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Spia russa: Trump pronto a espulsione diplomatici Mosca

Donald Trump. KEYSTONE/AP/SUSAN WALSH sda-ats

(Keystone-ATS) Nonostante il summit concordato con Vladimir Putin, anche Donald Trump, come i leader di vari Paesi europei, è pronto ad espellere diplomatici di Mosca in risposta all’avvelenamento con gas nervino dell’ex spia russa Serghei Skripal e della figlia Yulia a Salisbury.

Lo riferisce Bloomberg, secondo cui la decisione potrebbe non essere definitiva. Il tycoon concorderebbe con le raccomandazioni dei suoi consiglieri e le espulsioni potrebbero essere annunciate lunedì, quando sono attese le mosse di altri Paesi Ue, ma Trump vuole essere sicuro che anche gli alleati europei prendano misure analoghe.

La Casa Bianca non esclude nulla ma per ora nega annunci: “il presidente sta sempre considerando opzioni per richiamare la Russia alla sue responsabilità in risposta alle sue attività maligne ma non abbiamo annunci in questo momento”, ha osservato Ray Shah, portavoce della presidenza, ribadendo la solidarietà a Londra nel condannare “l’ignobile azione della Russia”.

Le raccomandazioni per la risposta americana sono state discusse dai consiglieri di Trump mercoledì scorso e sono arrivate allo Studio Ovale venerdì, quando Trump ne avrebbe parlato con i responsabili di tesoro, commercio, Pentagono e Sicurezza nazionale. Tutti, pare, concordi nel restare allineati agli alleati europei, dopo che Washington aveva già condiviso con Londra, Parigi e Berlino un duro comunicato comune contro Mosca.

E ieri i leader dei 28 Paesi Ue hanno concordato con Theresa May che la Russia è “molto probabilmente” dietro l’attacco di Salisbury e che “non c’è altra spiegazione possibile”, decidendo di richiamare per consultazioni l’ambasciatore dell’Unione Europea a Mosca. Le prime misure “sono attese lunedì a livello nazionale”, ha rivelato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

Intanto Vladimir Timoshkov ha rivelato che Skripal, di cui fu compagno di scuola, aveva scritto una lettera a Putin chiedendo di essere perdonato e di poter tornare in patria. Non si considerava un traditore perché aveva giurato fedeltà all’Urss e non alla Russia, ha spiegato. Ma il Cremlino nega di aver mai ricevuto la missiva.

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