Prospettive svizzere in 10 lingue

Suicidi assistiti: occhi puntati sul voto zurighese

Aiuto al suicidio: un voto zurighese che rappresenta un segnale per il governo svizzero Keystone

Gli svizzeri sapranno entro l'estate, se vi sarà un inasprimento nelle condizioni per l'assistenza al suicidio. Le organizzazioni attive in questo campo mettono in guardia contro i divieti. Ma è proprio quello che esigono due iniziative popolari nel cantone di Zurigo.

“Libertà alla fine della vita!” contro “Salva la vita”: con questi slogan contrapposti, oppositori e sostenitori delle due iniziative fanno campagna per la votazione, che ha luogo il 15 maggio nel cantone di Zurigo.

Un testo prevede di chiedere al parlamento svizzero di rendere punibile qualsiasi forma di istigazione e di aiuto al suicidio. L’altro testo vuole porre fine al cosiddetto “turismo della morte”, limitando l’aiuto al suicidio a chi risiede nel cantone da almeno dieci anni.

L’interesse per l’esito dello scrutinio travalica ampiamente i confini cantonali. Non solo perché una votazione su un tema analogo – il suicidio assistito nella case per anziani – si svolgerà probabilmente nel 2012 nel cantone di Vaud. Ma soprattutto perché il governo federale deve presentare un disegno di legge che disciplini l’assistenza organizzata al suicidio.

Benché non disciplinate a livello legislativo, in Svizzera l’eutanasia attiva indiretta (impiego di mezzi per alleviare le sofferenze, che come effetto secondario possono abbreviare la vita) e quella passiva (rinuncia o sospensione di terapie di sostentamento vitale) sono autorizzate. A condizione, però, che l’accompagnamento alla morte non sia legato ad alcun motivo egoistico (art. 115 del Codice penale svizzero e art. 119 del Codice penale militare).

A partire dagli anni ’90, tuttavia, la pressione sui politici è cresciuta. Ad accentuarla sono stati alcuni scandali legati a suicidi assistiti di malati psichici, come anche l’aumento del numero di stranieri che vengono in Svizzera per morire.

Una patata bollente, tre ministri

L’ex ministro della giustizia Christoph Blocher voleva mantenere lo statu quo. La grigionese Eveline Widmer-Schlumpf, succedutagli alla testa del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) all’inizio del 2008, avrebbe invece voluto introdurre un divieto generale. Ma i suoi intenti si sono scontrati con una levata di scudi. La palla è ora nel campo della socialista Simonetta Sommaruga: in capo al DFGP dal 1° novembre 2010, la ministra ha promesso un nuovo progetto nel primo semestre del 2011.

Ecco perché il voto zurighese ha un alto valore simbolico. Se nessuno pronostica una vittoria dei due testi – considerati entrambi praticamente inapplicabili perché violano il principio di non discriminazione tra i cittadini –, c’è però “bisogno di un risultato chiaro per dare un segnale forte a Simonetta Sommaruga”, dice il portavoce della sezione svizzera tedesca di Exit, Bernhard Sutter.

La socialista, comunque, ha detto di volere includere la prevenzione del suicidio e le cure palliative nel suo progetto. Ma per i partiti che cercano di proibire il suicidio assistito nel cantone di Zurigo (il Partito evangelico e l’Unione democratica federale, che ha una forte connotazione cristiana), il suicidio assistito e le cure palliative sono antagonisti.

“Egoismo e mancanza di pietà”

“L’assistenza al suicidio è frutto di un egoismo e una mancanza di pietà crescenti. Grazie al 1968 …”, ha affermato in parlamento cantonale zurighese il deputato dell’UDF Michael Welz, secondo il quale occorre dare la preferenza alle cure palliative.

Inoltre, secondo gli avversari del suicidio assistito, questa pratica “danneggia l’immagine di Zurigo”. Senza contare, aggiungono, che costa caro ai contribuenti: tra i 3’000 e i 5’000 franchi per caso per le analisi di medicina legale. “Chi si toglie la vita non muore con dignità, ma nella sofferenza morale e nella disperazione”, sostengono.

I fautori del suicidio assistito, invece, insistono sul diritto all’autodeterminazione, regolarmente plebiscitato dagli svizzeri nei sondaggi. Tra il 70 e l’80% degli elvetici è favorevole al suicidio assistito. Al contrario, la maggioranza si oppone al “turismo della morte”.

Più suicidi violenti?

Sia Exit sia Dignitas, pur non facendo una campagna congiunta, mettono in guardia contro i divieti e gli ostacoli insormontabili per ottenere il via libera da un medico. “Senza il suicidio assistito, ci sarebbero ancora più persone che cercherebbero di suicidarsi in modo violento, come gettandosi sotto un treno o saltando da un ponte”, sostengono.

