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Si può trasformare una stalla in una casa di vacanza?

abitazione di legno
Questo vecchio edificio agricolo in Vallese è stato trasformato in una casa di vacanza. Hallenbarter AG

Molte persone sognano di avere una casa in montagna. Le possibilità di acquistarne una sono poche e poi non è proprio alla portata di tutti. Nelle Alpi ci sono innumerevoli stalle e fienili vuoti e in disuso. E allora ci si chiede se sia meglio demolirli o ristrutturarli. 

Nei cantoni Berna, Grigioni e Vallese ci sono tante stalle e fienili sparsi nel paesaggio montano. Ormai non li usa più nessuno: non accolgono né mucche né attrezzi del contadino. Cosa farne? Lasciare che la natura se ne impossessi, demolirli oppure trasformali in case di vacanza?

“Dipende dal tipo di stalla”, dice l’architetto grigionese Gion A. Caminada, professore al Politecnico federale di Zurigo ed esperto in materia. La questione centrale a cui bisogna rispondere è la seguente: dove si trova la stalla? In un villaggio, in un prato o in un pascolo?

“Anch’io posseggo alcune stalle a Vrin. Mio padre era contadino”, racconta Caminada. “Anche se non le usano più, gli abitanti del posto cercano di preservarle perché hanno una relazione con queste costruzioni”. Nell’ambito della sua attività di architetto, Caminada ha ristrutturato stalle, ad esempio a Fürstenau dove ha trasformato una stalla nella pensione ‘Casa Caminada’.

stalla rinnovata
La ‘Casa Caminada’ a Fürstenau. Gaudenz Danuser

L’architetto non ha alcun dubbio sul destino delle stalle nella natura: devono sparire se non vengono più usate dagli agricoltori. “I nostalgici sostengono che sono una caratteristica del paesaggio svizzero. Ma duecento o trecento anni fa non c’erano ancora. Il territorio era coperto da foreste”. Il paesaggio intatto non esiste. È un’idea dell’essere umano. Chi converte i fienili in abitazioni non preserva un patrimonio culturale; lo distrugge. “La cultura è più di un’immagine”.

Anche l’Associazione per la pianificazione del territorio Espace Suisse ci scrive che “a seconda della situazione locale, gli edifici inutilizzati o fatiscenti dovrebbero essere demoliti”. E Raimund Rodewald della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio è “molto critico” rispetto alla trasformazione di stalle in case di vacanza. La fondazione, in collaborazione con organizzazioni e associazioni ambientaliste, ha lanciato l’iniziativa popolareCollegamento esterno ‘Contro la cementificazione del nostro paesaggio’. L’obiettivo principale è impedire che il numero di edifici aumenti nei terreni non edificabili.

La popolazione è contraria alla cementificazione del territorio

L’interesse intorno alla riconversione delle stalle in case d’abitazione è molto grande. Nelle Alpi, il terreno edificabile è scarso. Anche se molti villaggi di montagna sono confrontati con l’emigrazione dei suoi abitanti, attualmente le case di vacanza sono molto ambite visti i bassi tassi d’interesse.

Queste abitazioni vengono abitate poche settimane all’anno e per questo motivo si parla spesso di “letti freddi”. A causa di una legislazione piuttosto permissiva, in passato alcune regioni di montagna hanno vissuto un boom edilizio e una cementificazione del territorio.

Nel 2012, l’elettorato ha espresso il suo malcontento, accettando alle urne l’iniziativa popolare ‘Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie’. E un anno più tardi, il popolo ha approvato la modifica della legge federale sulla pianificazione del territorio.

“La legge sulla pianificazione del territorio prevede una chiara separazione tra aree edificabili e non edificabili”, scrive Monika Zumbrunn di Espace Suisse. “Tale principio vuole impedire la cementificazione del territorio e promuovere una gestione oculata del suolo”.

