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Suicida in cella il presunto terrorista di Chemnitz

Il 22enne siriano era accusato di preparare un attentato a Berlino; polemiche sulla sorveglianza in carcere e sull'operato della polizia

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Si è tolto la vita in carcere il 22enne siriano arrestato lunedì scorso in Germania con l’accusa di preparare un attentato contro un aeroporto di Berlino. Il ministro dell’Interno tedesco Thomas De Maizière ha chiesto l’apertura di un’inchiesta sull’accaduto.

“Il sospettato non era ad alto rischio di suicidio”, hanno dichiarato poco fa in conferenza stampa il direttore del carcere di Lipsia e il ministro della Giustizia del land della Sassonia.

Il detenuto era controllato ogni 3o minuti, ed era stato visto vivo 15 minuti prima del ritrovamento del suo corpo. Il 22enne è riuscito ad impiccarsi alla grata della porta della sua cella, pare con una maglietta.

L’avvocato d’ufficio del presunto terrorista, Alexander Huebner, grida invece allo scandalo, sostenendo che il suo assistito aveva iniziato uno sciopero della fame al momento del suo ingresso in carcere. Mentre, secondo fonti di stampa, l’uomo aveva tentato di folgorarsi manipolando delle prese elettriche.

“Quel che è successo ieri notte”, ha dichiarato De Maizière, “richiede una rapida ed estensiva inchiesta da parte delle autorità locali che, sono certo, hanno già avviato le indagini. Questo evento ha purtroppo anche danneggiato l’inchiesta in corso sui possibili mandanti e complici dell’uomo deceduto.”

Sul corpo del 22enne siriano è ora in corso l’autopsia; le autorità avrebbero già escluso qualsiasi concorso di terzi nella morte dell’uomo. Ma ad essere sotto esame è anche l’operato della polizia, già sotto accusa per aver catturato il presunto terrorista solo dopo una caccia all’uomo durata due giorni, scattata perché l’uomo, già sotto sorveglianza, era riuscito a sfuggire all’arresto sabato scorso.

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