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Stupratore in permesso sgozza terapeuta, al via il processo

L'accusato venne arrestato al confine tra Germania e Polonia tvsvizzera

Ginevra: Fabrice A. deve rispondere di assassinio per la morte della 34enne Adeline; l'accusa potrebbe chiedere l'internamento a vita

Uno dei delitti più efferati della storia recente della Confederazione approda oggi in un’aula di tribunale. Si tratta del caso di Adeline, la terapeuta ammazzata tre anni fa a Bellevue, nel canton Ginevra, dal detenuto con cui si era recata in un centro equestre nell’ambito di un uscita volta a favorire il suo reinserimento.

L’uomo – Fabrice A. – dovrà rispondere davanti alla Corte delle Assise criminali di Ginevra di sequestro di persona e rapimento, coazione sessuale e assassinio, l’accusa più grave contemplata dal codice penale elvetico. Un reato che può comportare il carcere e l’internamento a vita, o comunque una pena detentiva non inferiore ai 10 anni.

Il caso

I fatti si svolsero il 12 settembre del 2013. Condannato in precedenza a 20 anni di carcere per due casi di violenza carnale commessi in Svizzera e in Francia, Fabrice A. ricevette comunque l’autorizzazione di praticare l’ippoterapia. Ad accompagnarlo fu la terapeuta, attiva nel penitenziario di massima sicurezza di Champ-Dollon (Ginevra), dove l’uomo stava espiando la pena.

I due, tuttavia, non raggiunsero mai il centro equestre: Fabrice A. rapì la 34enne, madre di una bambina di pochi mesi; ne abusò sessualmente, la legò ad un albero e la sgozzò. Si diede infine alla fuga ma venne arrestato dopo tre giorni al confine tra la Germania e la Polonia. Per ammazzare la donna usò un coltello che lui stesso acquistò il giorno del delitto in un negozio specializzato, con la scusa di volerlo usare per pulire gli zoccoli dei cavalli.

Il carcere di Champ-Dollon (GE) keystone

Il nodo dell’internamento a vita

Il dibattimento durerà una decina di giorni. Dalle prime informazioni filtrate dalla procura, sembra che l’accusa chiederà l’internamento a vita, malgrado il parere degli esperti. Le due perizie psichiatriche messe agli atti considerano infatti Fabrice A. uno psicopatico sessuale particolarmente pericoloso, ma non escludono categoricamente che, un giorno, la scienza possa guarirlo.

L’internamento definitivo di un criminale è il più duro provvedimento penale previsto in Svizzera. È stato introdotto dal Parlamento nel 2008, dopo il “sì” popolare della votazione del 2004.

Il giudice può ricorrervi solo in casi particolarmente gravi: dall’assassinio alla violenza carnale; dalla coazione sessuale, fino alla tratta di esseri umani e ai crimini contro l’umanità. Per essere inflitto è però necessario che l’autore del crimine sia durevolmente refrattario alle terapie. Che nessun trattamento, insomma, offri prospettive di guarigione.

Gli esperti non sono però in grado di valutare quelli che saranno i progressi scientifici dei prossimi decenni e quindi di confermare che una persona non potrà mai essere curata. Proprio sulla base di queste motivazioni, il Tribunale federale, la massima Corte elvetica, ha sempre annullato gli internamenti a vita finora inflitti.

ludoC/RSINewsCollegamento esterno

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