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Un ticinese in governo? Per il cantone cambierebbe poco

La presidente della Confederazione Doris Leuthard non pensa che un consigliere federale ticinese avvicinerebbe il cantone a Berna. Intervistata dalla Radiotelevisione svizzera, la ministra in carica dal 2006 ha inoltre dichiarato che non si ripresenterà per la prossima legislatura, che scade nell’autunno 2019.

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Il successore del dimissionario Didier Burkhalter verrà eletto il 25 settembre prossimo dal parlamento svizzero. Il favorito numero uno è per il momento il ticinese Ignazio Cassis, esponente del Partito liberale radicale.

Se venisse eletto, Cassis sarebbe il primo rappresentante del cantone a sud delle Alpi nel governo federale da Flavio Cotti (in carica dal 1986 al 1999). Se in molti ritengono che sia ormai giunto il momento di uno svizzero italiano, la presidente della Confederazione non è dello stesso avviso. O meglio non ritiene che la presenza di un ticinese possa avvicinare il cantone a Berna. “Anche con Flavio Cotti il Ticino si sentiva lontano da Berna”, afferma Doris Leuthard, sottolineando che il Consiglio federale (il governo svizzero) lavora per tutto il paese e non per un singolo cantone.

Di tutt’altra opinione è lo storico Urs Altermatt, secondo cui “quando il Ticino non è rappresentato in governo, lentamente si crea un malessere nel Cantone, perché i ticinesi credono di essere poco o per nulla rappresentati in Consiglio federale”.

Nell’intervista rilasciata alla Radiotelevisione svizzera, la presidente della Confederazione ha inoltre dichiarato che non solleciterà un nuovo mandato. “Questa è la mia ultima legislatura”, ha affermato. In altre parole, Doris Leuthard presenterà le sue dimissioni entro l’ottobre del 2019.

La responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni è in governo dal 14 giugno del 2006 e da settimane la stampa si interroga sulla sua volontà di proseguire nell’esecutivo. Finora non si era però mai espressa sul tema in modo ufficiale.

Per scoprire l’intervista integrale di Doris Leuthard in occasione della Festa nazionale del primo agosto:

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