Prospettive svizzere in 10 lingue

Sulle piazze svizzere l’italiano risuona da secoli

Studenti in piazza a Bellinzona: anche qui gli slogan e le canzoni sono in italiano Keystone

«L'italiano in piazza» è il titolo dell'VIII settimana della lingua italiana nel mondo. Un invito a scoprire la storia dell'italiano da città a città, da piazza a piazza. Ne abbiamo parlato con il linguista Sandro Bianconi, per non dimenticare la Svizzera.

La Svizzera è l’unico paese al mondo, oltre all’Italia (e a San Marino e al Vaticano), dove l’italiano è lingua ufficiale. In Ticino e in alcune valli dei Grigioni è, nelle sue varianti dialettali, l’idioma principale, sin dal medioevo.

Il linguista ticinese Sandro Bianconi si è occupato a più riprese della storia dell’italiano in Svizzera. Le sue ricerche sono confluite qualche anno fa nel libro «Lingue di frontiera», primo tentativo di una storia complessiva dell’italiano in Ticino e nei Grigioni.

swissinfo: Nel medioevo il volgare parlato nelle piazze delle città italiane entrò nei palazzi del potere, diventando lingua scritta. Cosa accadeva in quegli anni nelle piazze di Bellinzona, Lugano o Roveredo?

Sandro Bianconi: Nelle piazze si parlava evidentemente il dialetto, lingua materna della maggior parte della popolazione. Però c’erano altri fenomeni che hanno favorito la diffusione dell’italiano. Penso in particolare all’emigrazione.

Dalle rive del Lago Maggiore per esempio gli uomini sono emigrati per secoli verso l’Italia centrale. Tornati al loro villaggio continuavano a utilizzare la lingua appresa a Firenze, Pistoia o in altre città toscane. L’italiano di derivazione toscana è entrato così nell’uso quotidiano di alcune aree.

swissinfo: Questo a proposito dell’italiano parlato. Ma nel suo libro ricorda che nell’attuale Canton Ticino anche l’italiano scritto arrivò abbastanza presto…

S.B.: Sì, questo avvenne già nel Quattrocento. L’attuale Ticino faceva parte allora del ducato di Milano. All’epoca la cancelleria di Milano aveva riformato radicalmente l’uso della lingua scritta. Se prima usava una lingua molto segnata da influssi dialettali, nel Quattrocento adottò un modello improntato al toscano.

I funzionari del ducato di Milano che risiedevano a Bellinzona, nella loro corrispondenza con Milano usavano quel modello linguistico, al pari dei loro omologhi di Bergamo o di Pavia. In questo modo anche in Ticino si diffuse un italiano scritto di derivazione toscana. Questa evoluzione riguardò tuttavia solo settori della popolazione di rango elevato.

swissinfo: Le cose andarono in maniera diversa nelle valli del Grigioni italiano, che si erano staccate già nel tardo medioevo dal loro retroterra lombardo…

S.B.: Di solito si ritiene che l’italiano cominci davvero ad essere praticato solo alla fine dell’Ottocento. Ma se si pone l’attenzione sui fenomeni religiosi che hanno interessato alcune valli dei Grigioni nel Cinquecento, ci si accorge che le cose stanno in modo un po’ diverso.

Nel XVI secolo una cinquantina di profughi italiani per motivi religiosi trovò rifugio nel territorio delle Tre Leghe (l’attuale Canton Grigioni). Nelle valli grigionesi, questi profughi si dedicarono alla diffusione della nuova fede, attraverso la predicazione e la distribuzione di scritti.

Venivano da tutte le parti d’Italia e ne parlavano i dialetti. Per fare opera di proselitismo, dovevano adottare una lingua comune a tutti. Questa lingua non poteva essere né il latino, né il tedesco, né i dialetti locali. Adottarono dunque l’italiano come veicolo per la diffusione della Riforma. Del resto i testi religiosi dell’epoca, tra cui vi sono raccolte di canti religiosi, libri di preghiere e catechismi, sono tutti in italiano.

swissinfo: Un fenomeno analogo, anche se di segno religioso opposto, lo conobbero anche le valli grigionesi interessate dall’azione della Controriforma…

S.B.: In Mesolcina, che era rimasta cattolica, c’era il rischio di infiltrazione delle nuove idee. La situazione suscitò la preoccupazione della chiesa cattolica e in particolare di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, che a fine Cinquecento organizzò un viaggio in Mesolcina per contrastare l’avanzata dell’«eresia».

Oltre che a contrastare direttamente l’infiltrazione riformata, per esempio attraverso il rogo dei libri eretici, l’operazione servì a diffondere i principi della fede cattolica nella versione elaborata dal Concilio di Trento. E anche in questo caso la lingua che servì a diffondere il messaggio, attraverso canti, preghiere, catechismi, prediche, fu l’italiano.

swissinfo: In Ticino invece il Cinquecento segnò il distacco dal ducato di Milano, in seguito all’occupazione da parte dei cantoni svizzeri. Questa svolta epocale influì sull’evoluzione dell’italiano nella regione?

S.B.: Nel Cinquecento arrivarono gli svizzeri, è vero, ma i contatti commerciali, culturali e religiosi con la Lombardia proseguirono senza soluzione di continuità. Le cose cambiarono nell’Ottocento, con la costituzione come cantone sovrano e il distacco dalle diocesi di Milano e di Como. Ma anche allora nessuno mise davvero in discussione i legami culturali con Milano e la Lombardia.

L’impatto più forte venne piuttosto dall’apertura della galleria ferroviaria del Gottardo nel 1882 e dall’arrivo massiccio in Ticino di persone e capitali provenienti dalla Svizzera tedesca. All’inizio del Novecento questa presenza venne percepita come minaccia per l’italianità.

La reazione sia del Ticino, sia della Confederazione condusse comunque ad una maggiore attenzione alla pratica linguistica in pubblico e l’italiano ottenne un rispetto e un riconoscimento mai più messo in dubbio in seguito.

Intervista swissinfo: Andrea Tognina

La settimana della lingua italiana nel mondo, che quest’anno si tiene dal 20 al 26 ottobre, è un evento internazionale di promozione dell’italiano, organizzato dal Ministero degli esteri italiano in collaborazione con l’Accademia della crusca.

Il tema di questa ottava edizione è «L’italiano in piazza». Con la sua centralità nella vita politica, culturale ed economica delle città italiane, la piazza è un luogo emblematico per la storia dell’italiano e delle sue varianti regionali.

In vari paesi anche le ambasciate e i consolati svizzeri propongono attività culturali collegate alla settimana dell’italiano. Quest’anno nelle rappresentanze svizzere in quattro continenti si terranno oltre una trentina di eventi culturali, volti a promuovere lingua e la cultura della Svizzera italiana.

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