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Procedimento contro ex ministro Gambia Sonko passa in mani federali

È ormai sotto inchiesta federale in Svizzera, dove aveva chiesto asilo, l'ex ministro dell'interno del Gambia Ousman Sonko (con il vestito bianco) AFP

Avviato dalla giustizia bernese, il procedimento penale contro Ousman Sonko, ex ministro dell'interno del Gambia che aveva chiesto asilo in Svizzera, passa ora in mano al Ministero pubblico della Confederazione (MPC). "Sussistono elementi sufficienti per non escludere il sospetto di crimini contro l'umanità", scrive la Procura federale in una nota diramata oggi.

Dal 2011 questo delitto è di competenza federale, spiega l’MPC, che ha così risposto positivamente alla richiesta presentata il 1° febbraio dalla Procura generale del cantone di Berna. “Come sempre e anche per questo caso, vige la presunzione d’innocenza”, aggiunge.

Sonko è stato arrestato lo scorso 26 gennaio a Lyss (nel cantone di Berna) – dove soggiornava dallo scorso novembre in un centro di transito per richiedenti asilo – in seguito a una denuncia penale presentata dall’organizzazione non governativa Trial International, con sede a Ginevra.

Il 30 gennaio la Procura bernese ha fatto sapere che il giudice dei provvedimenti coercitivi regionale ha accolto la richiesta di carcerazione preventiva per un periodo di tre mesi, prolungabili se necessario.

L’MPC – si legge nella nota odierna – “intraprenderà altri atti d’indagine, che saranno soprattutto mirati alla verifica delle condizioni per l’applicazione dell’articolo 264a del codice penale riguardante i crimini contro l’umanità. Questo richiede che i crimini addebitati siano avvenuti “nell’ambito di un attacco esteso o sistematico contro popolazioni civili”.

Confederazione nel mirino delle critiche

La presenza in Svizzera di Sonko era stata rivelata dalla trasmissione “Rundschau” della televisione svizzero tedesca SRF lo scorso 25 gennaio e la notizia non aveva mancato di suscitare critiche a Berna per il suo mancato intervento.

Bastavano infatti pochi minuti di ricerca con Google per rendersi conto delle pesanti accuse pendenti contro l’uomo che era stato dal 2006 al 2016 ministro dell’interno del Gambia, prima di essere destituito lo scorso settembre dall’allora presidente Yahya Jammeh: Sonko avrebbe ordinato numerosi assassinii, esecuzioni e torture di oppositori politici. Secondo specialisti del diritto d’asilo citati dai media, Sonko avrebbe dovuto essere arrestato sin dal suo arrivo in Svizzera in novembre.

A questo proposito l’MPC afferma di essere stato informato il 29 novembre 2016 dall’Ufficio federale di polizia (Fedpol) che l’ex ministro aveva presentato domanda d’asilo in Svizzera il 10 novembre. La Procura federale ha immediatamente ordinato verifiche, interpellando tra gli altri anche la Corte penale internazionale. “Questi primi accertamenti – scrive – hanno fornito il risultato che in quel momento, anche considerando la proporzionalità, non c’era un motivo apparente per una detenzione”. 

Nuovi sviluppi

Questa situazione iniziale – prosegue l’MPC – si è modificata con l’apertura, il 26 gennaio, di un procedimento penale della Procura generale del cantone di Berna, fondata sulla denuncia di Trial International, e sulla successiva richiesta all’MPC riguardo alla competenza sul procedimento. La Procura federale fa notare che Trial non ha sporto denuncia per crimini contro l’umanità, ma “si è indirizzata manifestamente e coscientemente alle autorità cantonali di perseguimento penale competenti tra l’altro per lesioni personali gravi (art. 122 CP), coazione (art. 181 CP), sequestro di persona e rapimento (art. 183 CP)”.

Inoltre – prosegue l’MPC – Trial aveva “raccolto informazioni importanti” che sono di rilievo per l’inchiesta penale. Infine, la situazione politica in Gambia “è cambiata fondamentalmente” durante le ultime settimane (il presidente Jammeh non è stato rieletto in dicembre e il 21 gennaio ha lasciato a sua volta il Gambia), il che “può produrre degli effetti riguardanti il funzionamento della giustizia di quel luogo ed eventualmente anche circa la collaborazione con le autorità svizzere di perseguimento penale”.

In base a questi nuovi elementi e a un colloquio del procuratore generale della Confederazione Michael Lauber con l’omologo bernese, l’MPC ha deciso di assumere il procedimento penale.

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