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Storie di diplomazia svizzera

Carl Lutz salvò la vita a molti ebrei ungheresi durante la 2a guerra mondiale

Con "Missione delicata" il Landesmuseum di Zurigo svela al pubblico i retroscena dei successi e delle sconfitte del corpo diplomatico svizzero nell'arco di oltre 3 secoli.

In mostra oggetti, documenti, uniformi di gala, dipinti, fotografie, video con interviste, tutti elementi che ripercorrono i tratti essenziali della politica estera e interna svizzera.

Come in tuttto il mondo, anche i diplomatici svizzeri rappresentano lo stato e ne negoziano gli interessi all’estero. Ma la neutralità scelta dalla politica svizzera ha fatto si che il suo corpo diplomatico sia stato spesso coinvolto a mediare in situazioni delicate di crisi e di conflitto.

Con “Missione Delicata” il Museo nazionale mette a fuoco l’evoluzione della storia diplomatica svizzera, iniziando dagli esordi agli albori del 17° secolo, fino agli avvenimenti del corpo diplomatico, ampliato e professionalizzato, dei giorni nostri.

“Cominciamo con Wettstein, il borgomastro di Basilea, che venne inviato al congresso di pace di Westfalia, dove, grazie alla sua abilità diplomatica, riuscì a negoziare la separazione della Confederazione dall’impero germanico – racconta Pascale Meyer curatrice della mostra – e finiamo nel 1996 con la Task Force “Svizzera-2a guerra mondiale”: una missione importante e delicata, una situazione di crisi per la Svizzera, la cui mediazione venne affidata a Thomas Borer.”

Un allestimento d’effetto

Allestita nella “Sala d’onore” del museo, l’esposizione fa letteralmente sfilare su un tappeto rosso la storia della diplomazia svizzera. I personaggi più importanti o gli eventi più significativi di oltre 3 secoli sono stati raggruppati in 6 sezioni suddivise cronologicamente.

Al centro della sala, sovrastata dalle imponenti scene della battaglia di Marignano di Ferdinand Hodler, impera, avvolta in un drappo bianco, la ricostruzione di una cena diplomatica.

Con un gioco di proiezioni davvero d’effetto, su ogni piatto si vedono i movimenti sobri e garbati delle mani dei commensali intenti nell’atto di desinare, mentre il brusio delle loro voci e il rumore pacato di piatti e stoviglie fanno da sottofondo a tutta l’esposizione.

“Naturalmente allestire una mostra sulla diplomazia è tutt’altro che facile – spiega Pascale Meyer – soprattutto al giorno d’oggi perché a differenza del passato sono venuti meno gli oggetti, i doni ricchi e sfarzosi che ci si scambiava tra le diplomazie. Oggi, di fatto, è una storia che mette in gioco soprattutto documenti. Ma noi non possiamo mostrare solo documenti perché la gente vuole vedere molto di più che documenti, così abbiamo lavorato molto con elementi multimediali come spezzoni di video e postazioni sonore.”

I punti di trasformazione

Parte integrante della politica interna ed estera, la storia della diplomazia svizzera racconta di eventi, spesso di crisi, gestite con successi alterni. Quelli che la mostra ha scelto di mettere in luce, come spiega Pascale Meyer, “sono esemplari e hanno significato un punto di trasformazione nella storia della diplomazia.”

Tra gli oggetti della prima sezione ha sicuramente un posto di rilievo la coppa in argento dorato donata a Rudolf Wettstein nel 1649 da 7 commercianti basilesi, in segno di ringraziamento per l’esito positivo delle sue trattative al congresso di pace di Westfalia.

L’insegna del consolato commerciale svizzero di Bordeaux, inaugurato nel 1798, ricorda invece i primi passi della costituzione di una rete diplomatica svizzera. Mentre l’aratro della pace, fabbricato nel 1876 con le spade degli ufficiali americani della guerra di secessione, rievoca il primo ruolo di mediatrice svolto dalla Svizzera in un conflitto che allora vide schierati contro gli Stati Uniti e l’Inghilterra.

A ricordare le missioni svolte durante la 2° guerra mondiale ci sono foto e documenti legati alla vicenda di Carl Lutz, viceconsole a Budapest, che agendo non secondo le regole ma secondo la sua coscienza, salvò la vita a 62.000 ebrei.

Una diplomazia in trasformazione

Come dimostrano i molti esempi in mostra, il ruolo di mediazione che la diplomazia svizzera ha svolto in numerosi conflitti sullo scenario della politica internazionale, ha reso la sua storia particolare rispetto a quella delle altre diplomazie.

“Quello che è successo nella 2a metà dell’800 – spiega François de Capitani, storico del Museo nazionale – è che la Svizzera ha preso una posizione distinta dagli altri stati. Con le organizzazioni internazionali, con la Croce Rossa e con i servizi che mette a disposizione degli altri paesi, sempre con una grande riserva verso la diplomazia, ha cercato di fare un’altra diplomazia, una diplomazia repubblicana. Questo è stato interessante e ha fatto della Svizzera un caso particolare in tutto questo mondo diplomatico.”

Ma la diplomazia svizzera oggi non è più un caso speciale. Con l’avvento delle organizzazioni internazionali e anche con quello delle Nazioni Unite, sono nate possibilità che prima non esistevano.

“La diplomazia svizzera sta cambiando – conclude François de Capitani -, ma credo che cambi con tutte le diplomazie del mondo e oggi si può vedere che la Svizzera, in moltissimi casi, fa esattamente la stessa diplomazia che gli altri paesi.”

swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo

“Missione Delicata” si può visitare al Landesmuseum di Zurigo fino al 16 settembre.
In occasione dell’esposizione il museo ha anche pubblicato il volume “In Heikler Mission” con contributi in tedesco, francese e inglese.
In concomitanza con l’esposizione il Landesmuseum presenta anche la mostra fotografica “Excellences, Exzellenzen”, un inventario degli ambasciatori e dei diplomatici di 65 nazioni straniere rappresentate in Svizzera.

La tradizione repubblicana della Svizzera, che non amava le forme del protocollo feudale e monarchico, ha nutrito sempre una certa riserva per le forme diplomatiche. La sua politica estera è stata prima di tutto una politica economica che ha quindi privilegiato la creazioni di consolati.

Nell’800 la rete di consolati svizzeri – sorti lungo le vie delle esportazioni e dell’emigrazione svizzera – era immensa, molto più grande di quella delle ambasciate, troppo care e dal carattere eccessivamente feudale.

Per compensare la deficienza diplomatica nella seconda metà dell’800 la Svizzera ha sviluppato l’idea dell’impegno umanitario, fondando ad esempio organizzazioni come la Croce Rossa e mettendo i suoi servizi a disposizione degli altri paesi.

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