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Stop alla violenza giovanile

Riflesso di profondi disagi, la violenza giovanile si può prevenire Keystone

Opera di pochi, la violenza giovanile ha pesanti conseguenze per molti. Il governo svizzero vuole perciò prevenirla e arginarla. A tal fine propone un piano d'azione nazionale, accompagnato da misure statistiche e giuridiche. Provvedimenti sono previsti anche nel campo dei media.

Tafferugli a margine di manifestazioni sportive, risse in occasioni di eventi, pestaggi all’uscita delle discoteche: le immagini trasmesse dai media sono quelle di una violenza cruenta con i giovani come protagonisti. Visioni che generano paura e insicurezza fra la gente, che reclama misure di protezione per la popolazione e di repressione per gli autori di aggressioni e di atti di teppismo. Diversi parlamentari elvetici hanno sollecitato provvedimenti.

Ma qual è la reale portata e l’evoluzione di questo fenomeno in Svizzera? Studi sulla problematica sono giunti a conclusioni divergenti: secondo certi ricercatori la violenza giovanile è aumentata, secondo altri è rimasta invariata ma, complici gli effetti mediatici, è percepita come un fenomeno in crescita.

Su un punto però gli specialisti sono unanimi: la stragrande maggioranza dei giovani in Svizzera non è violenta, si sottolinea nel rapporto “I giovani e la violenza – per una prevenzione efficace nella famiglia, nella scuola, nello spazio sociale e nei media”, approvato dal governo federale il 20 maggio e presentato lunedì in una conferenza stampa a Berna. Corredato di due perizie di esperti indipendenti, il testo offre una panoramica della situazione a livello di prevenzione.

Nonostante che i protagonisti rappresentino solo un’esigua minoranza, la gravità delle conseguenze di tali atti – in primo luogo per le vittime, ma anche per gli stessi autori e per l’intera società – giustifica la necessità di intraprendere tutte le misure possibili per evitarli.

Coordinare e migliorare

Il governo ha perciò deciso di lanciare un programma nazionale congiunto di prevenzione e lotta alla violenza giovanile di cinque anni. La Confederazione è disposto a sostenere, incoraggiare e coordinare le attività di Cantoni e Comuni, sviluppando sinergie, consentendo così un proficuo scambio di conoscenze.

In Svizzera vi sono molte attività di prevenzione in questo campo. Tuttavia, l’inventario stilato dai ricercatori evidenzia “grosse differenze nell’offerta di misure di prevenzione e nella loro integrazione”, a seconda dei settori, delle regioni e dei cantoni, ha spiegato Manuel Eisner, professore di criminologia sociologica alle università di Zurigo e di Cambridge, coautore di uno dei due studi peritali su cui si sono basati i lavori per la realizzazione del rapporto.

Una cosa è certa: “la Svizzera ha bisogno di una prevenzione più efficace, che persegue chiari obiettivi, basata su misure dagli effetti comprovati”, ha affermato Eisner. “Come avviene per i medicamenti, anche per le misure di prevenzione è indispensabile testare l’efficacia”, ha indicato il professore, sottolineando “la necessità di migliorare la collaborazione fra pratica e ricerca”.

La violenza non ha un passaporto

Rispetto a quanto constatato per altri tipi di violenze, quella giovanile non fa eccezione: non ha un’unica e precisa causa, ma deriva da una concatenazione di tutta una serie di fattori di rischio che interagiscono. Più questi sono numerosi, più le probabilità di un comportamento aggressivo e violento sono elevate, precisano i ricercatori.

Per esempio, in Svizzera, come in altri paesi europei, è stata constatata una maggior propensione a comportamenti violenti da parte di giovani di ambienti della migrazione.

“Ma quella violenza non è assolutamente una questione di passaporto”, ha puntualizzato Eisner. È semplicemente dovuta all’accumulazione di fattori di rischio presenti in quelle fasce della società. “Un giovane svizzero esposto agli stessi rischi ha esattamente le stesse probabilità di avere un comportamento violento”, afferma lo studioso.

Dalla violenza virtuale a quella reale

Complesso è pure l’influsso della violenza virtuale sui giovani utenti di nuove tecnologie (computer, playstation, cellulari). “Non sono i nuovi media in sé, ma sono i fattori di rischio cumulati che scatenano e/o potenziano gli effetti negativi di contenuti violenti”, ha spiegato Olivier Steiner, autore della perizia dedicata a questo aspetto.

L’accesso incontrollato a media audiovisivi nella camera dei ragazzi, genitori distaccati, che non si curano di quello che fanno i figli, conflitti o violenze in famiglia, consumo mediatico elevato dei genitori, inizio precoce del consumo di violenza mediatica, sono alcuni dei fattori di rischio più frequenti che, sommati, portano a comportamenti violenti dei giovani.

In questo campo, il governo ritiene tuttavia che una legislazione federale richiederebbe un onere “sproporzionato in termine di benefici”. Giudica più opportuno rafforzare la prevenzione e la collaborazione con il settore per continuare sulla strada dell’autoregolazione. D’altra parte esorta i Cantoni ad applicare gli stessi principi.

Un vuoto… pieno di strumentalizzazioni

Il rapporto mette in risalto limiti e lacune delle statistiche esistenti in questo campo. C’è tutta una zona d’ombra che non consente né di quantificare il fenomeno né tantomeno di seguire la sua evoluzione.

Oltre ad impedire misure e interventi adeguati, questo vuoto apre le porte alla strumentalizzazione. Ognuno interpreta come vuole il fenomeno e giustifica così la necessità o meno di interventi, si lamenta nel rapporto. Per porre fine a questa situazione, la Confederazione migliorerà le basi statistiche.

Sonia Fenazzi, swissinfo.ch

Comportamento sociale dei ragazzi fra i 12 e i 17 anni in Svizzera:
40-60% normale;
20-30% abituale nello sviluppo adolescenziale, con piccoli danni o abuso di sostanze stupefacenti, senza violenza;
15-20% uso della violenza, ma raramente e non molto grave, danni alla proprietà e rischio di abuso di alcool e/o droghe;
3-6% uso frequente e grave della violenza, generalmente anche danni regolari alla proprietà e abuso di alcool e/o droghe;
0,5% condannati penalmente per delitti di violenza.

Il rapporto “I giovani e la violenza – per una prevenzione efficace nella famiglia, nella scuola, nello spazio sociale e nei media”, approvato il 20 maggio dal governo e trasmesso alle Camere federali, risponde a tre postulati di altrettanti parlamentari elvetici.

Basato su due studi di esperti indipendenti, questo testo di 94 pagine si aggiunge ad altri rapporti sulla tematica, in particolare quelli pubblicati nel 2008 dal Dipartimento federale di giustizia e polizia e quello dello sport.

I lavori di preparazione sono stati avviati alla fine del 2007. Sono stati condotti dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, in collaborazione con un gruppo di rappresentanti di servizi della Confederazione e delle Conferenze intercantonali.

Il programma nazionale di prevenzione e lotta contro la violenza giovanile, proposto dal governo, è previsto per una durata di cinque anni.

I contenuti saranno precisati dalla Confederazione, in collaborazione con Cantoni e Comuni, nella fase preliminare di un anno.

La Confederazione assumerà l’organizzazione e il finanziamento del programma, coordinerà le misure, promuoverà gli scambi e incentiverà i progetti promettenti. L’ideazione e l’esecuzione resteranno di competenza dei Comuni e dei Cantoni.

A queste attività concrete, la Confederazione prevede di aggiungere una riflessione sulle modalità di meglio combinare prevenzione, intervento e repressione.

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