Prospettive svizzere in 10 lingue

Superare il distacco tra cittadini e politici

Cosa succede alle democrazie occidentali? I cittadini si stanno allontanando dalla politica o dai politici? Sono domande che mi pongo sempre più spesso.

Non ho una risposta e sono interessato a conoscere altre opinioni e riflessioni su quesiti che, secondo me, sono fondamentali per il futuro delle nostre società, delle democrazie nel mondo e per l’Europa in particolare.

Voglio elencare alcuni eventi che mi riportano al centro delle domande in questione. Lo scorso 1° aprile in Ticino, al di là del risultato ottenuto dalla Lega ticinese (un risultato tra l’altro non previsto), le liste senza partito hanno sfiorato il 20% dei voti.

A Zurigo, a metà aprile il Partito socialista svizzero ha preso sì un colpo, ma i Verdi liberali, che si propongono come movimento e non come partito, sono stati premiati, perché si presentano agli elettori dichiarando di voler affrontare i problemi che la gente sente, senza un approccio ideologico.

A Lucerna, il candidato UDC, Peter Unternäher, è stato sconfitto al ballottaggio da Marcel Schwerzmann “borghese senza tessera di partito”, eletto in una lista che, esplicitamente non si riferiva ad alcuna forza politica.

In Francia, François Bayrou ha ottenuto il 19% dei voti al primo turno delle presidenziali, presentandosi senza un vero partito. Sabato a Roma due manifestazioni si sono contrapposte su un tema fondamentale come la famiglia, in un quadro generale di dissesto e di divisioni all’interno di coalizioni di partiti e all’interno stesso dei partiti.

Sono solo alcuni esempi, i più recenti. La lista potrebbe essere molto più lunga.

Sfiducia nei politici?

Ciò che mi intriga di più è il commento che, sempre con maggior frequenza, si sente circolare: la gente si è allontanata dalla politica! Non mi convince. Basta vedere il tasso di partecipazione alle elezioni presidenziali in Francia.

Credo, al contrario, che la gente si sia allontanata dai politici, dal discorso politico tradizionale, inquadrato in logiche partitiche e spesso in fin troppo evidenti interessi particolari, direttamente legati a lobby ideologiche o economiche.

Mi preoccupa che i politici “tradizionali o professionisti” tentino di analizzare questi problemi, sforzandosi di individuare possibili risposte, restando ancorati a logiche che sono proprie di culture politiche, quelle dei partiti tradizionali appunto, che si esprimono attraverso categorie, come quelle della destra e della sinistra, che hanno ancora ragione di esistere solamente in funzione di criteri interpretativi che vanno necessariamente aggiornati.

Penso che se non usciamo da questo quadro di riferimento non riusciremo a fornire risposte adeguate. Sono convinto che se i politici non accettano di mettersi in discussione e di rimettere in discussione il loro linguaggio e il loro modo di porsi agli elettori, se non tornano alla politica con spirito di servizio nei confronti della società e non esclusivamente della politica, intesa come gestione del potere e come difesa di interessi particolari, il risveglio rischia di essere doloroso e pericoloso per le nostre democrazie.

Altre risposte

È anche sulla scorta di queste considerazioni che ho aderito al progetto del Partito Democratico in Italia. Perché la vera sfida, lanciata da questo progetto, non è quella di creare un nuovo partito, partendo da quelli esistenti come la Margherita e i Democratici di Sinistra, ma è quella di offrire una risposta alla grande volontà di partecipazione che si sente forte nella società italiana, e non solo italiana.

La sfida sta nella capacità di dare voce alla società civile, di rinnovare una classe politica troppo autoreferenziale, di rinnovare veramente e non solo apparentemente la classe politica.

Rinnovare non vuol dire buttare tutto alle ortiche. Non sono per il “tanto peggio, tanto meglio”. Rinnovare significa tornare a confrontarsi con la gente, con i problemi quotidiani. Tornare a capire, a vivere la politica come un servizio.

Rifiutare le semplificazioni estremiste: siano esse di sinistra o di destra. Avere il coraggio politico, in un mondo che corre sempre più veloce, di dire le verità su problemi difficili, complessi e emotivi come l’immigrazione, l’ecologia, la sicurezza sociale.

Rinnovare vuol dire anche ritrovare la forza dell’umiltà. L’umiltà di dire che soluzioni miracolo non esistono, che esiste solo l’impegno, la volontà, il lavoro costante per affrontare i problemi vecchi e nuovi della società.

Un nuovo ruolo

Se riusciamo a fare queste cose e soprattutto se riusciamo a ritrovare il senso dello Stato, il senso dell’interesse nazionale, il senso del bene comune e se questi valori riusciremo a farli predominare sugli interessi partigiani, allora potremmo vincere la sfida.

Ma se cadiamo nel pericolo tutto italiano, di un’operazione gattopardesca tesa a “cambiare tutto per non cambiare niente”, allora la sfida è persa in partenza.

Il popolo italiano non ce lo perdonerebbe. L’esperienza del Partito Democratico italiano è importante, vitale per l’Italia, ma credo sia importante per tutte le democrazie moderne confrontate anch’esse con questi difficili problemi.

Mi auguro veramente che per l’Italia, per l’Europa, avremo la forza, la volontà, la capacità di andare fino in fondo. Lo dobbiamo all’Italia, ma lo dobbiamo anche a noi stessi politici, se crediamo ancora nel ruolo alto al quale gli elettori ci hanno chiamato.

Senatore Claudio Micheloni, Roma

Le opinioni espresse in questa rubrica non riflettono necessariamente la visione di swissinfo.

Nato a Campli in provincia di Teramo (Italia) nel 1952, emigra con la famiglia nel 1960 in Svizzera dove tuttora risiede nel cantone di Neuchâtel. È sposato e padre di due figli.

Di formazione è disegnatore progettista del genio civile. Prima di assumere numerosi incarichi professionali di impegno sociale e politico è stato attivo nel settore come libero professionista.

Claudio Micheloni è stato eletto nel Senato italiano alle ultime elezioni politiche. Fa parte della coalizione di maggioranza condotta dal presidente del Consiglio Romano Prodi.

Dal 1997 al 2000, Claudio Micheloni è stato membro della Commissione Federale Svizzera per gli Stranieri, organo consultivo del Governo e del Parlamento svizzeri.

Dal 1997 è presidente della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera.

Dal 2002 al 2006 è stato segretario generale del Forum per l’integrazione delle migranti e dei migranti in Svizzera.

Nell’aprile 2006 è stato eletto senatore della Repubblica italiana nella Circoscrizione estero, ripartizione Europa. Appartiene al Gruppo dell’Ulivo.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR