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Soldati svizzeri in Indonesia non armati

I soldati svizzeri in Indonesia eseguiranno dei trasporti per conto dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati Keystone

Su richiesta del governo indonesiano, le autorità svizzere hanno rinunciato ad armare i soldati elvetici impegnati nelle missioni di aiuto a Sumatra.

Il governo svizzero ha inoltre deciso di ricostruire in Thailandia tre villaggi di pescatori distrutti dal maremoto.

I 50 militari svizzeri inviati nella provincia indonesiana di Aceh, la più colpita dal terribile cataclisma che ha sconvolto il sud-est asiatico, non saranno armati.

La decisione, annunciata dal Presidente della Confederazione e ministro della difesa Samuel Schimd, fa seguito alla richiesta del governo di Giacarta, che concerne d’altronde tutte le truppe straniere attualmente stazionate nel paese asiatico.

Le autorità indonesiane hanno garantito in cambio di assicurare la sicurezza dei contingenti militari stranieri impegnati nelle operazioni di assistenza in favore delle popolazioni martoriate dallo tsunami.

I soldati svizzeri sono chiamati ad effettuare trasporti di merci e di persone con tre elicotteri, al servizio dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (HCR).

Minacce alla sicurezza

Berna ha comunque annunciato di voler seguire da vicino l’evoluzione delle condizioni di sicurezza e non esclude di modificare la missione in caso di rischi, su intesa con l’HCR che coordina le missioni umanitarie.

Secondo varie fonti, ha sottolineato mercoledì il Dipartimento federale della difesa, i ribelli del Movimento Aceh Libero hanno confermato il loro cessate il fuoco unilaterale del 27 dicembre e promesso di non ostacolare le operazioni di aiuto.

Negli ultimi due giorni erano però circolate anche voci, diffuse dallo stesso esercito indonesiano, relative a delle minacce espresse dalle forze ribelli.

Il governo di Giacarta, che ha rafforzato il controllo delle operazioni internazionali di assistenza, non sembra d’altronde gradire la presenza delle truppe straniere ed auspica una loro partenza entro tre mesi.

Moratoria sui debiti

Sempre mercoledì, il Club di Parigi ha annunciato di voler offrire una moratoria immediata e senza condizioni sui debiti accumulati dai paesi colpiti dallo tsunami.

I membri di quest’organismo – che raggruppa 19 paesi creditori, tra cui la Svizzera – intendono in questo modo offrire una boccata di ossigeno ai governi del sud-est asiatico, impegnati nell’opera di aiuto e ricostruzione.

Il fardello del debito, che pesa sulle spalle di questi paesi asiatici, ammonta complessivamente a ben 400 miliardi di dollari.

L’India e la Thailandia hanno già annunciato di non voler approfittare di quest’offerta, per non indebolire il rating della loro affidabilità di credito.

Tre villaggi ricostruiti dalla Svizzera

Secondo quanto comunicato mercoledì da Walter Fust, capo della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), le autorità svizzere parteciperanno in Thailandia alla ricostruzione di tre villaggi di pescatori, quasi completamente distrutti dallo tsunami.

I tre villaggi, abitati da circa 300 famiglie, si trovano su due isole – Koh Kho Khao e Koh Phra Thong – situate circa 150 chilometri a nord di Phuket.

I lavori, che cominceranno già il 17 gennaio e costeranno 2,5 milioni di franchi, dovrebbe tra l’altro permettere di ricostruire infrastrutture sociali, come il centro sanitario, una scuola infantile, le strade e i porti, in modo da permettere alla popolazione locale di riprendere le normali attività.

Parallelamente verranno ricostruite le barche e l’equipaggiamento necessario alla pesca, unica attività economica delle due isole.

La ricostruzione delle case inizierà solo in un secondo tempo. La priorità infatti è ripristinare la vita della comunità e aiutare gli abitanti «ad aiutarsi da soli», ha spiegato il capo della DSC.

250 dispersi

A due settimane e mezzo dal maremoto in Asia, sono 250 i cittadini svizzeri di cui non si hanno ancora notizie.

A detta del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), non rimane praticamente più alcune speranza di ritrovare vivi una novantina delle persone disperse.

Le vittime svizzere già accertate dello tsunami sono invece 23.

swissinfo e agenzie

In base all’ultimo bilancio pubblicato lunedì dall’ONU, il maremoto avvenuto il 26 dicembre scorso nel sud-est asiatico è costato la vita a 159’000 persone, di cui 106’000 soltanto in Indonesia.
Da parte svizzera, le autorità sono sempre alla ricerca di 250 persone che si trovavano nei paesi colpiti dal cataclisma.
Secondo il Dipartimento degli affari esteri, per una novantina di queste persone non vi è quasi più nessuna speranza di vita.

Il Dipartimento federale della difesa ha deciso di rinunciare ad armare i 50 soldati svizzeri inviati nella regione indonesiana di Aceh, al servizio dell’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati.

Le autorità svizzere hanno inoltre annunciato di voler ricostruire tre villaggi distrutti dallo tsunami in Thailandia e situati a circa 150 chilometri da Phuket.

I 19 membri del Club di Parigi, tra cui la Svizzera, hanno deciso di attuare una moratoria sui debiti accumulati dai paesi del sud-est asiatico colpiti dal maremoto.

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