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Negozi aperti 24 ore su 24, parola al popolo

In Svizzera ci sono più di 1300 stazioni di servizio con negozio e bar, ma la modifica legislativa riguarda solo una piccola minoranza di esse Gonzalo Garcia/EQ Images

La Svizzera è tra i paesi europei più rigidi in materia di orari di apertura dei negozi. L'elettorato avrà l'ultima parola su una modifica della Legge sul lavoro per permettere agli shop dei distributori di benzina lungo autostrade e grandi arterie di vendere tutti i loro articoli giorno e notte.

In virtù della legge federale sul lavoro attualmente in vigore, i negozi possono essere aperti in linea di principio dalle 06:00 alle 23:00 durante i giorni feriali, con parecchie eccezioni. Tra queste rientrano le stazioni di servizio sulle autostrade e lungo i principali assi stradali con traffico intenso aperte 24 ore su 24, con un negozio al dettaglio che serve la clientela sette giorni su sette dalle cinque del mattino all’una di notte.

In tutto il paese ci sono più di 1’330 stazioni di servizio con un negozio, di cui solo 24 aperte ininterrottamente, giorno e notte, tutto l’anno. Tuttavia, tra la 01:00 e le 05:00 la vendita di merci è vietata. In questa fascia oraria devono perciò bloccare l’accesso ai loro scaffali e congelatori o coprirli con teloni.

I partiti politici di destra e di centro, il governo e le cerchie imprenditoriali considerano questa situazione un’anomalia obsoleta. “Si tratta di una limitazione assurda”, dice Martin Bäumle, deputato Verde liberale. “Così ci sono fasce orarie in cui determinati articoli possono essere venduti e altri no”, rileva. Altri sostenitori della revisione della Legge sul lavoro lamentano ostacoli burocratici eccessivi per il commercio al dettaglio.

Dal canto suo, il deputato liberale radicale Christian Lüscher, promotore della modifica legislativa, minimizza le preoccupazioni degli oppositori, secondo i quali vengono così minate le norme sul lavoro. “Non si tratta né di una liberalizzazione degli orari di apertura, che sono di competenza dei cantoni, né di una modifica della situazione dei lavoratori. Si tratta di una definizione dell’offerta”.

Sfondare gli argini di protezione

Ma per una vasta alleanza di sindacati, partiti di sinistra e associazioni legate a Chiese, lo shopping illimitato, giorno e notte tutto l’anno, nelle stazioni di servizio è inaccettabile perché a loro avviso costituirebbe un precedente pericoloso. Per questo motivo hanno lanciato il referendum contro la modifica della Legge sul lavoro adottata dal parlamento.

“La revisione legislativa apre le porte per l’intero settore delle vendite al dettaglio. Se negozi di stazioni di servizio sono autorizzati a vendere l’intera gamma di prodotti 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, ciò diventerà presto la regola in tutto il commercio al minuto”, prevede Vania Alleva, co-presidente del sindacato Unia.

Kurt Regotz, del sindacato cristiano sociale Syna, avverte che il personale, soprattutto femminile, dovrà sopportare le conseguenze. “Un personale di vendita che è già sottoposto a condizioni difficili, con bassi salari e lavoro a chiamata”, sottolinea. Il sindacalista mette fortemente in dubbio la necessità di fare la spesa nel cuore della notte. “È altrettanto necessario quanto illuminare il Cervino di notte”, ha commentato in conferenza stampa.

Gli oppositori temono che questa revisione sia un “cavallo di Troia” tramite il quale si creerebbero ulteriori richieste di liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, mettendo i profitti al di sopra del benessere dei dipendenti. Vedono perciò questa votazione come una lotta per proteggere i diritti dei lavoratori.

La revisione della Legge federale sul lavoro, su cui il popolo svizzero vota il 22 settembre 2013, consentirebbe di liberalizzare degli orari di apertura dei negozi situati nelle stazioni di servizio lungo le autostrade e le principali arterie stradali con traffico intenso.