Secondo lo studio tedesco Althaus & Ringel, pubblicato nel 2007, il 30% dei circa 12mila suicidi ogni anno riguarda persone affette da malattie. E circa il 10% delle cadute e degli incidenti stradali di cui sono protagonisti anziani sarebbe intenzionale.

Questi risultati sono pubblicati nel Bollettino 4/2010 di Exit, che dà anche la parola al professore di sociologia canadese Russell D. Ogden. Quest’ultimo giudica l’attuale modello svizzero, come uno dei migliori al mondo. “Tutti i casi di suicidio assistito sono sottoposti a inchiesta da parte delle autorità e possono essere documentati”, osserva.

Evitare la via dell’elio

Ma se l’esecutivo federale ostacolasse maggiormente l’accesso all’assistenza alla morte, “perderebbe il controllo che cerca di ottenere. Ne risulterebbe che i criteri cautelativi sarebbero seguiti meno attentamente di quanto fanno oggi le organizzazioni specializzate”. Il sociologo si riferisce ai casi di suicidio con l’elio, che aumentano in paesi – come per esempio la Germania – che vietano l’aiuto al suicidio.

Dignitas, che ogni anno accompagna alla morte un centinaio di persone (un terzo in meno rispetto alla media prima del 2008, quando nel cantone di Zurigo è stato introdotto l’obbligo di consultare un medico due volte invece di una), ha utilizzato l’elio quattro volte nel 2008. Ma da allora ha deciso di rinunciarvi. Exit afferma di non utilizzare mai questo gas.

Nel frattempo, la necessità di una popolazione che invecchia di avere libera scelta sull’ultima ora sembra sempre più grande. Nel 2010, Exit ha registrato 4’000 nuove iscrizioni: il più grande incremento annuo della sua storia.

L’assemblea generale dell’organizzazione ha ora deciso di “impegnarsi a facilitare l’accesso ai mezzi letali” per le persone di età avanzata, perché i lunghi test sono spesso dolorosi per questi pazienti. La capacità di discernimento resta una conditio sine qua non. I dettagli di queste nuove procedure, che Exit certifica legali, non sono ancora noti.

Oltre che nel cantone di Zurigo, dove in totale gli oggetti sottoposti a votazione sono dieci, il 15 maggio gli elettori sono chiamati alle urne anche in altri 11 cantoni.

Fra questi c’è Uri, dove al voto popolare sono sottoposti un’iniziativa lanciata dai Giovani dell’Unione democratica di centro e un controprogetto del governo cantonale, che riguardano la galleria autostradale del San Gottardo.

Secondo i progetti della Confederazione, tra il 2020 e il 2025 saranno eseguiti lavori generali di manutenzione che richiederanno la chiusura del tunnel per almeno 900 giorni.

Una prospettiva che ha sollevato proteste in Ticino e, appunto, nel cantone di Uri, allarmati dalle conseguenze che ciò avrebbe sulle loro economie.

Per evitare il blocco, i Giovani UDC del canton Uri propongono di inoltrare alle Camere federali un’iniziativa cantonale che chiede di realizzare un secondo traforo prima che sia necessario risanare quello attuale. Una volta completati i lavori, entrambi i tubi sarebbero mantenuti in esercizio, ma con una sola corsia per parte.

Il governo urano ha elaborato un controprogetto – approvato dal parlamento, ma con l’opposizione dei socialisti e dei Verdi – che auspica a sua volta la costruzione di una seconda galleria. In questo caso si rinuncerebbe però al risanamento del primo tunnel e il traffico scorrerebbe nei due sensi come avviene finora.

Il popolo urano deciderà se chiedere la costruzione di una nuova galleria e, in tal caso, sceglierà quale delle due opzioni presentare a Berna.

La decisione finale sarà in ogni caso di competenza federale.

Finora gli urani si sono sempre opposti al raddoppio della galleria autostradale del Gottardo. Se dalle urne il 15 maggio uscisse un sì, costituirebbe una svolta.

Fonte: Ats

In Svizzera si registrano in media 1’400 suicidi all’anno, pari al 2,2% del totale dei decessi.

Nel 2003 il 19% dei suicidi è stato assistito da un’organizzazione. Nel 2007 questa proporzione è stata del 29%. Le persone venute dall’estero per togliersi la vita in Svizzera rappresentavano il 6,5% nel 2003 e il 9,7% nel 2007.

Il rapporto del governo federale dell’ottobre 2009 invita a considerare con cautela questi aumenti. Dal 2008, infatti, sono stati registrati dei cali.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR