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Sui sentieri del cambiamento climatico

Una classe della scuola media di Canobbio al cospetto dell'Eiger. swissinfo.ch

Ascoltare la natura e osservare gli effetti del surriscaldamento terrestre nelle Alpi sono gli obiettivi di un progetto scolastico nella regione della Jungfrau. All'iniziativa hanno aderito 70 classi, tra cui una quarta media di Canobbio.

In città, la natura è muta. A 1’600 metri di quota, invece, è fragorosa. La senti ruggire in fondo alla valle. Si muove, si sgretola e ti ricorda che è viva. Gli allievi della 4A delle scuole medie del comune di Canobbio, nel canton Ticino, se l’erano forse dimenticato.

A scuoterli dal loro possibile torpore ci ha pensato il loro insegnante di scienze naturali Francesco Agliati.

«Ho proposto loro di trascorrere due giorni a diretto contatto con la montagna per confrontarli direttamente con le conseguenze del cambiamento climatico. Il progetto “Eiger Clima Scuole” si adatta perfettamente allo scopo», indica il professore, che da anni ha inserito nel suo programma scolastico il tema dello sviluppo sostenibile e della sensibilizzazione ambientale.

L’iniziativa didattica delle Forze motrici bernesi (BKW FMB) dà la possibilità a 70 classi del grado superiore di tutta la Svizzera di trascorrere due giorni nella regione della Jungfrau. Tra agosto e ottobre, circa 1400 allievi percorrono così i sentieri del cambiamento climatico nelle Alpi. Il programma prevede un’escursione ai ghiacciai di Grindelwald e dell’Eiger, una visita allo Jungfraujoch, un’uscita notturna e il pernottamento sulla Kleine Scheidegg.

Nessuna paura, solo sensibilizzazione

«Durante la camminata d’avvicinamento al ghiacciaio inferiore di Grindelwald gli allievi possono osservare le conseguenze causate dal suo scioglimento. Vedono la parete est dell’Eiger da cui nel 2006 si è staccato un immenso blocco di roccia oppure la morena che nel 2005 si è mangiata le fondamenta della capanna dello Stieregg. Non vogliamo presentare scenari apocalittici per incutere paura nei giovani. bensì motivarli ad adottare un comportamento più responsabile nei confronti dell’ambiente», illustra Anna Katharina Mosimann, esperta in scienze ambientali e guida delle classi durante l’estate.

Per gli allievi, saliti non senza fatica fin lassù, il colpo d’occhio è impressionante. «In montagna ti accorgi che la natura è viva e si trasforma. Lo scioglimento del ghiacciaio negli ultimi 150 anni è preoccupante. Mi auguro soltanto di poterlo rivedere anche in futuro», dice Allessandro Bossi, uno dei venti allievi della 4A di Canobbio.

La sua compagna di classe Viola Delcò ama la natura. Con i genitori fa spesso delle gite in montagna e si augura quindi di poterla consegnare più o meno intatta anche alle generazioni future. «Il tema dei cambiamenti climatici mi interessa molto. È un argomento che affrontiamo anche a casa. Però, una cosa è parlarne, l’altra è vedere gli effetti dal vivo».

La disillusione dell’idealista

Quella di Viola è una sensibilità sempre più rara. Tra i suoi compagni, per esempio, soltanto la metà ha colto l’opportunità di lasciare per alcuni giorni le mura scolastiche. A spaventarli erano le quasi sei ore di treno per raggiungere l’Oberland bernese e la scarpinata in montagna.

Lo sa bene anche Francesco Agliati che da tempo ha perso l’illusione di riuscire ad educare tutti i suoi allievi a un atteggiamento più rispettoso nei confronti dell’ambiente. «La classe è uno spaccato della società. La gente si interessa a una mobilità sostenibile soltanto quando aumenta il prezzo del parcheggio in centro città. Per alcuni allievi, il buco dell’ozono o l’effetto serra sono temi tanto lontani quanto la morte», sottolinea il “sore”, come lo chiamano i suoi allievi.

Tuttavia, sa che il santo vale la candela. «È molto più facile e meno faticoso insegnare in aula. Credo però che un’esperienza simile lasci il segno, anche nei più insensibili». Ed è la speranza di riuscire a cambiare i giovani di oggi, gli adulti di domani, che lo motiva a impegnarsi ancora nell’educazione allo sviluppo sostenibile.

Il suono delle stelle

Per fortuna, Francesco non è solo. Altri insegnanti hanno fatto propria questa missione. Nel 2010 e 2011, sono stati quasi trecento i maestri che hanno intrapreso la trasferta di due giorni a Grindelwald. «Ci sono docenti che partecipano per la seconda volta al progetto. Ciò significa che l’iniziativa è piaciuta anche agli scolari, anche se a volte si lamentano per la fatica o per il male ai piedi. Durante le escursioni tentiamo di convincerli che ogni piccolo contributo serve a tutelare il clima», ricorda Anna Katharina Mosimann.

Joshua Reese, allievo della 4A di Canobbio, sa fin troppo bene cosa deve fare per non  sprecare inutilmente le risorse della Terra. Confida, per esempio, che non accende più la televisione quando sta lavorando al computer. Ma sa anche che non è il solo a doversi impegnare per la salvaguardia ambientale. «Sfruttando meglio le conoscenze attuali, l’uomo potrebbe realizzare macchine più ecologiche e a portata di ogni portafoglio. Basterebbe un po’ di buona volontà», sostiene.

Giunti al burrone, capolinea del sentiero che un tempo portava alla capanna dello Stieregg, gli allievi ritornano a passo spedito alla stazione a monte della funivia del Pfingstegg. C’è un piccolo premio che li aspetta. Un’emozionante discesa in slittino. Questa notte sarà, invece, il mistero del buio ad aspettarli. Alla Kleine Scheidegg cammineranno in un paesaggio di pece. Ascolteranno la carezza di freschi refoli notturni, il silenzio, il suono delle stelle. Basterà per trasformarli in paladini della Terra?

Stando allo studio “Scenari del cambiamento climatico in Svizzera CH2011” del Politecnico federale di Zurigo e di MeteoSvizzera presentato a fine settembre, il clima cambierà notevolmente nei prossimi 100 anni.

La temperatura media aumenterà in tutte le regioni del paese e in tutte le stagioni, le precipitazioni medie diminuiranno in estate in tutta la Svizzera, mentre aumenteranno in inverno nella Svizzera meridionale.

Lo studio indica inoltre che ci saranno periodi caldi e ondate di calore sempre più frequenti, intensi e di maggiore durata in estate, mentre il numero dei giorni freddi d’inverno dovrebbe diminuire.

Gli scenari prevedono anche un aumento delle precipitazioni piovose e una diminuzione di quelle nevose, situazione che aumenterà il rischio di alluvioni soprattutto in pianura.

I ricercatori sottolineano nello studio che il cambiamento climatico in Svizzera dipende dalla regione e dalla stagione, ma soprattutto dalle future emissioni globali di gas ad effetto serra.

Gli scenari elaborati dal gruppo di esperti del politecnico federale di Zurigo e di MeteoSvizzera sono basati sull’utilizzo di nuove generazioni di modelli climatici a più alte risoluzioni e di metodi statistici ottimizzati. Tengono conto di tutti i più recenti studi, nonché delle valutazioni del Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (IPCC).

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