All’articolo 27 sulle disposizioni speciali per determinate categorie di aziende o di lavoratori viene aggiunta una disposizione che autorizza tali negozi a impiegare personale la domenica e la notte. Nel testo si precisa altresì che le merci vendute rispondono “principalmente ai bisogni dei viaggiatori”.

Sollecitata dal deputato liberale radicale di Ginevra Christian Lüscher tramite un’iniziativa parlamentare, alle Camere federali la modifica legislativa è stata approvata lo scorso dicembre a larga maggioranza: con 128 voti contro 59 e 2 astensioni dalla Camera del popolo e con 29 voti contro 11 e 3 astensioni a quella dei Cantoni. I voti contrari sono venuti dai parlamentari socialisti, ecologisti ed evangelici.

Gli oppositori hanno quindi lanciato il referendum. Con successo, poiché hanno raccolto più di 70’300 firme valide, superando così la soglia delle 50mila sottoscrizioni nei termini di tre mesi, necessarie per far sottoporre il testo al voto popolare.

Consumatori e burocrazia

Durante i dibattiti in parlamento, l’anno scorso, il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann ha dichiarato che il governo sostiene la soppressione delle restrizioni, perché la ritiene un passo verso la riduzione degli ostacoli amministrativi per negozi e un servizio per i consumatori. “Il governo di certo non cerca una società di 24 ore. Questa proposta rappresenta un allentamento modesto”, ha aggiunto.

“Non si tratta di estendere il lavoro notturno”, ha affermato il ministro. Semplicemente, le stazioni di servizio verrebbero sgravate del compito di coprire parte della loro gamma di articoli tra la una e le cinque di mattina. Schneider-Ammann ha quindi aggiunto che i Cantoni – che godono di un’ampia autonomia in materia – restano liberi di adottare norme più severe per il lavoro notturno.

Conquista storica

L’allentamento delle restrizioni sugli orari dei negozi è stato un tema ricorrente nelle votazioni dagli anni ’90, sia a livello nazionale, che cantonale e locale. Quasi tutte le proposte cantonali di estensione degli orari di apertura sono state bocciate dall’elettorato. Sul piano federale, invece, hanno invece superato lo scoglio delle urne le proposte di dare la possibilità di aprire i negozi quattro domeniche all’anno e di estendere gli orari dei negozi nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti.

Da parte sua, la Corte suprema svizzera nel 2010 ha confermato il divieto di aprire 24 ore su 24 i negozi nelle stazioni di servizio.

Intanto il parlamento ha trasmesso al governo due mozioni su questa tematica. Una del senatore popolare democratico Filippo Lombardi, che chiede un’armonizzazione parziale degli orari di apertura dei negozi al dettaglio in tutto il paese dal lunedì al sabato. La misura mira a rafforzare la competitività del settore rispetto ai paesi confinanti nell’ambito del cosiddetto turismo transfrontaliero della spesa.

Una mozione del senatore liberale radicale Fabio Abate sollecita una modifica di un’ordinanza concernente la Legge sul lavoro per adeguarsi alle esigenze odierne dei turisti che in Svizzera vogliono fare shopping.

In parlamento è inoltre pendente una mozione del deputato popolare democratico Dominique de Buman, il quale domanda la convocazione di una tavola rotonda nazionale sotto l’egida della Segreteria di Stato all’economia che riunisca i rappresentanti di tutte le parti interessate, a tutti i livelli, per discutere la problematica e “cercare insieme, con spirito collaborativo, delle soluzioni che godano del più ampio consenso possibile”.

Introdotta nella legge sul lavoro del 1877, la domenica come giorno di riposo è sempre stata considerata dai sindacati una conquista importante. Da allora, hanno ripetutamente messo in guardia che anche un allentamento parziale rappresenterebbe un pericoloso passo verso una settimana lavorativa di sette giorni.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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