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Maggioranza di elettori favorevole a un accordo quadro con l’UE

Elektriker bei der Arbeit an einer Steckdose in einem Haus
Le misure di accompagnamento per regolare l’accesso di aziende e lavoratori europei al mercato del lavoro svizzero figurano tra i punti più controversi del dibattito su un accordo quadro con l'UE. Keystone/Gaetan Bally

"Il governo deve negoziare un accordo quadro con l’UE?”: per quasi due terzi degli elettori, la risposta è ‘sì’. È quanto risulta da un sondaggio condotto in margine al nuovo Barometro elettorale della SSR. Solo i sostenitori dell’Unione democratica di centro sono contrari, mentre i simpatizzanti dei partiti di centro e sinistra sono favorevoli in modo compatto. 

L’inchiesta conferma, in parte, posizioni già note per quanto riguarda il sostegno o meno a un accordo istituzionale tra Berna e Bruxelles, volto a garantire un’applicazione più efficace e uniforme dei trattati esistenti e futuri che regolano la partecipazione della Svizzera al grande mercato unico dell’UE. 

Secondo il sondaggio, condotto dall’istituto Sotomo tra il 13 e il 18 settembre, il 59% degli intervistati è favorevole a che il governo si sieda allo stesso tavolo con i rappresentanti dell’Unione per raggiungere un accordo quadro. Il 38% si dice contrario e il 3% rimane ancora indeciso. 

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Simpatie molto alte a sinistra 

L’accordo quadro gode di un sostegno molto forte tra gli schieramenti di sinistra: l’86% degli elettori del Partito socialista (PS) si esprimono a favore, così come il 79% dei simpatizzanti del Partito ecologista svizzero (PES). 

Una percentuale molto alta, soprattutto tenendo conto del fatto che, per giungere ad un accordo, alcuni membri del Consiglio federale hanno rimesso in questione negli ultimi mesi le misure di protezione applicate in Svizzera per alleviare gli effetti negativi della libera circolazione delle persone con l’UE. I sindacati hanno perfino boicottato le consultazioni sollecitate dal governo in vista della conclusione dei negoziati con i membri dell’Unione. 

L’UE chiede, tra l’altro, alla Svizzera di allentare o sopprimere la regola che obbliga le imprese straniere ad annunciare con un anticipo di otto giorni l’invio di manodopera in Svizzera. Questa clausola era stata introdotta per dare tempo alle autorità di controllare i salari e le altre condizioni di lavoro delle imprese europee, allo scopo di evitare in particolare casi di dumping. 

Sondaggio della SSR

Il sondaggio sull’accordo quadro tra Berna e Bruxelles è stato eseguito nell’ambito del Barometro elettorale, l’indagine demoscopica commissionata dalla Società svizzera di radiotelevisione SSR (di cui fa parte anche swissinfo.ch) un anno prima delle elezioni federali del 2019.

L’inchiesta è stata realizzata dall’istituo Sotomo tra il 13 e il 18 settembre 2018, prendendo in considerazione le risposte di 12’200 elettori svizzeri in ogni regione del paese. Il Barometro elettorale sarà pubblicato a inizio ottobre.

Opposizioni solo a destra 

La conclusione di un accordo quadro con l’UE viene sostenuta in grande misura anche dagli elettori delle forze del centro: raccoglie infatti un 82% di consensi presso le persone interrogate vicine ai Verdi liberali (VL), il 76% presso i simpatizzanti del Partito liberale radicale (PLR) e il 75% tra quelli del Partito popolare democratico (PPD). A favore di tale accordo si esprimono anche i sostenitori del Partito borghese democratico (PBD), seppure con una quota meno elevata, pari al 66%. 

Non stupisce invece la chiara opposizione degli elettori dell’Unione democratica di centro (UDC). Tra questi, solo il 17% auspica un accordo quadro con i membri dell’Unione. Il partito di destra si è sempre schierato contro un’ulteriore apertura nei confronti dell’UE e ha promosso l’iniziativa popolare per l’autodeterminazione (“Il diritto svizzero anziché giudici stranieri”), che sarà sottoposta a votazione federale il prossimo 25 novembre. 

Se venisse accettata, tale iniziativa impedirebbe in pratica la conclusione di un accordo istituzionale tra Berna e Bruxelles. Quest’ultimo prevede infatti l’istituzione di Comitati misti incaricati di risolvere eventuali contenziosi e, se necessario, di un tribunale arbitrale formato da tre giudici – uno per parte e un super-arbitro. L’iniziativa esige invece che, in caso di conflitto, debba prevalere in ogni caso il diritto svizzero. 

Maggioranza favorevole a compromessi 

Se finora era stata soprattutto l’opposizione dell’UDC a suscitare dibattiti in merito all’accordo istituzionale, negli ultimi mesi le discussioni sono state incentrate soprattutto sulla questione di un alleggerimento o meno delle misure di protezione del mercato svizzero di fronte all’afflusso di manodopera e aziende dei paesi europei. 

A tale proposito va notato che solo il 38% degli intervistati si dice contrario a qualsiasi indebolimento delle misure di protezione e ritiene che il governo svizzero non debba offrire nessuna concessione all’UE su questo punto. La percentuale più alta emerge dagli elettori dell’UDC (77%): un dato a prima vista sorprendente, dovuto probabilmente al fatto che il partito di destra si schiera in ogni caso contro un accordo. 

Nell’altro campo potrebbe a sua volta sorprendere il fatto che il 71% degli elettori del PS e il 64% di quelli del PES si dice invece pronto a semplificare perlomeno le procedure per raggiungere un accordo quadro con l’UE. Ai loro occhi appare prioritaria per la Svizzera la salvaguardia della via bilaterale seguita finora nelle relazioni con i membri dell’Unione. Sia oppositori che sostenitori di un accordo quadro mettono quindi in secondo piano la questione delle misure di accompagnamento della libera circolazione delle persone. 

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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