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Meno stereotipi e meno copertura mediatica per le donne in politica

Il successo elettorale dipende anche dalla presenza, o meno, nei media. Keystone

Quest’anno è la Svizzera, e non gli Stati Uniti, ad avere una donna quale presidente. Ciononostante, le donne nella politica elvetica sono in minoranza e le candidate che tentano di farsi eleggere nel parlamento attirano l’attenzione dei media in misura minore rispetto agli uomini, secondo una ricerca universitaria.

Nella campagna per le elezioni federali del 2015, i media hanno presentato le donne e gli uomini che si sono candidati per un seggio in parlamento «quasi sempre senza fare uso di stereotipi» associati al genere, rileva uno studioCollegamento esterno commissionato dalle autorità federali e pubblicato lo scorso ottobre. La copertura mediatica è stata segnata da un’assenza sorprendente di commenti sugli attributi fisici o sulla vita privata delle candidate.

Tuttavia, rilevano gli autori dello studio, nei testi e nelle immagini le donne sono state nettamente sottorappresentate rispetto agli uomini. «La presenza nei media è un fattore importante per il successo elettorale», indica la Commissione federale per le questioni femminili, invitando i mezzi di comunicazione ad accordare alle donne che fanno politica almeno lo spazio che esse occupano da tempo nella realtà politica.

Contrasto con altri paesi

I pregiudizi sessisti e la copertura mediatica sono stati tra i temi caldi della campagna presidenziale negli Stati Uniti di Hillary Clinton e Donald Trump.

In Svizzera, gli uomini e le donne che hanno partecipato alle ultime elezioni federali sono stati presentati «in maniera identica» dai media, secondo lo studio realizzato dall’Università di Friburgo. Si tratta di «un’evoluzione positiva», sottolineano i ricercatori, i quali si dicono però sorpresi dal fatto che le donne siano state così sottorappresentate.

«In Svizzera, la sottorappresentanza mediatica delle donne candidate al parlamento era già stata evidenziata in passato. Ma il nostro studio è il primo da dodici anni e quindi ci aspettavamo un miglioramento», dice a swissinfo.ch Manuel Puppis, coautore dello studio. Quando si tratta di evitare i pregiudizi sessisti durante le campagne elettorali, i media elvetici sembrano però essere più in avanti rispetto a quelli in altri paesi europei e negli Stati Uniti. Da alcuni studi internazionali emerge infatti che malgrado la copertura mediatica delle candidate e dei candidati sia in questi paesi più equilibrata, gli stereotipi continuano al contrario ad essere abbastanza diffusi.

«In Svizzera, si può dire che una volta che le donne fanno la loro apparizione nei media, sono trattate allo stesso modo degli uomini. C’è dunque un miglioramento su un aspetto dell’uguaglianza, ma non sull’altro», rileva Puppis.

«Forte, razionale e autentico»

I ricercatori hanno analizzato gli articoli pubblicati da 17 media nelle tre principali regioni linguistiche del paese. Hanno inoltre esaminato centinaia di immagini pubblicate assieme a questi testi scritti e pure contenuti audio e video della Società di svizzera di radiotelevisione (SSR), di cui fa parte swissinfo.ch.

La prima cosa che hanno notato è che soltanto una piccola parte dell’insieme delle persone candidate (uomini e donne) è stata menzionata nei media. La quota è stata del 9% nella Svizzera tedesca, del 4% nella Svizzera francese e del 2% nella Svizzera italiana.

Secondo dato interessante: se si considerano esclusivamente le persone citate nei media, emerge una chiara preponderanza di uomini. Sebbene la loro quota nelle liste elettorali sia stata del 65,5%, hanno beneficiato di una presenza mediatica di circa il 75%. Le donne invece, la cui quota elettorale era del 34,5%, sono state citate dai media nella misura del 25%.

Contenuto esterno

Per quanto riguarda l’attribuzione di determinati temi politici, i ricercatori non hanno evidenziato differenze significative tra uomini e donne. Lo stesso si può dire per i diversi aggettivi associati alle persone candidate: termini quali “forte”, “razionale”, “attivo”, “di successo” e “autentico” sono stati utilizzati in ugual modo per descrivere uomini e donne. Negli articoli preelettorali, rileva ancora lo studio, la vita privata e i riferimenti all’apparenza esteriore (ad esempio l’acconciatura o l’abbigliamento) non sono mai stati praticamente tematizzati.

Ciò significa che i pregiudizi sessisti nei media svizzeri stanno scomparendo? Non così velocemente, risponde Puppis. Questi pregiudizi continuano a svolgere un ruolo importante in altri tipi di media, ad esempio nei programmi di intrattenimento. Inoltre, quando si tratta di fare informazione politica, le campagne elettorali rappresentano «un caso particolare».

«Non disponiamo di studi che analizzano le differenze tra generi nella normale copertura politica. È quindi possibile che i media trattino le notizie delle campagne in modo diverso», afferma Puppis. «Il fatto che i media sembrino più sensibili alle questioni di genere durante le campagne elettorali è comunque un segnale positivo».

Volti famosi

È facile supporre che la causa della sottorappresentanza delle donne nella copertura delle elezioni legislative in Svizzera sia da attribuire ai media. Puppis sostiene però che ciò è sbagliato. «Sulla base dei nostri risultati non possiamo concludere che i media svolgono un ruolo importante nella sottorappresentanza delle donne», sottolinea.

I media, prosegue, tendono invece senza sorpresa a focalizzarsi sui candidati (uomini o donne) di alto profilo e di successo. Secondo questo punto di vista, ci sarebbe una maggiore copertura mediatica delle donne se più candidate si presentassero per la presidenza di un partito o per altri posti di alto livello.

Il caso americano

In occasione del quinto dibattito presidenziale del Partito Democratico degli Stati Uniti, nel febbraio 2016, la ricercatrice in comunicazione Nina M. Lozano-Reich ha scritto sull’Huffington PostCollegamento esterno:

«Indipendentemente da ciò che pensate di Hillary e delle sue prese di posizione, è innegabile che in questa elezione, come nel 2008, la percezione del pubblico della sua personalità politica sarà intaccata in maniera incontestabile dal ruolo dei media nella perpetuazione di un doppio standard e di un sessismo senza ritegno».

Altri esperti hanno però espresso opinioni diverse. In un articolo del Washington PostCollegamento esterno pubblicato in maggio, i politologi Danny Hayes e Jennifer Lawless hanno sostenuto che le disparità tra generi nella copertura mediatica preelettorale era in realtà esageratamente ingigantita:

«Le nostre indagini rilevano che quasi il 60% degli americani pensa che la copertura mediatica delle donne avvenga in modo sessista. Ma queste persone si sbagliano. La stragrande maggioranza delle donne che si presentano alle elezioni sono trattate, dai media e dagli elettori, allo stesso modo degli uomini. Le donne sono sottorappresentate non a causa di ciò che succede durante la campagna, ma perché sono molto meno inclini a parteciparvi».

Avete già notato una disuguaglianza di genere nella copertura mediatica della vita politica nel paese in cui vivete? Condividete le vostre esperienze inviandoci un commento!

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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