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Per la legge sull’energia si prospetta un “sì” alle urne

Per i politologi, la credibilità di cui gode la presidente della Confederazione e ministra dell'energia Doris Leuthard rappresenta un grosso atout per i sostenitori della nuova legge. Keystone

Sottoposta al popolo svizzero il prossimo 21 maggio, la nuova legge sull’energia dovrebbe superare senza problemi lo scoglio delle urne. Stando al primo sondaggio realizzato dall’istituto gfs.bern su mandato della SRG SSR, il 61% degli intervistati è favorevole alla nuova legge che sancisce in particolare il principio dell’abbandono del nucleare. Il tasso di partecipazione previsto è del 45%.

Stando alle cifre, ci sono buone prospettive per la nuova legge sull’energia, il cui obiettivo è di preparare il futuro energetico della Svizzera. Già accolta dalla maggioranza del parlamento, la legge alla base della Strategia energetica 2050 è accettata dal 61% degli intervistati e respinta dal 30%. Gli indecisi sono il 9%.

Oltre alla chiusura graduale delle cinque centrali nucleari del paese, che verrebbero disattivate al termine del loro ciclo di vita, la nuova legge prevede la promozione delle energie rinnovabili e l’aumento dell’efficienza energetica. Lo scopo è garantire un approvvigionamento sicuro e diminuire la dipendenza dalle energie fossili importate.

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L’opinione si è formata

Nella sua documentazione, l’istituto gfs.bern si mostra prudente e rammenta che il primo sondaggio costituisce soltanto «un’istantanea, senza fare pronostici». Giovedì a Berna, durante la presentazione dei risultati alla stampa, il presidente del consiglio di amministrazione dell’istituto demoscopico, Claude Longchamp, ha indicato comunque che i favorevoli alla legge «partono con ottime prospettive di successo».

Certo, la campagna politica appena iniziata potrebbe ancora cambiare le cose, ma probabilmente non abbastanza per invertire la tendenza. In effetti, il 52% delle persone interrogate è già sicuro della sua scelta, ciò che permette di affermare che lo stadio di formazione dell’opinione è a un livello «da medio a elevato».

Il sondaggio

Per la prima indagine demoscopica in vista della votazione federale del 21 maggio 2017, l’istituto gfs.bern ha intervistato 1’203 persone con diritto di voto selezionate in modo rappresentativo, ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera, tra il 20 e il 31 marzo. Il margine di errore è di ±2,9 punti percentuali.

Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch.

Gli svizzeri residenti all’estero non possono essere intervistati perché, per motivi legati alla protezione dei dati, i ricercatori del gfs.bern non hanno accesso ai loro indirizzi.

L’energia fa parte dei temi su cui si vota abbastanza regolarmente in Svizzera e non sorprende quindi che a questo punto la gente si sia già fatta un’idea, spiega Claude Longchamp. Per il politologo navigato, che giovedì ha presentato il suo 77° e ultimo sondaggio, questo stadio di formazione dell’opinione è un fattore chiave. «Per me, è la cifra più importante durante la presentazione di un primo sondaggio».

A livello di campagna, l’argomento più diffuso tra i sostenitori della legge mette in avanti la prospettiva di creare posti di lavoro promettenti (73% dei pareri favorevoli). L’idea di utilizzare delle risorse rinnovabili locali (61%) e quella di rinunciare al nucleare (54%) sembrano anch’esse convincenti.

Tra gli oppositori, gli argomenti ad aver fatto leva sono la critica della burocrazia (63%) e l’aumento dei costi (56%). Fatto interessante: soltanto il 37% degli intervistati ritiene che un’accettazione della legge rappresenti un pericolo per l’approvvigionamento energetico del paese.

Legge accolta in tutte le regioni linguistiche

Lo stadio di formazione dell’opinione non è l’unico elemento che fa pensare a un’accettazione della nuova legge da parte dell’elettorato. Tutti gli indicatori considerati propendono infatti in questa direzione.

A livello dei partiti, soltanto l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che ha lanciato il referendum, si posiziona chiaramente nel campo dei contrari, con il 54% dei suoi sostenitori che rifiuta la legge. In tutte le altre formazioni politiche, così come tra alcuni intervistati senza partito, il tasso di accettazione della legge non scende mai sotto al 60%. In seno ai Verdi e ai socialisti, la quota è addirittura rispettivamente dell’83% e dell’87%.

Dall’analisi delle intenzioni di voto nelle diverse regioni linguistiche non emergono grosse differenze. Il progetto è ampiamente sostenuto nella Svizzera francese (68%), tedesca (57%) e italiana (68%).

Da notare che la legge è anche bene accolta tra gli interrogati che dispongono di un reddito e un livello di formazione che possiamo definire «medi», due elementi che incitano Claude Longchamp a prevedere un risultato favorevole per la legge sull’energia.

Effetto Leuthard

I sostenitori della legge possono anche beneficiare di un grosso atout: la presidente della Confederazione e ministra dell’energia Doris Leuthard. La consigliera federale, all’origine della proposta di abbandonare l’atomo e della Strategia energetica 2050, gode di buona credibilità in materia di energia per il 65% dei partecipanti al sondaggio.

«Bisogna rammentare che un tale livello di credibilità per un presidente è caratteristico della Svizzera», osserva Claude Longchamp. «In Francia, ad esempio, Hollande, Sarkozy o Chirac erano rapidamente scesi sotto il 20%, senza più riuscire a risalire. Un tasso di credibilità del 65% è quindi notevole».

«La fiducia nel governo e la credibilità di Doris Leuthard hanno un forte impatto sulle intenzioni di voto», annota l’istituto gfs.bern.

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