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Al via il G20 della crisi del coronavirus

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Un G20 in videoconferenza. Keystone / G20 Riyadh Summit Handout

Un summit virtuale per delle sfide internazionali molto concrete, a cominciare dalla pandemia che uccide e minaccia l'economia mondiale. È un G20 inedito quello cominciato sabato sotto la presidenza dell'Arabia Saudita.

“I nostri popoli e le nostre economie soffrono ancora per questo shock, ma faremo tutto il possibile per superare questa crisi grazie alla cooperazione internazionale”, ha affermato il re salman all’apertura dell’incontro, a distanza, della durata di due giorni.

È apparso accanto al principe ereditario Mohammed bin Salman, in collegamento con i leader delle più grandi potenze mondiali. Emmanuel Macron, Angela Merkel, Xi Jinping, Donald Trump.

È in una situazione inedita di questo tipo, poco propizia per la diplomazia informale e ai negoziati improvvisati, che il G20 deve dare la sua risposta al cataclisma economico e sanitario provocato dal covid-19, che ha ucciso più di 1,3 milioni di persone nel mondo.

A rappresentare la Svizzera c’è la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga che aveva già partecipato al summit straordinario del G20 tenutosi in marzo sul tema della pandemia.

Vaccini per tutti

Diversi appelli sono stati indirizzati al G20 per sostenere finanziariamente l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dopo il moltiplicrsi di promettenti annunci sul vaccino.

Il segretario generale dell’Onu, che ritiene che i vaccini “devono essere un bene di tutti, accessibile a tutti”, ha spiegato che già 10 miliardi di dollari sono stati investiti per lo sviluppo di vaccini, diagnosi e terapie. “Ma mancano ancora 28 miliardi di cui 4,2 prima della fine dell’anno. Sono fondi fondamentali per la produzione industriale e la fornitura dei vaccini” in particolare per i Paesi più poveri, ha detto.

Alcuni leader sono della stessa idea, come il premier britannico Boris Johnson che ancora prima dell’inizio del vertice ha lanciato un appello per “intensificare sostegno collettivo a un accesso equo ai vaccini”. Ma i potenti del mondo sono lungi dall’esprimersi con una sola voce.

Debiti e diritti umani

Il G20 raggruppa Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, India, Brasile, Corea del Sud, Russia, Australia, Indonesia e Arabia Saudita rappresentando dunqe l’80% del commercio mondiale e più dell’85% della ricchezza prodotta annualmente sul pianeta.

Organizzazioni internazionali e Ong lanciano continuamente appelli a questo club di potenti affinché si adoperino per ridurre il debito dei Paesi economicamente meno sviluppati.  

Il G20 ha introdotto in aprile una moratoria per sospendere temporaneamente il pagamento del debito dei paesi più poveri, dal primo maggio alla fine del 2020.

Guterres ha chiesto che questo limite sia prolungato per il 2021.

Sul summit aleggia anche l’ombra del non rispetto dei diritti umani da parte dell’Arabia Saudita, in particolare per il caso Khashoggi e non sono mancate le voci critiche di chi ritiene che il G20 sia una vetrina che il Paese non dovrebbe avere.

Ma il regno sembra volerne approfittare per mettere in luce il suo ambizioso programma di riforme economiche volto a ridurre la sua dipendenza dal petrolio.

Il servizio del Telegiornale:

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tvsvizzera.it/Zz/afp con RSI (TG del 21.11.2020)


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