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Stato? Economia? No, il finanziamento della politica svizzera è privato

Flaggen Konzernverantwortungs-Initiative
L'iniziativa sulla responsabilità delle imprese, respinta alle urne il 29 novembre 2020, aveva attirato molte piccole donazioni. Keystone / Jean-Christophe Bott

Protagonisti e protagoniste della politica svizzera hanno ricevuto quasi 100 milioni di franchi di donazioni nell'anno elettorale 2019. Nel 2020, anno in cui non si sono tenute elezioni, ma solo le consuete votazioni, la cifra era di 50 milioni. Un libro ora rivela: a finanziare la politica in Svizzera sono i privati.

“Fino ad ora, informazioni dettagliate sui fondi della politica, la loro origine, il loro uso, i destinatari e le destinatarie erano in gran parte sconosciute. Ogni tanto, i media o gli istituti di ricerca sono riusciti a fare un po’ di luce, ma solo in modo frammentario”, scrivono i due economisti Peter Buomberger e Daniel Piazza. Buomberger è stato capo economista presso UBS, Piazza era il responsabile delle finanze del Partito Popolare Democratico (PPD, ora confluito nell’Alleanza di Centro).

I due esperti sono stati dunque degli addetti ai lavori ma, sottolineano, nessuno ha dato loro l’incarico di scrivere il libro. L’opera si intitola “Wer finanziert die Schweizer Politik?” (“Chi finanzia la politica svizzera?”) ed è stata appena pubblicata da NZZ Libro.

La Svizzera è un caso estremo

Quattro risultati saltano all’occhio leggendo il libro.

Primo: la Svizzera è un caso estremo in Europa in termini di donazioni private per il finanziamento politico, con una quota di cerca il 90%. Solo il Regno Unito ha percentuali simili. La vicina Austria, con l’80% di finanziamenti statali, è il modello agli antipodi.

Secondo: due terzi delle donazioni vengono da singoli individui e non, come spesso si suppone, dalle aziende. Un terzo proviene da organizzazioni non governative. Tra queste gli autori contano le associazioni ombrello e di settore dell’economia, sindacati, comitati di voto e raggruppamenti spontanei.

Terzo: le principali beneficiarie dei finanziamenti sono le associazioni economiche e sociali. I partiti rappresentano un quinto.

Quarto: le ONG di sinistra e quelle di destra ricevono somme paragonabili per le loro campagne politiche.

Se le cifre dell’anno elettorale 2019 sono corrette, ognuna delle persone con diritto di voto in Svizzera (circa 5 milioni) ha donato in media 20 franchi agli attori e alle attrici della scena politica. O viceversa, politici e politiche hanno usato tale importo per ottenere il favore dell’elettorato.

I risultati, in parte sorprendenti, partono da un postulato che forse non tutti condividono: gli autori hanno escluso il finanziamento del sistema di supporto professionale degli attori e delle attrici della politica. Coloro che non ricoprono direttamente una posizione decisionale non sono stati inclusi nell’indagine.

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Le piccole donazioni cambiano le regole del gioco

Gli autori illustrano i loro risultati nel quadro di una tesi più generale. Secondo loro, le donazioni politiche sono aumentate nel recente passato. È una tendenza, dicono, che continuerà anche nel prossimo futuro.

Fino a poco tempo fa, le grandi donazioni individuali erano decisive. In futuro, tuttavia, le nuove possibilità di crowdfunding con donazioni piuttosto piccole diventeranno probabilmente cruciali. Secondo gli autori, chi resta legato alla tradizione rischierà di perdere il treno.

Trasparenza. Sì, ma quale?

La commercializzazione della politica è stata notata anche dalle autorità. Nel 2021, dopo anni di controversie, una maggioranza parlamentare intende rendere più trasparenti le finanze dei partiti: in futuro, le donazioni di 15’000 franchi o più a favore dei partiti dovranno essere rese note.

Così facendo, il Parlamento ha tenuto conto delle ripetute pressioni del Consiglio d’Europa, ma anche delle iniziative popolari approvate in vari cantoni. È stata inoltre evitata una consultazione popolare a livello nazionale sulla cosiddetta “iniziativa sulla trasparenza”, che è stata ritirata a favore di questo controprogetto indiretto.  

Anche Buomberger e Piazza raccomandano urgentemente più trasparenza, anche se con moderazione. I due economisti parlano di un concetto che descrivono come “trasparenza funzionale”.

In altri termini: essere a conoscenza del flusso di denaro è necessario solo nella misura in cui questo flusso influenza le decisioni dell’elettorato. Una donazione individuale deve avere una rilevanza sul bilancio complessivo.

In concreto, ha senso “rendere trasparenti i finanziamenti politici che superano una certa percentuale del budget o quelli legati a chiare rivendicazioni”, scrivono.

Segreto pecuniario

Secondo gli autori, il fatto che i fondi privati confluiscano nella politica e che i singoli individui la influenzino non è nocivo, anzi, può essere positivo. Secondo loro, le donazioni sono un terzo strumento con cui la società civile e chi ne fa parte può esprimere le proprie preferenze in democrazia. Ritengono che le particolarità del sistema politico svizzero non comprendano solo il voto o l’elezione, ma anche il finanziamento.

Per Buomberger e Piazza, ad esempio, la privacy di coloro che fanno le donazioni deve essere protetta dalla legge – analogamente al segreto elettorale e del voto che si applica in Svizzera. Tutti gli attori e le attrici della politica dovrebbero inoltre rispettare le stesse regole di trasparenza. I due economisti si oppongono con fermezza alle sovvenzioni statali.

La fine della tradizione?

La forza del libro sta nell’aver portato alla luce delle cifre ben custodite, finora lontane dagli occhi del pubblico. Rispetto alle stime precedentemente pubblicate dal mondo accademico e dai media, questa pubblicazione rappresenta un cambiamento di paradigma.

Tuttavia, nella loro ricerca hanno analizzato solo un periodo relativamente breve e la base di dati resta esigua. Specialmente nel caso delle votazioni federali, molto dipende dal tema dello scrutinio. Le proposte legate alla politica estera o all’economia richiedono campagne più commerciali. I temi esotici o di alto valore simbolico possono essere ben comunicati anche senza. Nel 2020, ad esempio, ad attirare molte piccole donazioni è stata l’iniziativa sulla responsabilità delle imprese.

La novità è che nuovi spazi per la commercializzazione della politica stanno emergendo online. Gli effetti concreti saranno probabilmente noti solo tra qualche anno.

Buomberger e Piazza, tuttavia, ritengono che questa sia la problematica più importante e sospettano che gli attori tradizionali come i partiti politici possano restare indietro ed essere superati dalle forze della società civile.

 Alla fine, il timore degli autori è che i partiti potrebbero essere costretti a chiedere più fondi statali. Secondo i due economisti liberali, questo rappresenterebbe il peccato originale.

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