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Permessi di lavoro, sì al controllo sistematico

Il Gran Consiglio del canton Ticino ha approvato martedì il principio di un controllo sistematico dei contratti di lavoro che accompagnano la richiesta di un permesso per stranieri. L'applicazione pone un problema di compatibilità con il diritto superiore.

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L’iniziativaCollegamento esterno, presentata dal deputato popolare democratico Giorgio Fonio e cofirmatari, mira a combattere gli abusi e il dumping salariale nel mercato del lavoro ticinese, sotto pressione per la sua prossimità con l’Italia.

La autorità cantonali, secondo l’atto parlamentare, dovrebbero verificare le condizioni d’impiego del lavoratore in occasione di ogni rilascio o rinnovo di un permesso di lavoro o dimora per cittadini stranieri.

Semplicemente illegale?

Il parlamento ha accolto l’iniziativa con 59 favorevoli e 23 contrari. Contrari che non contestano le intenzioni ma i modi. “Per combattere gli abusi non bastano le buone idee”, “senza le basi legali”, ha detto la deputata liberale-radicale Natalia Ferrara. “Dobbiamo fare il meglio possibile con le leggi che abbiamo”.

Lo stesso Consiglio di Stato (governo), che dovrà trovare il modo di mettere in pratica l’iniziativa, osserva che da un punto di vista strettamente giuridico non c’è scampo.

“L’Accordo sulla libera circolazione [tra Svizzera e Unione europea, ndr] dà diritto a tutti coloro che depositano una domanda di cominciare a lavorare sul nostro territorio, indipendentemente dall’esito che la procedura avrà”, ricorda il consigliere di Stato direttore del Dipartimento delle Istituzioni, Norman Gobbi.

“A noi le soluzioni politiche”

“Non vediamo nessuna violazione di leggi federali”, precisa la granconsigliera dei Verdi Michela Delcò, “dal momento che non abbiamo chiesto di negare il permesso, ma solo di sospenderlo in attesa che i documenti richiesti (in particolare quelli sul contratto di lavoro e sul salario) siano adeguati alle leggi in vigore”.

“Noi abbiamo il compito, come politici, di proporre delle soluzioni politiche”, prosegue. “Poi i tribunali devono fare il loro lavoro. Qui però non vedo nessuna discriminazione: è, anzi, una protezione dei lavoratori.”

Favorevoli all’iniziativa, oltre ai Popolari-democratici, il gruppo socialista e la Lega dei Ticinesi.

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