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Spazio insufficiente per i richiedenti l’asilo

I centri di accoglienza dei richiedenti l'asilo in Svizzera sono sovraffollati. Keystone

L'indignazione è grande in Svizzera dopo che alcuni richiedenti l'asilo sono stati respinti dai centri di accoglienza in Ticino, a Basilea e nel canton Vaud. Le organizzazioni umanitarie deplorano la carenza di posti e lo smantellamento delle strutture di accoglienza.

La notizia è stata rivelata dalla Televisione svizzera di lingua tedesca (SF) pochi giorni prima di Natale: il centro di richiedenti l’asilo di Basilea ha dovuto rifiutare 20 persone per mancanza di spazio. Nella struttura, concepita per 320 posti, risiedono infatti al momento 500 persone…

I richiedenti l’asilo respinti hanno così dovuto cercarsi un riparo dove trascorrere le gelide notti d’inverno. Bussando alle porte degli abitanti, rifugiandosi nelle stazioni ferroviarie o rivolgendosi all’Esercito della Salvezza. A Basilea, l’organizzazione umanitaria ha ad esempio accolto cinque persone.

I richiedenti l’asilo sono rimasti «scioccati» di essere stati lasciati fuori al freddo, ha detto un responsabile dell’organizzazione durante il telegiornale svizzero tedesco “10 vor 10”.

A dare loro un tetto sono stati alcuni privati cittadini. Tra questi Anni Lanz, una volontaria dell’associazione Solidarité sans Frontières (Solidarietà senza frontiere) che ha deciso di ospitare una famiglia per una notte. Sapeva che l’alternativa sarebbe stata di dormire all’addiaccio. La famiglia è stata accettata nel centro il giorno seguente, ha indicato la stampa basilese.

Anche nel centro di Vallorbe, nel canton Vaud vicino alla frontiera con la Francia, è stato rifiutato l’accesso a una quindicina di uomini. Non hanno comunque dovuto dormire all’aperto, ha assicurato un responsabile del centro.

Richiedenti sottoterra

I cinque centri di registrazione e di procedura per richiedenti l’asilo in Svizzera sono tutti completi e in alcuni casi non possono più accogliere i nuovi arrivati.

A fine novembre, le domande d’asilo depositate in Svizzera erano circa 20’000, ovvero 5’000 in più rispetto all’intero 2010. L’Ufficio federale della migrazione (UFM) riconosce che «la situazione è difficile, soprattutto in inverno».

Basilea e il Ticino hanno saputo trovare «soluzioni rapide e non burocratiche», ha rilevato Michael Glauser, portavoce dell’UFM. Basilea ha in effetti messo a disposizione un rifugio della protezione civile nel vicino comune di Pratteln, in grado di accogliere un centinaio di persone. Il Ticino, confrontato ai medesimi problemi, ha creato dal canto suo 40 posti supplementari a Chiasso.

Il ricorso a rifugi sotterranei può essere giustificato, ritiene l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR). Tuttavia, sottolinea, per alcune persone questo tipo di strutture può rivelarsi «problematico» e «traumatico» a causa della mancanza di luce naturale.

Per l’OSAR, le persone che risiedono in questi luoghi devono poter lavorare all’esterno e necessitano di un certo sostegno. Non dovrebbero inoltre trascorrere troppo tempo all’interno. Sempre secondo l’organizzazione, il fatto di respingere i richiedenti è una violazione dell’articolo 80 della Legge federale sull’asilo, la quale stipula che il governo deve fornire un aiuto sociale ai richiedenti.

Strutture smantellate

Se lo Stato non dispone di posti a sufficienza, suggerisce Adrian Hauser, portavoce dell’OSAR, il governo dovrebbe cercare delle collaborazioni, ad esempio con i dormitori o con l’Esercito della Salvezza. La Svizzera, aggiunge, è ancora lontana dal suo proposito di creare 2’000 posti supplementari entro la fine dell’anno. Di fronte all’aumento del numero di richiedenti ci vogliono «altre soluzioni».

Il motivo della carenza di posti, deplora Solidarité sans Frontières, non è dovuto all’ondata migratoria nordafricana, ma piuttosto allo smantellamento sistematico delle strutture adeguate.

«Con le misure di risparmio degli ultimi anni le riserve a disposizione sono state gradualmente smantellate», ha affermato anche la ministra di giustizia Simonetta Sommaruga in un’intervista apparsa il 27 dicembre sulla Berner Zeitung.

Responsabilità cantonale

Per arginare il problema, Simonetta Sommaruga auspica un nuovo piano d’emergenza in grado di fronteggiare l’afflusso di 30’000-50’000 persone all’anno. Il piano, in mano ai cantoni, verrà portato a termine entro la fine del 2012.

La ministra ha inoltre discusso di un emendamento alle leggi urbanistiche per consentire la creazione di alloggi temporanei per richiedenti l’asilo.

Nonostante le autorità federali e quelle cantonali siano d’accordo sulle questioni di principio, Simonetta Sommaruga ha dovuto riconoscere che la ricerca di locali è più difficile del previsto. Dai cantoni, competenti in materia di asilo, è venuta soltanto la promessa di una struttura con 50 posti.

In molte regioni, osserva l’OSAR facendo l’esempio di Argovia, la popolazione si oppone a questo tipo di strutture. Per timori legati all’incremento delle tensioni sociali e alla criminalità. Spetta alla Confederazione convincere i cantoni ad assumersi le proprie responsabilità, sottolinea l’organizzazione.

«I cantoni dovrebbero cercare di risolvere i problemi in modo costruttivo, invece di servirsi degli scenari peggiori per far paura alla gente», afferma Hauser.

Nel novembre 2011 sono state depositate in Svizzera 2’566 domande di asilo, quasi il 20% in più rispetto al mese di ottobre, indica l’Ufficio federale della migrazione (UFM).

I principali paesi di provenienza sono la Tunisia, l’Eritrea e la Serbia. La maggior parte dei richiedenti l’asilo serbi sono di etnia Rom.

Dal gennaio al novembre 2011 sono state 20’016 le richieste d’asilo presentate in Svizzera. Si tratta di un aumento del 41,5% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Le autorità hanno dovuto aprire nuovi centri di accoglienza dal momento che i siti esistenti sono già al completo.

L’anno scorso il 17,7% delle domande d’asilo è stato accettato ed è stato riconosciuto lo statuto di rifugiato.

L’immigrazione e l’asilo sono tra le tematiche politiche più controverse in Svizzera.

Negli ultimi anni la destra conservatrice, guidata dall’Unione democratica di centro, è riuscita ad ottenere regole e leggi più severe. Da parte sua, il centro-sinistra continua a ribadire che la Svizzera non deve violare i principi umanitari e il diritto internazionale.

La revisione parziale della legge sull’asilo è entrata in vigore nel 2007. L’anno seguente la Svizzera ha firmato la Convenzione di Dublino, un accordo che regola le procedure d’asilo in diversi paesi europei.

La Confederazione è responsabile delle procedure d’asilo. Spetta però alle autorità dei 26 cantoni mettere in atto le politiche sull’asilo.

La ministra di giustizia Simonetta Sommaruga ha proposto di costruire dei centri nazionali per accelerare le procedure.

Traduzione e adattamento di Luigi Jorio

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