuori dal territorio svizzero. “È naturale che chi promuove il dibattito abbia degli scambi e si guardi attorno costantemente”, osserva Sonzogni.

“Il nostro primo sguardo è rivolto a nord, perché è lì che abbiamo le nostre origini”, prosegue. L’associazione ha infatti adottato il metodo di Jugend debattiert DeutschlandCollegamento esterno, un modello che è stato esportato in molti Paesi e che ben si addice al sistema di democrazia diretta elvetica. GD è inoltre in contatto con associazioni analoghe in altre regioni linguistiche della Svizzera nordalpina, in particolare con Schweiz debattiertCollegamento esterno.

GD rivolge “uno sguardo molto attento anche a sud, ossia all’Italia, per ragioni culturali e linguistiche. Lì vi sono modelli diversi dal nostro, ma molto interessanti”, spiega Sonzogni, che nel Belpaese ha seguito corsi e ha contatti regolari con diverse associazioni.

Gli scambi di GD con l’Italia hanno tra l’altro condotto alla partecipazione di allievi di scuole ticinesi alla competizione Exponi le tue ideeCollegamento esterno all’Esposizione universale del 2015 a Milano. Inoltre, alcuni docenti della zona di confine sono interessati a portare il metodo GD in Italia, rivela Sonzogni.

Non solo giovani

E dalla vicina Repubblica verranno in Ticino due professori, responsabili della Società nazionale Debate ItaliaCollegamento esterno per tenere una conferenza rivolta ai docenti, sul tema “Il dibattito come strumento pedagogico-didattico”. Da notare che l’associazione GD nel 2020 ha esteso le attività: lo scorso settembre ha avviato un programma di conferenze pubbliche, focalizzate sulla democrazia, con relatori provenienti da varie università della Svizzera, che proseguirà nel 2021.

Nel frattempo, GD prepara un’altra novità: “Vogliamo organizzare dei dibattiti intergenerazionali. L’idea è di scegliere un tema in votazione e far dibattere con la nostra metodologia dei politici over 35 con dei giovani”. E Chino Sonzogni è convinto che tanti politici navigati dovrebbero imparare dai ragazzi a dibattere in modo argomentato e rispettoso.

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