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Trump lancia un appello all’unità, ma offre pochi compromessi

Nel suo primo discorso sullo stato dell'Unione, il presidente statunitense Donald Trump ha mescolato l'ottimismo di un'economia in crescita con la messa in guardia contro pericoli esterni e interni. Ha chiesto a Repubblicani e Democratici di lavorare insieme, ma ha ribadito la sua linea dura riguardo al delicato dibattito sull'immigrazione.  

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Rivolgendosi a un Congresso (e a un paese) profondamente diviso, Trump ha lanciato un appello affinché gli Stati Uniti ritrovino un “nuovo momento americano” di unità, chiedendo ai deputati collaborare per “riparare” il sistema d’immigrazione e mettendo al contempo in guardia i cittadini contro le “forze oscure” che cercano di minare lo stile di vita americano. 

Forse per mantenere il consenso in seno ai suoi sostenitori Repubblicani in vista delle elezioni di metà mandato, l’inquilino della Casa Bianca è tuttavia rimasto fedele a una serie di principi opposti a quelli dei Democratici. 

Sulla controversa problematica della protezione dalla deportazione dei giovani immigrati, i cosiddetti “dreamers” (entrati illegalmente nel paese quando ancora minorenni), ha assicurato che manterrà la sua promessa di naturalizzare 1,8 milioni di persone ma solo a determinate condizioni, che includono il finanziamento della costruzione del muro alla frontiera con il Messico e nuove restrizioni sul numero di familiari che avranno il diritto di ricongiungersi con le persone immigrate legalmente nel paese. 

“Sono compromessi dove nessuno ottiene tutto quello che vuole ma grazie ai quali il paese ottiene le riforme di cui ha bisogno”, ha dichiarato.

Una parte del suo discorso, relativamente povero di dettagli concreti sulla sua agenda politica, si è concentrata sulla celebrazione della forza dell’economia americana. Il presidente ha inoltre chiesto un investimento di “almeno 1’500 miliardi di dollari” per modernizzare le infrastrutture stradali e ferroviarie del paese. 

Guantanamo resta aperta

Alla fine del suo discorso Trump ha parlato di politica estera evocando i rischi che “paesi rivali” come Russia e Cina rappresentano per l’economia statunitense, ma si è anche scagliato contro la Corea del Nord, che “presto potrebbe puntare dei missili nucleari verso l’America”.

La dichiarazione più importante potrebbe essere però l’annuncio della firma di “un decreto per il riesame della politica di incarcerazione militare e per il mantenimento delle strutture carcerarie di Guantanamo Bay”. Prigione, quest’ultima, che il suo predecessore Barack Obama, aveva tentato a più riprese di chiudere, senza successo.   

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