Le vecchie stalle si trovano spesso in mezzo alla natura, al di fuori delle zone edificabili. A volte, addirittura in un luogo potenzialmente a rischio valanghe. “Quando le costruzioni a scopo agricolo vengono convertite in case di abitazione, nella maggior parte dei casi vengono anche allacciate alla rete viaria o alle canalizzazioni”, spiega Zumbrunn. Ogni riutilizzo ha effetti negativi sul territorio, sulla natura e sugli ecosistemi.

La Legge sulla pianificazione del territorio prevede una chiara separazione tra zona edificabile e non edificabile. La conversione di stalle, fienili o altre costruzioni agricole, che per motivi storici si trovano al di fuori delle zone edificabili, è possibile soltanto in casi eccezionali, ad esempio se l’edificio è degno di protezione o perché tipico del paesaggioCollegamento esterno. Le autorità e i tribunali sono piuttosto severi, anche se i politici locali cercano di trovare delle scappatoie per soddisfare gli interessi delle imprese edili e assicurare i posti di lavoro nelle regioni di montagna.

Raimund Rodewald della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio ricorda che ad essere deciso è il luogo in cui si trova la stalla nel territorio. Le stalle nei villaggi, spiega, sorgono di solito in una zona edificabile e i comuni potrebbero usare questi edifici per scopi pubblici invece di lasciarli al mercato immobiliare. Ad esempio, potrebbero trasformarli in museo, sala per concerti, incontro per gli anziani o infopoint.

Caminada è più critico al riguardo. “Una stalla è una stalla”, sostiene. Non la si può trasformare in una cappella o un museo. Una simile conversione crea solo confusione. “I villaggi sono dotati di chiare gerarchie formali. Se le stalle vengono usate per altri scopi, allora bisogna creare una nuova categoria”.

Come viene gestita la situazione in altri Paesi?

Anche in altri Stati si discute sul destino delle stalle in disuso. La situazione si differenzia di molto da una regione all’altra. In Germania, ad esempio, si è favorevoli alla trasformazione in case d’abitazione delle stalle situate nei nuclei abitativi per evitare che i centri storici si spopolino.

stalla in paese
Nel centro di Dornbirn, in Austria, un edificio agricolo costruito nel 1889 è stato trasformato in un atelier e abitazione dopo aver rischiato la demolizione. La struttura della stalla, dell’aia e della rimessa è stata mantenuta. Angela Lamprecht/Constructive Alps

Stando a Rodewald, in Tirolo e in alcune regioni della Gran Bretagna è pressoché impossibile convertire le stalle in case di vacanza. In Austria si vuole proteggere il settore alberghiero, in Inghilterra l’obiettivo è la salvaguardia del patrimonio culturale. Negli ultimi anni, le regole inglesiCollegamento esterno sono state però allentate.

In Italia, le stalle vengono raramente convertite in case di vacanza visto che sono prive di strade d’accesso. “In Svizzera, la problematica viene discussa perché possiamo permetterci di costruire ovunque strade, linee elettriche e collegamenti fognari, anche nelle zone di montagna”, dice Rodewald. “In Svizzera, molti luoghi ricchi di storia sono stati trasformati in zone residenziali”.

Una stalla non è una casa d’abitazione

La conversione di una stalla in una casa d’abitazione non è semplice, nemmeno da un punto di vista architettonico. Di solito, i fienili e le stalle non sono isolati e non sono collegati alla rete idrica ed elettrica o alla canalizzazione. Inoltre, è necessario rimuovere gli odori sgradevoli nella stalla.

Per Caminada, la domanda centrale è la seguente: “Come posso creare uno spazio di vita interessante e allo stesso tempo conservare l’aspetto originale della struttura?”. Architetti e architette devono essere dotati di un pensiero razionale ed economico, ma anche di sensibilità estetica.

In Svizzera non è quindi per nulla semplice trasformare una stalla in una casa di vacanze. Chi riesce a superare gli innumerevoli ostacoli giuridici e pratici, ha il privilegio di abitare in un edificio ricco di storia e ricordi. Scoprite alcune delle ristrutturazioni più riuscite nella nostra galleria fotografica.

Traduzione dal tedesco: Luca Beti

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