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Sulle tracce del piccolo principe

Jean-Marc Probst mostra una delle primissime copie del Piccolo principe swissinfo.ch

L'imprenditore svizzero Jean-Marc Probst ha due grandi passioni: i viaggi e il Piccolo principe. Da anni colleziona le edizioni in tutte le lingue del capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry e contribuisce lui stesso a nuove pubblicazioni.

«Tutto è cominciato nel 1980, quando – ancora studente al Politecnico di Zurigo – ho avuto la possibilità di partecipare al gioco televisivo La Course autour du monde [la corsa attorno al mondo], organizzato dalle televisioni francofone, in cui i concorrenti inviavano ogni settimana un servizio giornalistico da una località diversa del pianeta», racconta Probst.

Durante questa esperienza, prosegue, «ho notato che il Piccolo principe era tradotto in tantissimi idiomi. Mi affascinava molto – per esempio – vedere la copertina del libro in arabo e giapponese, due esemplari che ho portato a casa con me. Gli anni seguenti alcuni amici hanno cominciato a regalarmi nuove copie, facendo così crescere la mia piccola collezione».

La vera svolta risale a un decennio fa, quando le possibilità offerte da Internet hanno facilitato notevolmente la comunicazione e gli scambi tra i collezionisti sparsi nei quattro angoli del globo. «Sono in contatto permanente con una ventina di appassionati come me e praticamente ogni giorno dedico qualche minuto a questo hobby. Adesso ho più di 1’100 esemplari in lingue ed edizioni diverse!», dice Probst.

Dal Braille al dizionario T9

Tra i numerosissimi volumi si trovano delle vere e proprie chicche, quali un’edizione del Piccolo principe in Braille, una scritta da un carcerato in prigione e un’altra realizzata utilizzando i numeri corrispondenti alle lettere sulla tastiera del cellulare. «Nella mia collezione – che per scelta contiene solo libri con l’edizione integrale del testo – sono rappresentante circa 200 lingue», rileva.

Tra i pezzi particolarmente pregiati figurano le edizioni originali numerate, di cui Probst possiede la copia numero 260 firmata da Antoine de Saint-Exupéry, acquistata in un’asta a New York. «A seconda dello stato di conservazione, il valore commerciale attuale di esemplari del genere è simile a quello di una piccola automobile».

Jean-Marc Probst non si limita però a collezionare i libri che riesce a scovare durante i suoi numerosissimi viaggi di lavoro e di piacere. «A un certo punto mi sono detto che sarebbe stato bello far tradurre e pubblicare il Piccolo principe in lingue che non esistono ufficialmente, ma che sono parlate quotidianamente».

Ul principe pinin

Una delle prime esperienze in questo senso è stata la pubblicazione del Piccolo principe in dialetto ticinese, con il titolo Ul principe pinin.

«La traduzione in dialetto – a cura di Gianni Ballabio – è un regalo di compleanno dei miei tre figli: per due anni è rimasta un’opera unica, fino a quando ho trovato un editore!».

«Pubblicare il testo in una nuova lingua non è facile: infatti è necessario dapprima trovare un traduttore, in seguito un editore e da ultimo si devono negoziare i diritti d’autore con l’editore Gallimard, il quale deve a sua volta tutelare gli interessi degli eredi di Saint-Exupéry», precisa.

Per quanto concerne il dialetto ticinese, racconta Probst, «è stato inoltre necessario dimostrare – grazie a un parere accademico – a Gallimard, inizialmente scettico, che vi sono differenze significative con quello lombardo».

Grazie alla tenacia di Probst il progetto è finalmente andato a buon fine nel 2008, ottenendo un successo superiore a ogni aspettativa: «L’editore ticinese ha persino riacquistato buona parte delle copie che mi ero impegnato a comprare come garanzia! Inoltre il libro – quasi introvabile – è ora diventato un oggetto di culto per i collezionisti. Ciò dimostra che il dialetto ticinese è una lingua vivissima», esclama.

Ed uno dei passaggi più celebri del libro suona così nell’edizione ticinese: «Ecu ul mè segrétt. L`è pròpi ciar: sa véd ben dumà cul cör. L`essénzial al sà véd mia cunt i öcc» [Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi].

Un libro di testo e un sogno

Un altro recente progetto legato al Piccolo principe ha portato Jean-Marc Probst fino ad Hargeisa, capitale del Somaliland, uno Stato dell’Africa orientale autoproclamatosi indipendente nel 1991 ma non riconosciuto internazionalmente.

«Per caso ho saputo della presenza a Losanna di un rifugiato politico, ex professore a Mogadiscio e autore di un dizionario francese-somalo. Mi sono quindi rivolto a lui per la traduzione e a un amico editore – Pierre Marcel Favre – per la pubblicazione. Ci siamo poi recati insieme, con otto valige cariche di libri, per consegnare i volumi alla ministra dell’educazione nazionale del Somaliland, Samsam Cabdi Aadan». I 500 kg di libri saranno utilizzati come libri di testo nelle scuole.

Conclusa quest’ultima iniziativa, Probst ha già in serbo un altro progetto a scopo umanitario per il 2010: «Mi piacerebbe moltissimo riuscire a pubblicare il Piccolo principe in tibetano, magari con una prefazione del Dalai Lama». E la lista è ancora lunga: «Sto anche pensando a una versione in lingala, un idioma parlato da milioni di persone in Africa».

I segreti della volpe

Chiediamo infine al collezionista se e quali emozioni riesce ancora a trasmettergli il libro di Saint-Exupéry. «Per essere onesto, sono passati diversi anni da quando l’ho letto l’ultima volta dall’inizio alla fine», ammette Probst.

Ciononostante, «rileggo regolarmente alcuni passaggi che continuano a parlarmi. Per esempio il ventunesimo capitolo, in cui il piccolo principe incontra una volpe che gli confida un certo numero di segreti. In particolare, gli ricorda che siamo responsabili di ciò che addomestichiamo. Ritengo sia una bella etica di vita, in tutti gli ambiti».

«È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante». «È il tempo che ho perduto per la mia rosa…» sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.

«Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…».

«Io sono responsabile della mia rosa…» ripeté il piccolo principe per ricordarselo
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Antoine de Saint-Exupéry è nato nel 1900 a Lione in una famiglia aristocratica e cattolica. Durante il primo dopoguerra fu pilota militare e in seguito pilota civile.

Mobilitato allo scoppio della seconda guerra mondiale, dopo l’occupazione della Francia si trasferì a New York, e negli anni 1943-44 compì varie missioni belliche. Il 31 luglio 1944 decollò dalla Corsica, ma non fece più ritorno.

Nei suoi scritti Antoine de Saint-Exupéry ha trasposto la propria esperienza di pilota militare e civile, sublimandola in una meditazione sulla vita.

Il suo nome è legato soprattutto alla favola allegorica – da lui stesso illustrata – Le petit prince (Il Piccolo principe), pubblicato per la prima volta a New York nel 1943.

Giunto sulla Terra da un pianeta lontano, il piccolo principe – immagine metaforica del fanciullo che sopravvive nell’uomo – soccorre l’aviatore e ne è a sua volta soccorso, condividendo con lui le stesse esperienze.

Oltre al Piccolo principe, uno dei testi più tradotti al mondo dopo la Bibbia e il Corano, tra le altre opere di Saint-Exupéry figurano Vol de nuit (1931), Terre des hommes (1939), Pilote de guerre (1959).

Fonti: Enciclopedia Treccani, Wikipedia

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